giovedì,Marzo 28 2024

Macalli: “Entro il 19 Luglio definiremo tutto”

Il patron della Lega Pro ammette: “Siamo già in possesso di una delibera del Consiglio Federale per riformare i nostri campionati. Spero di avere almeno un minimo di 60 squadre iscritte altrimenti via ai ripescaggi”. Il numero uno della Lega Pro, Mario Macalli, è stato intervistato da calciopress e ha parlato a 360 gradi della stagione

Macalli: “Entro il 19 Luglio definiremo tutto”

Il patron della Lega Pro ammette: “Siamo già in possesso di una delibera del Consiglio Federale per riformare i nostri campionati. Spero di avere almeno un minimo di 60 squadre iscritte altrimenti via ai ripescaggi”. 
nuovo_pallone_legapro
Il numero uno della Lega Pro, Mario Macalli, è stato intervistato da calciopress e ha parlato a 360 gradi della stagione trascorsa e di quella che sta per arrivare. Riprotiamo integralmente l’intervista.
E’ andata in archivio un’altra stagione. Qual è lo stato di salute della Lega Pro?
“Ottimo per quanto riguarda la Federazione, meno per lo stato di salute delle società. Il calcio italiano ha dei problemi a tirare avanti e noi ci siamo dentro, di sicuro non siamo estranei alla crisi. Abbiamo dei grandi imprenditori che, malgrado le difficoltà, mantengono fede agli impegni assunti, ma c’è anche qualche “sbandato” che speriamo vada via. Inutile negarlo: ci sono delle pecore nere che fanno transitare moneta cattiva dal nostro calcio e poi ci sono degli imprenditori onesti che stanno incontrando enormi difficoltà per andare avanti”.
Se dipendesse solo da lei cosa modificherebbe nell’immediato?
“Purtroppo non dipende da me il sistema. La Lega pro, comunque, ha già modificato tanto rispetto alle altre categorie. In ogni caso se dipendesse da me muterei la serie A portandola a 18 squadre e anche la B, dove 22 club non vanno bene. Lo dimostra il fatto che quando scendono di categoria e vengono a giocare nelle nostre incontrano seri problemi a tirare avanti. Per questo ridurrei le squadre formando due gironi di cadetteria. Discorso similare per la Lega Pro, dove sarebbero consigliabili tre gironi senza distinzione di categoria. Le dico anche questo: se io ho l’influenza, in altre serie hanno il cancro”.
Una provocazione: la riforma della Lega Pro è davvero voluta o magari è figlia di uno stato di necessità dovuta al fallimento dei club?
“Le riforme in Lega Pro bisogna prima presentarle al Consiglio Federale e poi annunciarle. Noi abbiamo norme che precedono una riforma, ma questa avverrà nel breve periodo sarà traumatica. Il mio augurio è quello di avere ancora 77 società in Lega Pro per la prossima stagione, ma le dico già che questa mia aspettativa non troverà riscontro. Noi siamo già in possesso di una delibera del Consiglio Federale per riformare i nostri campionati, ma tutto, lo ribadisco, dipenderà dai club che si iscriveranno. Spero di avere almeno un minimo di 60 squadre iscritte, altrimenti dovremo ricorrere ai ripescaggi per formare i gironi. Il prossimo 30 giugno avremo un quadro più preciso che si definirà completamente il 19 luglio”.
Sarà il 2014 l’anno zero per la Lega Pro con la riduzione delle squadre a 60?
“Penso che chi verrà e governerà il calcio italiano dovrà badare a farlo ripartire pensando all’anno zero. Noi siamo in scadenza di mandato e ritengo che in Lega Pro abbiamo già inserito varie innovazioni. Forse sono le altre categorie che dovrebbero adeguarsi mettendosi al passo con i tempi. Noi ormai siamo in scadenza di mandato, dunque ci penseranno i nuovi dirigenti federali a fare le riforme”.
Come spiega che club come il Taranto, modello di organizzazione fino alla scorsa stagione, ora sono in grave crisi economica?
“A Taranto esiste un imprenditore valido nella sua attività, non è un soggetto strano che è entrato nel sistema per introdurre moneta cattiva. Ha fatto investimenti e programmazione. Poi accade che il mercato dell’auto, dove il presidente D’Addario opera, ti abbandona e tutto diventa difficile. Del resto in Italia ci sono il 90% delle aziende che sono in difficoltà, lo vediamo quotidianamente dai dipendenti licenziati e messi in cassa integrazione. Il problema è reale e quindi anche D’Addario si è trovato coinvolto in questa situazione. Ora non ce la fa più ad andare avanti. Tra l’altro i problemi si erano palesati già nel corso della stagione appena conclusa. Ricordo che il Taranto, se non avesse incassato tanti punti di penalizzazione, avrebbe vinto il campionato. Questa è la dimostrazione che la squadra formata era validissima. Lo ribadisco: non siamo di fronte ad un imprenditore che è entrato nel mondo del calcio per inserire nel sistema moneta cattiva e per combinare guai. In una città così importante come Taranto non ci sono alternative a D’Addario e questo è un problema serio. Chi gli subentrerà? Nessuno. Credo che non bisogna costringere i presidenti a compiere spese folli. Spesso la tifoseria chiede anche la Champions, ma se poi sbagli investimenti ti danno addosso. Il campionato da vincere è sopratutto quello dei bilanci investendo secondo quelle che sono le proprie possibilità. Fondamentale andare avanti con le proprie forze, perchè alla lunga i risultati arrivano”.