I big cosentini del Pd candidati con Presta? E la Dda chiarisce: «Le indagini non si fermano per le elezioni»
Il premier Matteo Renzi avrebbe “ordinato” ai politici locali del suo partito di appoggiare direttamente il suo amico Lucio. Ma ormai tengono banco le questioni giudiziarie: se fossero colpiti vari livelli istituzionali sarebbe opportuno votare in un clima di assoluta sfiducia verso la politica? Tra una dichiarazione flash per l’imminente referendum sulle Trivelle e una difesa
Il premier Matteo Renzi avrebbe “ordinato” ai politici locali del suo partito di appoggiare direttamente il suo amico Lucio. Ma ormai tengono banco le questioni giudiziarie: se fossero colpiti vari livelli istituzionali sarebbe opportuno votare in un clima di assoluta sfiducia verso la politica?
Tra una dichiarazione flash per l’imminente referendum sulle Trivelle e una difesa convinta per la Boschi, il premier Matteo Renzi ha il tempo di spendere più di una parola sulle prossime elezioni comunali che si terranno a Cosenza. Il segretario nazionale del Partito democratico tiene particolarmente alla competizione bruzia visto che la coalizione che fa riferimento all’area politica da lui coordinata ha deciso di candidare a sindaco il suo amico Lucio Presta, manager dei vip dello spettacolo e cosentino doc. Avendo avuto già piena contezza che in Calabria, e in particolare a Cosenza, nulla è come appare e l’impossibile diventa possibile, il presidente del Consiglio affrontando l’argomento elettorale in questione sembra aver “ordinato” ai suoi colonnelli di inviare un messaggio ben preciso ai deputati e consiglieri regionali cosentini del Pd: sostenere direttamente il “suo” aspirante sindaco. Tradotto: i big cosentini del partito dovrebbero scendere in campo in prima persona e la notizia pubblicata questa mattina dal Quotidiano del Sud, circa l’ipotesi di Carlo Guccione capolista del Pd, rientra nell’ottica renziana di evitare che qualcuno faccia il doppiogioco, poiché qualora i democrat fossero compatti intorno a Presta qualcuno dei “sacrificati” potrebbe avere corsie preferenziali in un eventuale rimpasto alla Regione.
Tuttavia, quel che è poco chiaro sono le incidenze giudiziarie che potrebbero destabilizzare le prossime elezioni. Non è una questione da sottovalutare, perché dalle indagini verrebbe fuori un quadro desolante che dovrebbe far riflettere un po’ tutti. Ad oggi si conosce quasi nulla in maniera ufficiale, come giusto che sia, ma le parole del procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto al corrieredellacalabria.it e le dichiarazioni odierne del procuratore facente funzioni della Dda Giovanni Bombardieri («le elezioni non devono fermare le indagini» ha detto – come riporta la testata diretta da Paolo Pollichieni – durante un incontro promosso dall’associazione “Iustitia Calabria”) non fanno sperare nulla di buono. Per chi crede nella giustizia intesa come strumento per spazzare via le mele marce dalle istituzioni e far venire a galla connivenze con la ’ndrangheta sarebbe sicuramente una bella notizia, ma per la politica che ha una funzione diversa e deve mettere le basi per costruire un futuro migliore la prospettiva è opposta. Se l’annunciato ciclone giudiziario su Cosenza e dintorni dovesse colpire vari livelli, verrebbero meno le condizioni per programmare un’azione amministrativa della durata di cinque anni nell’intento di fare crescere una città piena di problemi? Sarebbe davvero opportuno in quel caso votare se vi fossero infiltrazioni della mafia all’interno delle istituzioni com’è descritto nella relazione della Dna? Domande legittime che meritano una risposta solo quando dalle parole si passerà ai fatti. Insomma c’è il rischio che si voti in un clima di totale sfiducia verso una parte politica.
Se le elezioni non devono fermare la magistratura, è anche vero che la politica deve camminare con le sue gambe e in tal senso rimangono in sospeso alcune dinamiche che potrebbero cambiare il corso degli eventi. Occhiuto viaggia da solo e rispetto a cinque anni fa parte con migliaia di voti in meno e spera che il “voto d’opinione” colmi questo gap abbastanza evidente, mentre Enzo Paolini ancora non ha ottenuto il “sì” definitivo dall’Ncd. E non è che detto alla fine ci sia, perché il partito di Alfano sembrerebbe riflettere molto al suo interno. Le valutazioni di natura politica, ovviamente, saranno fatte al netto delle indagini della Dda o della Procura di Cosenza. Cosa riserverà invece il destino ai politici locali purtroppo (o per fortuna) lo sanno soltanto i magistrati. (a. a.)
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