giovedì,Giugno 19 2025

Cosenza-Catanzaro: quando un derby può cambiare una stagione

l’editoriale di Piero Bria –E’ il giorno del derby. Non ci sono scuse, per nessuno. Cappellacci può anche non avere in mano la squadra ma, oggi almeno oggi, deve guardali negli occhi e spronarli a dare il massimo.Commentare il Cosenza, di questi tempi, è come sparare sulla croce rossa. Il nostro sguardo è tutto sul

Cosenza-Catanzaro: quando un derby può cambiare una stagione

l’editoriale di Piero Bria –
E’ il giorno del derby. Non ci sono scuse, per nessuno. Cappellacci può anche non avere in mano la squadra ma, oggi almeno oggi, deve guardali negli occhi e spronarli a dare il massimo.
foto cs nel cuore bandiera
Commentare il Cosenza, di questi tempi, è come sparare sulla croce rossa. Il nostro sguardo è tutto sul derby. Una partita che non capita spesso da questi parti. 
Un consiglio a Cappellacci che non riguarda la tattica (anche se nei giorni scorsi il nostro piccolo contributo abbiamo provato a darlo). Il tecnico prima della gara di domenica deve raggruppare i suoi ragazzi e chiuderli in una stanza ben attrezzata con seggiole e luci rigorosamente spente. Fatto questo bisognerà accendere un bel proiettore ed iniziare a godersi la visione del film “Ogni maledetta domenica”. Dopodiché bisognerà soffermarsi sul discorso del tecnico D’Amato (Al Pacino) quando guardando i suoi giocatori prima del match più importante della stagione l’allenatore degli Sharks afferma: “Non so cosa dirvi davvero. Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi. Sapete con il tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri. Perché nello sport il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. Allora, che cosa volete fare?”.
Domenica non sarà concesso il minimo errore. Cosenza è stufa di attendere una vittoria da 30 anni (6 aprile 1985 gol di Aita) e merita di gioire dopo un inizio di campionato drammatico, scioccante, deprimente.
E che si evitino le “buffonate” dell’ultimo Cosenza-Catanzaro. Quello 0-0 non è stato digerito da nessuno. Vero Mirabelli?
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