Sarà una giornata speciale per tutta la comunità di Tarsia quella del 13 novembre, data in cui ricorre il Ferramonti Day. Un’iniziativa che prosegue ricordando il giorno di internamento dei “prigionieri nemici” e, seguendo la pratica della mistica ebraica del Tikkun Olam, si cercherà di ricordare onorando, riparando, rendendo giustizia e ridando un messaggio anche alle nuove generazioni.

Organizzata dalla direzione del Museo internazionale della Memoria di Ferramonti, insieme ad altri partner istituzionali e culturali, la giornata sarà incentrata sul significativo ricordo dell’arrivo dei prigionieri al campo: «Paradossalmente essere internati a Ferramonti – dichiarano gli organizzatori della manifestazione – si rivelò non una certezza di morte, bensì una possibilità, una speranza di salvezza. Sempre vivo è stato il loro impegno a favorire nel Campo una vita dignitosa con relazioni democratiche, con atteggiamenti improntati a solidarietà e tolleranza, con istituzioni e attività culturali, artistiche e sportive, lasciando nella storia del Campo e della Europa una traccia indelebile». L’umanità delle popolazioni locali e limitrofe, del resto, furono qualcosa di significativo e non è un caso come, a distanza ormai di più di ottant’anni, si mantenga ancora l’attenzione su una pagina di storia da non dimenticare assolutamente.

Il Ferramonti day per il 2024 si concentrerà sulla figura del pittore Michel Fingesten, un artista tra i più interessanti e che non esaurì la sua vena artistica nel periodo di internamento a Ferramonti. Tanto da essere ripreso, in un documentario girato dagli inglesi, nel dipingere contornato da bambini per poi riprodurre in seguito, su richiesta dell’allora parroco di Bisignano don Giuseppe Savaglia, il martirio di San Bartolomeo. L’arte e l’impegno di Fingesten saranno così analizzati alle 15.30 partendo dai saluti istituzionali di Roberto Ameruso e Roberto Cannizzaro, sindaco e assessore alla Cultura di Tarsia, dai loro colleghi Daniele Atanasio Sisca e Francesco Fucile (sindaci di Santa Sofia d’Epiro e Bisignano), con l’introduzione di Teresina Ciliberti, direttore del Museo, e la relazione di Vincenzo Barbati, generale dell’Esercito italiano. (Massimo Maneggio)