venerdì,Marzo 29 2024

Meluso-story, dal ritorno a Cosenza al nuovo addio

Due anni a pieni voti, ma lasciati forse a metà. Mauro e i rossoblù, una storia iniziata in un caldo pomeriggio di maggio e conclusa da poche ore. Due anni pieni, intensi, da 8 in pagella ma che lasciano in bocca una sensazione amara. Come una cena lasciata a metà. Incompiuta. Incompleta. Mauro Meluso ed il Cosenza si lasciano. L’irrinunciabile

Meluso-story, dal ritorno a Cosenza al nuovo addio

Due anni a pieni voti, ma lasciati forse a metà. Mauro e i rossoblù, una storia iniziata in un caldo pomeriggio di maggio e conclusa da poche ore.

Due anni pieni, intensi, da 8 in pagella ma che lasciano in bocca una sensazione amara. Come una cena lasciata a metà. Incompiuta. Incompleta. Mauro Meluso ed il Cosenza si lasciano. L’irrinunciabile offerta del Lecce ha tracciato un solco tra il Direttore Sportivo ed i Lupi. Troppo allettante la possibilità di poter provare a vincere un campionato senza pressoché nessun problema economico in una piazza come quella pugliese. Inutile nasconderlo: professionalmente è una crescita per Meluso che però, ne siamo certi, avrebbe fatto carte false per poter provare a vincerlo qui in Calabria il prossimo campionato.

L’ARRIVO. La storia con il Cosenza inizia due anni fa. Ufficialmente il 27 maggio 2014 per la precisione, dopo che già l’1 maggio CosenzaChannel aveva svelato l’esistenza della trattativa. Dopo l’addio con Ciccio Marino e Gigi Condò, il presidente Eugenio Guarascio e l’allora amministratore delegato Domenico Quaglio, puntano su di lui. Meluso, da un anno fermo nonostante il contratto in scadenza con il Frosinone il 30 giugno, ha altre offerte. Ma il richiamo della sua città natale è forte. Fortissimo. Dopo 34 anni è tempo di tornare a casa. E’ infatti il 1980 quando il 15enne di belle speranze Mauro Meluso, lascia Cosenza per approdare alla Lazio. Da calciatore 3 anni di A (con i biancocelesti e con la Cremonese) e poi tanta Serie C. Si ritira presto, a soli 30 anni, e si stabilisce a Teramo. Inizia la carriera di direttore sportivo ed ottiene ottimi risultati con il Pisa (finale play-off di C1 nel 2003) e la Sangiovannese (semifinale play-off di C1 nel 2006 con Braglia in panchina) prima dei 3 anni a Padova, dove costruisce la squadra che nel 2009 volerà in Serie B. Poi va a Frosinone dove per due anni, non riesce a centrare i play-off per la B. Cosenza è davvero la piazza giusta per rilanciarsi. In riva al Crati, l’allenatore c’è già, visto che Cappellacci ha appena rinnovato per due anni. C’è da costruire la squadra, dopo l’approdo in quello che sarà il primo anno di Lega Pro. Non più Prima e Seconda divisione ma campionato unico. Il Cosenza di oggi nasce in quell’estate. Dell’anno prima rimangono soltanto Blondett, Carrieri, Criaco, Corsi, Calderini e De Angelis. Meluso lavora sodo ed in quei caldissimi mesi non si ferma un attimo: 15 arrivi e 14 partenze per un totale di 29 operazioni concluse. Da luglio ad agosto. Con la media di una ogni 2 giorni. Pezzi da 90 come Tedeschi, Ciancio, Arrigoni e Caccetta arrivano a Cosenza grazie a Meluso. Con loro anche Ravaglia, Sperotto e Cori. La squadra è pronta e si parte per disputare un campionato tranquillo. I risultati però non arrivano ed il Cosenza è incredibilmente nelle ultime posizioni.

LA SVOLTA. La città è in fermento e la panchina di Cappellacci inizia a traballare. Meluso è con il mister. Non vuole il suo esonero, ma Guarascio è convinto. Via Cappellacci ed ecco Roselli. Siamo a fine ottobre. L’allenatore umbro inizia a lavorare sulla testa dei calciatori ma ci vuole la fine di gennaio per il definitivo cambio di marcia. Il Cosenza nel frattempo, in quell’inizio di 2015, cade pesantemente a Foggia e fa una figuraccia contro la Lupa Roma. La squadra sembra allo sbando ed anche sul mercato, la trattativa tra il Lecce e Calderini, destabilizza l’ambiente: sembra infatti cosa fatta la cessione del calciatore ai salentini, ma Guarascio si oppone e fa saltare l’affare. Non mancò neppure una spaccatura tra il presidente ed il direttore sportivo (che nel frattempo piazza il colpo Statella dalla Pro Vercelli), ma fu addirittura Roselli a schierarsi con il DS ed a fare da paciere tra lui e Guarascio. E’ la mossa che cambia l’annata perché il Cosenza, dopo il ko nel derby di Catanzaro a metà febbraio, inanella 11 risultati utili consecutivi, raggiungendo una posizione tranquilla di metà classifica ma, soprattutto, viaggia alla grande in Coppa Italia di Lega Pro, approdando alla finale contro il Como. La sfida contro i lombardi è un tripudio di gioia perché il Cosenza chiude i conti già all’andata fuori casa (vittoria 4-1) ed il 22 aprile 2015, può festeggiare ed alzare la coppa, davanti ai 10.000 del San Vito dopo lo storico 1-0 firmato Ciancio. E’ un successo firmato dalla premiata ditta Meluso-Roselli. Il Cosenza chiude il campionato al 10° posto. Pochi giorni dopo la fine del campionato, il nome di Meluso viene fuori nelle intercettazioni della DDA nell’operazione Dirty Soccer, ennesima inchiesta sul calcio malato tra calcio-scommesse e partite truccate. Ercole Di Nicola, responsabile dell’area tecnica de L’Aquila, parla al telefono con un suo collaboratore del fatto che presto la loro organizzazione criminale, proverà a mettere mani sul Cosenza Calcio e che Meluso sarà fatto cacciare via. Ovviamente il DS rossoblù ne esce più che pulito e può pensare ad allestire la squadra per il campionato che verrà. La base già c’è.

AD UN PASSO DALLA VETTA. Sul mercato arriva un trio da Melfi composta dal nuovo portiere Perina, dal difensore Pinna e dal centrocampista Guerriera, mentre l’attacco è completamente rinnovato con Arrighini dall’AvellinoLa Mantia dal San Marino e Raimondi dal Venezia. Tra i tanti ragazzi che arrivano in prestito dai settori giovanili di Serie A ce n’è uno che si mette subito in mostra. Viene da Palermo e si chiama Luca Fiordilino. L’obiettivo di inizio stagione è chiaro: migliorare di una posizione, il 10° posto del 2015. Il Cosenza parte bene e, soprattutto in casa, è un rullo compressore. Risultato dopo risultato, Lupi chiudono l’andata a soli 4 punti dal primo posto. La classifica dice Casertana 34, Foggia 32, Cosenza e Lecce 30. C’è la possibilità di fare qualcosa di grande. La squadra, con un paio di rinforzi, sembra poter lottare fino alla fine per la vittoria del campionato. Nel mercato di riparazione vanno via Raimondi (uno dei pochi sbagli di Meluso) e Guerriera ed arrivano il difensore Di Nunzio dal Melfi e l’esterno Cavallaro dal Foggia. La città ed i tifosi sono delusi. Meluso ingoia amaro: sa di aver lavorato al massimo delle possibilità con il budget messogli a disposizione da Guarascio. Il Cosenza continua comunque a mantenersi in scia delle prime, ma il ko di Agrigento con l’Akragas ed il pareggio casalingo contro la Paganese allontanano la squadra dalla zona play-off ed i pareggi di Melfi ed Andria cancellano definitivamente ogni speranza. Il Cosenza chiude 5°, a 3 punti dalla Casertana e con la sensazione di aver sprecato una grande chance. Ma dopo la rabbia c’è la consapevolezza. Perché quello appena finito rimane un grande campionato. Si sono (quasi) fatte le nozze con i fichi secchi. Meluso lo sa ed è chiaro con il presidente: si deve puntare decisi alla Serie B.  Il patron è d’accordo, ma solo a parole. Il ds è in scadenza. Un mese fa, le parti sembrano lontanissime. Poi il riavvicinamento. Sembra fatta per un accordo annuale e Meluso inizia a muoversi per i rinnovi (in un ritardo clamoroso vista l’importanza dei calciatori). Si chiude solo con Statella. Tutti gli altri (Arrigoni, Corsi, Ciancio, Criaco e La Mantia) ora non sono più un suo problema. Neanche il tentativo in extremis di Guarascio, pronto ad offrirgli un biennale, riesce a far cambiare idea a Meluso. Il direttore è già pronto a gettarsi a capofitto nella sua prossima avventura a tinte giallorosse. (Alessandro Storino)