Cosenza e i limiti del Capp, per vincere bisogna cambiare e voltare pagina
– l’editoriale di Piero Bria –Non tutti gli allenatori hanno dimestichezza nel trovare la formula giusta per la propria squadra e preferiscono imporre incondizionatamente il proprio credo calcistico. Ma questa squadra non ha i movimenti del 4-3-3 nel suo DNA. Cambiare può condurci verso la conquista di nuovi obiettivi.Calderini ha corso spesso a vuoto nella
– l’editoriale di Piero Bria –
Non tutti gli allenatori hanno dimestichezza nel trovare la formula giusta per la propria squadra e preferiscono imporre incondizionatamente il proprio credo calcistico. Ma questa squadra non ha i movimenti del 4-3-3 nel suo DNA. Cambiare può condurci verso la conquista di nuovi obiettivi.Calderini ha corso spesso a vuoto nella gara di Caserta giocata ieri sera al Pinto (foto scialla)
Massimiliano Bellarte, tecnico barese di calcio 5, in un’intervista disse: “A prescindere se i calciatori sono stati espressamente richiesti dall’allenatore, una squadra è il riflesso del proprio tecnico. Se lui l’allenerà amandola da impazzire, questa impazzirà per lui”.
Da che mondo è mondo gli allenatori hanno un “modulo operandi” che li caratterizza. Cappellacci, non è un mistero, adora il 4-3-3. Tattica molto adoperata al giorno d’oggi ma poco propedeutica per il Cosenza attuale che non ha i movimenti di questo modulo nel suo DNA. Basta dare un attento sguardo alla gara Cosenza-Lupa Roma. Entrambe hanno adottato lo stesso modulo ma con risultati diversi. I terzini rossoblu bloccati, quelli laziali dinamici e pronti sempre alla sovrapposizione; i centrocampisti rossoblu statici e capaci solo di giocare in orizzontale e mai in verticale, quelli laziali pronti a liberarsi del pallone con due tocchi e attaccare gli spazi; gli esterni d’attacco rossoblu propensi più ad attaccare verso il centro e meno verso il fondo; quelli laziali capaci di puntare l’uomo e arrivare con facilità al cross.
Qualcosa non quadra, anzi si. A vedere il risultato finale Cucciari ha trovato la quadratura del cerchio dovendosi adattare alla caratteristiche dei vari Cerrai e Perrulli ed inserendo giovanissimi di prospettiva come il terzino Celli (classe 1994). Cappellacci invece insegue una vittoria dal 30 marzo del 2014 (Cosenza-Gavorrano 1-0) quando Mosciaro riuscì a regalare i tre punti e la matematica promozione in Lega Pro Unica.
Da allora per il Cosenza è stata notte fonde. Senza dimenticare che, nella passata stagione, la squadra rossoblu non ha mai brillato o espresso un gioco lineare o spumeggiante.
E allora perché non provare una soluzione diversa? Del resto i bravi allenatori sono come i sarti capaci di costruire il vestito su misura in base ai soggetti (leggi calciatori) che hanno a disposizione.
Surreale ipotizzare un modulo diverso? No, e vi spieghiamo perché.
Nel 4-3-3 di Cappellacci si denota come i terzini facciano fatica; Blondett non adatto a giocare centrale in una difesa a quattro e sulla corsia di destra come ieri a Caserta si è trovato leggermente più a suo agio; centrocampo poco propenso alle verticalizzazioni se non per il piede di Fornito, finalmente mandato in campo al Pinto; attacco incapace di dialogare a prescindere da chi siano gli interpreti. Ce ne sarebbero altri di spunti interessanti da trattare ma ci limitiamo a quelli pocanzi menzionati.
Guardando la rosa a disposizione dei silani non sarebbe un’assurdità ipotizzare come nuovo modulo un 3-4-1-2. Dove dietro ritroverebbe spazio Tedeschi con Blondett, bravo a chiudere sull’esterno, che agirebbe sul centrodestra. Capitolo laterali capaci di fare una discreta fase difensiva e altrettanto in fase offensiva. Diciamocelo subito, difficile trovare nel Cosenza chi riesca a fare le due fasi. A sinistra Sperotto non dispiace se si ripensa alla gara di Salerno (da un suo cross è nato il gol del pareggio), ma è infortunato per almeno un mese. A destra invece potrebbe trovare spazio uno tra Zanini e Sassano.
In mezzo due cagnacci come Corsi e Criaco che avrebbero solo facoltà di rubare palloni e consegnarlo ad un certo Fornito il cui talento, ora come ora, potrebbe tornare molto utile. In avanti basta con tre punte distanti chilometri l’una dall’altra. Si ritorna a due punte con Mosciaro, Calderini e Cori pronti ad alternarsi per due maglie in attesa del rientro di De Angelis. Soprattutto Calderini ne beneficerebbe. Perché il numero 10 del Cosenza, bravo a saltare l’uomo e tirare, verrebbe messo in condizione di agire a venti metri dalla porta e non come accaduto in precedenza a 40-50 metri dal portiere avversario e costretto a dover saltare 4-5 giocatori alla volta. Del resto la caratteristica fondamentale del 3-4-1-2 e punto di forza del modulo è quella di difendere in 5 e attaccare in 7. Viene adottato soprattutto quando si devono sfruttare al meglio gli inserimenti e le doti offensive di un centrocampista avanzato (Fornito o perché no, anche Calderini), tanto da farlo diventare un attaccante aggiunto.
Qualcuno potrà pensare che si tratti di Fantacalcio. Noi, invece, crediamo che dopo più di un anno Cappellacci sia costretto a cambiare per il suo bene e per quello di una squadra che ha necessità di sfruttare quelle potenzialità che ci sono, perché ci sono.