giovedì,Marzo 28 2024

Serie A1 maschile. Semifinale scudetto, gara 5: Marshall affonda Macerata

Marshal (infermabile) è il top scorer (29 punti). Nella Lube, Omrcen si sveglia tardi, Martino “bocciato” ——————– LUBE BANCA MARCHE MACERATA – COPRA NORDMECCANICA PIACENZA:2-3 (19-25, 20-25, 25-13, 25-21, 10-15) Macerata: Vermiglio (1), Omrcen (27), Swiderski (16), Martino (6), Lebl (8), Rodrigao (3),Podrascanin (7), Corsano (L), Monopoli, Bartoletti, Snippe, Saraceni, Giovi (L). All.: Ferdinando De

Marshal (infermabile) è il top scorer (29 punti). Nella Lube, Omrcen si sveglia tardi, Martino “bocciato”

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LUBE BANCA MARCHE MACERATA – COPRA NORDMECCANICA PIACENZA:2-3 (19-25, 20-25, 25-13, 25-21, 10-15)
Macerata: Vermiglio (1), Omrcen (27), Swiderski (16), Martino (6), Lebl (8), Rodrigao (3),Podrascanin (7), Corsano (L), Monopoli, Bartoletti, Snippe, Saraceni, Giovi (L). All.: Ferdinando De Giorgi
Piacenza: Meoni (1), Pampel (1), Zlatanov (17), Marshall (29), Rak (12), Bjelica (1),Boninfante (1), Bravo (10),Dunnes (1),Durante (L), Falasca, Insalata, Grassano, Zingaro (L). All.: Angelo Lorenzetti
Arbitri: Fabrizio Saltalippi di Perugia e Simone Santi di Città di Castello

Ancona. Cinquemila tifosi ammutoliti al fischio finale della coppia arbitrale: ecco la “fotografia” del Pala Rossini di Ancona dopo la sconfitta interna della Lube Macerata contro Piacenza. La Gara 5 della seconda semifinale scudetto si chiude con la vittoria della squadra emiliana dopo oltre due ore di gioco, dopo cinque set ed una bella altalena di emozioni.
La gara è stata giocata “a turno” dalle due squadre. Con un discorso a parte, come spesso succede nelle gare con una posta in palio molto alta, a proposito del tie break.
Nei primi due set, il Piacenza  (nella foto, dal sito ufficiale della Società, la squadra al completo) non concede scampo ai padroni di casa, anche se la qualità del gioco non è eccelsa, specie se paragonata a quanto visto nell’altra semifinale, quella fra Cuneo e Trento.
Macerata soffriva l’assenza dal gioco da parte di Omrcen: il forte opposto croato faceva fatica ad entrare nel vivo del gioco, anche perché Vermiglio non riusciva a trovare la misura “giusta” per la rincorsa del suo attaccante principe. Ed a proposito dei “principi”, mancava dal gioco anche Martino, entrato nel cuore dei tifosi marchigiani per il suo grande talento. Stasera, però, il 22enne campioncino non è proprio riuscito a lasciare il segno. Non l’ha fatto neanche nel terzo e quarto set, dominati dalla Lube. Ma ne parliamo dopo.
Chi faceva grandi cose, ma nelle file piacentine, era Marshall, soprattutto in attacco. Lo seguiva a ruota Zlatanov, che pasticciava in ricezione, ma in attacco andava in crescecopra_piacenzando: 6 su 11 nel primo set, 4 su 4 nel secondo, “solo” 4 su 8 nel terzo, quello in cui Piacenza spariva dal campo.
I padroni di casa, non riuscivano a “passare” con buone percentuali e questo impediva di mettere un freno alla forza degli attacchi del Piacenza. Niente di mostruoso, per carità (a parte Marshall, è chiaro), ma questo bastava per arrivare al vantaggio di due set.
Poco serviti in attacco, quasi per tutta la gara, i centrali delle due squadre: colpa della ricezione spesso soverchiata dalla veemenza delle bordate in battuta dei rispettivi avversari. Paradossalmente, comunque, i dieci di Macerata (contro cinque di Piacenza) non sono bastati a vincere, ma solo a costringere Lorenzetti a togliere dal campo Durante (sei ace solo nella sua zona di ricezione).
Come dicevamo, a questo punto le due squadre si passavano il testimone del gioco: Vermiglio, prendeva le redini del gioco ed inventava gioco come nei suoi giorni migliori. Il regista messinese ritrovava l’intesa con Omrcen e, finalmente, anche con Swiderski. Lo schiacciatore polacco, per larghi tratti, era la spina nel fianco per il muro e la difesa emiliana.
Grandi cose anche da parte dell’ex coriglianese Marco Podrascanin. Il giovane centrale serbo, subentrato ad uno spento Rodrigao, era autore di uno sprazzo di giocate, all’inizio della terza frazione, che tagliava le gambe a qualunque tentativo di reazione della difesa avversaria. Il punteggio finale (25-13) la dice lunga sul dislivello di prestazione delle due squadre.
Anche il quarto set vedeva avanti la squadra di Fefé de Giorgi, dopo una prima parte giocata punto a punto fino al 15 pari.
Nelle file piacentine, a parte Marshall (autore di 9 dei 21 punti della propria squadra) e Bravo (3 punti), sembrava calato il buio.
E veniamo al quinto set. Tutto sembrava “facile”: la squadra di casa soffre, si riprende e vince in volata. Questo, tante volte, è il copione standard, ma con un campione come “Leo” Marshall meglio andarci cauti, a scrivere copioni.
Subito 4-1 per Piacenza, con tre punti del giocatore cubano. Macerata tenta di riprendere il filo del gioco? No, ci siamo sbagliati: Hristo Zlatanov mette a terra l’unico ace della sua gara sul 7-4 per i suoi: 8-4 e cambio campo con un macigno sul morale del pubblico di casa.
In campo marchigiano, solo Omrcen (7 dei 10 punti del tie break sono opera sua) si dimostra al di sopra della media. Martino, tirato per i capelli nel vivo del gioco da vermiglio, ha la faccia scura dei suoi giorni peggiori: se davvero si potesse trovare un “colpevole” in questa sconfitta, proprio lui, in un “esame di laurea” così importante, ha dimostrato agli scettici che ancora deve studiare.
Ora Piacenza se la vedrà con Trento, nelle gare della finale scudetto. Non ha rubato niente, questo è certo, ma resta fuori uno squadrone come Cuneo e va in finale una squadra buona ma non allo stesso livello come quella allenata da Angelo Lorenzetti, secondo noi un gradino più giù rispetto a quella piemontese.
Poi, alla fine, con il suo modo atipico di schierare i propri atleti in campo (rispetto alla rotazione “canonica” di tutte le squadre), magari metterà la museruola al super campioni di Trento: a quel punto, tutti in piedi ed onore ai vincitori. (Sergio Lionetti)