giovedì,Marzo 28 2024

Toccato il fondo, ora si può solo risalire. Vero Cosenza?

Dopo il fallimento del progetto-Pagliuso, per ripartire servono facce diverse da quelle transitate al San Vito negli ultimi quindici anni che diano garanzie ad una città nauseata. Il momento di tirare le somme è arrivato e il giudizio non può che essere negativo, in tutto e per tutto. La proprietà del Cosenza Calcio 1914 che ha

Dopo il fallimento del progetto-Pagliuso, per ripartire servono facce diverse da quelle transitate al San Vito negli ultimi quindici anni che diano garanzie ad una città nauseata.

societ_al_gran_completoIl momento di tirare le somme è arrivato e il giudizio non può che essere negativo, in tutto e per tutto. La proprietà del Cosenza Calcio 1914 che ha retto le redini della compagine silana fino a ieri non ha mantenuto fede a nessuno dei progetti iniziali. La cruda realtà è questa e attenuanti non ce ne sono. Nemmeno la continua opera di destabilizzazione operata dall’esterno può essere vista come un capro espiatorio perché se la spina dorsale del club fosse stata dritta e le spalle dei suoi dirigenti forti, sarebbe bastata una risata. Il problema è che quando si fa il passo più lungo della gamba si finisce sempre per cadere con la faccia nel fango. Cosenza così si ritrova a febbraio senza una società, senza una squadra (per definirla tale almeno bisognerebbe corrispondere le spettanze che indurrebbero i calciatori ad offrire prestazioni dignitose e non obbrobri come il match di domenica) e soprattutto senza un pubblico dal quale ripartire. Divisi in antiquesto e antiquell’altro i tifosi rossoblù disertando lo stadio hanno scelto, anche inconsciamente, la forma più efferata di protesta: l’indifferenza. Serviranno tempo e volti completamente estranei alle cronache sportive degli ultimi quindici anni per poter ripartire con rinnovato entusiasmo e senza pregiudizi di alcuna sorta. Ripartire da dove però? Il fulcro di ogni discorso, infatti, da oggi dovrebbe essere proprio il “dove” e non il “come”. Il Cosenza ha toccato il fondo e quando si sta in una posizione del genere esiste perfino un aspetto positivo: scendere ancora più in basso non si può. Il futuro del club è incerto (usiamo un eufemismo, per carità!) ma uno dei primi passi da compiere dovrebbe essere quello di lottare strenuamente per evitare che i Lupi ripiombino nei campionati dilettantistici. Questo sì che darebbe una consistente base di veridicità al vecchio adagio che non attribuisce una fine alle disgrazie. Per scongiurare nuovamente la Quarta Serie, che dalla prossima stagione pare proprio che tornerà ad essere tale di nome e di fatto visto la probabile riforma della Lega Pro, si penserà dall’immediato più alle partite contabili che a quelle sportive. Anche se tutto questo significa stuprarlo lo sport, forse è l’unica strada da battere. Per iscrivere il Cosenza al prossimo campionato professionistico occorre una cifra non elevata, più o meno un milione e trecentomila euro che deriva dagli stipendi dei calciatori e dai contributi da versare in Lega. Ma la condizione deve essere una: facce nuove alla guida del Cosenza che diano le giuste garanzie ad una città nauseata da quanto avvenuto negli ultimi mesi. Il resto sono solo chiacchiere.
La redazione di Cosenzachannel.it