venerdì,Marzo 29 2024

Cosenza e Cetraro: legame indissolubile

Da Aita fino al giovane Grosso passando per idoli assoluti, occasioni mancate e meteore. Senza poter dimenticare il 19 luglio… Un legame forte. A volte assopito. Quasi dormiente, ma  che poi riappare forte di tanto in tanto, di anni in anni e che, purtroppo, dallo scorso 19 luglio, è diventato indissolubile. L’esordio del giovane Omar Grosso è

Cosenza e Cetraro: legame indissolubile

Da Aita fino al giovane Grosso passando per idoli assoluti, occasioni mancate e meteore. Senza poter dimenticare il 19 luglio…

Un legame forte. A volte assopito. Quasi dormiente, ma  che poi riappare forte di tanto in tanto, di anni in anni e che, purtroppo, dallo scorso 19 luglio, è diventato indissolubile. L’esordio del giovane Omar Grosso è solo l’ultimo tassello del rapporto particolare che c’è tra il Cosenza Calcio e la città di Cetraro. Il centro tirrenico infatti, ha negli anni dato i natali a protagonisti assoluti della storia calcistica di Cosenza, a qualche meteora, a qualche promessa non mantenuta ed a qualche occasione mancata. Ma soprattutto sarà ricordato per sempre, per essere il posto dove la morte ha colto di sorpresa Gigi Marulla quel maledetto 19 luglio scorso.
Iniziamo da chi con questa maglia ha scritto la storia. Il 6 Aprile del 1985 è la vigilia di Pasqua. Cosenza però è una città bloccata. Al San Vito c’è il derby con il Catanzaro. Ci sono 20.000 persone allo stadio per quello che sarà per sempre una data storica del calcio cosentino. Al minuto 38 del primo tempo, l’episodio che decide la gara. Il cetrarese Alberto Aita, classe 1960, da posizione defilata, trova il gol della vittoria dei lupi. Sarà l’ultimo successo del Cosenza al San Vito contro il Catanzaro. Dopo 30 anni, sarebbe anche ora di ottenerne un’altra…
Aita rimane un mito per tutta Cosenza. Il centrocampista cetrarese, dopo l’esperienza non fortunatissima di Pescara in B del 1983 (un grave infortunio ne bloccò il definitivo salto di qualità verso un altro tipo di carriera, ndr), rimase a Cosenza fino al 1986. Quando si trasferì a Crotone. Oggi fa l’allenatore. Da chi è nel cuore di Cosenza per una partita, a chi c’è entrato di diritto per gli anni di puro amore verso la maglia. Stiamo parlando del Principe Roberto Occhiuzzi, classe 1979. L’esterno cetrarese, dopo aver esordito da giovanissimo nel Cosenza in Serie B nel 1999 ed aver girovagato in lungo e largo per l’Italia, torna a vestire rossoblù nel 2007. Rimarrà per 2 intensissimi anni, diventando un idolo assoluto dei tifosi. Con il Cosenza vincerà due campionati di fila. Quello di D e quello di Lega Pro Seconda Divisione. La sua numero 7, le sue falcate sulla fascia, i suoi cross, i suoi baci alla palla prima di tirare i calci d’angolo ma soprattutto il suo amore viscerale per la maglia dei Lupi, lo consacreranno nel cuore della tifoseria. Dopo l’addio al calcio, oggi ha intrapreso anche lui la carriera di allenatore e guida da due anni la formazione Allievi, proprio del Cosenza.
Stesso cognome ma fortune diverse. Il perché uno con le sue caratteristiche non sia riuscito a sfondare nel calcio che conta, è un mistero assoluto. Stiamo parlando del portiere Alessandro Occhiuzzi, classe 1982. Fisico bestiale grazie ai suoi 193 cm. E’ il prototipo del portiere moderno. Fin da ragazzino è a Cosenza. Viene aggregato già a 17 anni con la prima squadra e va in panchina in Serie B nel 1999. Sembra l’inizio di una carriera radiosa. Non sarà così, perché dopo un anno a Matera in prestito, Occhiuzzi torna a Cosenza e giocherà con la maglia dei Lupi una sola partita. L’ultima della storia nel campionato cadetto. Quella di Marassi contro il Genoa il 7 giugno del 2003 persa per 3-0. Entrerà al posto del ceco Srnicek ad inizio del secondo tempo. Resta anche l’unica presenza di Occhiuzzi tra i professionisti. Da lì ha sempre giocato in categorie minori tra Serie D ed Eccellenza. Nonostante le tante offerte che continua a ricevere nei campionati inferiori, da due anni non gioca più. Continua invece a divertirsi con la maglia del Cetraro in Prima Categoria  Gianpaolo Rampazzo, attaccante classe 1993, che nel 2011, fu il primo numero 9 del Nuovo Cosenza di Guarascio, con in panchina Patania, arrivato quell’estate proprio dalla Promozione con la maglia del Cetraro. Per lui due gol al San Vito, equamente divisi tra Coppa Italia e campionato: esperienza comunque importante e da raccontare.
Avrebbero potuto far parte della storia dei lupi, altri due cetraresi che hanno trovato fortuna altrove. Fanno parte delle occasioni mancate Andrea Tricarico, centrocampista classe 1983, e Piergiuseppe Maritato, attaccante classe 1989. Tricarico a Cosenza ci gioca per anni nel settore giovanile arrivando fino alla Primavera. Dopo i prestiti a Rossanese e Fidelis Andria nel 2001 e nel 2002, il Cosenza però fallisce ed il centrocampista rimane in Puglia. Da qui costruirà la sua importante carriera che avrà il suo apice a Salerno, dove con la maglia granata della Salernitana, diventa capitano disputando anche 52 presenze in Serie B. Per lui anche 3 campionati vinti di Lega Pro: due con la maglia della Paganese ed uno con quella della Salernitana. Oggi gioca in Serie D, con la maglia del San Severo. Diversa la storia di Maritato. L’attaccante di Cetraro, prima del salto alla Juventus nel 2001, dalle parti del San Vito si è allenato e c’è cresciuto con la maglia della Real Cosenza. Troppo ghiotta l’occasione bianconera da lasciarsela sfuggire. Oggi è uno dei migliori attaccanti di Lega Pro e gioca con la maglia del Sudtirol. Più che un rimpianto, potrebbe essere un’occasione futura…
L’ultimo della serie è Omar Grosso. Il centrocampista classe 1999, capitano degli Allievi del Cosenza, nel giro di una settimana ha dapprima respirato il clima Cosenza, allenandosi con i “grandi” ed ha poi esordito quasi a sorpresa mercoledì scorso nella partita contro il Lecce. Le parole di Roselli (“Che gioia l’esordio di Grosso”) e le sue innegabili doti di corsa e di grinta, potrebbero proiettarlo presto a far parte della prima squadra in maniera stabile e costante. Tocca a lui dimostrare che, ancora una volta, la pasta cetrarese è una pasta buona per sfornare calciatori. (Alessandro Storino)