Ammanchi di cassa ai McDonald’s di Rende, assolti due ex responsabili
Si chiude con un’assoluzione ampia il processo a carico di due ex manager che, a seguito dell’accusa di appropriazione indebita della somma complessiva di 140mila euro, erano stati anche licenziati. Assolti per non aver commesso il fatto. Finisce nel migliore dei modi il processo penale a carico di due ex responsabili dei McDonald’s di Rende,
Si chiude con un’assoluzione ampia il processo a carico di due ex manager che, a seguito dell’accusa di appropriazione indebita della somma complessiva di 140mila euro, erano stati anche licenziati.
Assolti per non aver commesso il fatto. Finisce nel migliore dei modi il processo penale a carico di due ex responsabili dei McDonald’s di Rende, quello del “Metropolis” e l’altro del “Marconi”, accusati dalla procura di Cosenza di essersi appropriati indebitamente della somma complessiva di 140mila euro relativa agli incassi di fine giornata relativi al periodo contestato nei capi d’imputazione, ovvero nel 2013. Pr il giudice Caterina Tartaro, Luca Viatore e Dario Sena sono innocenti e nel corso dell’istruttoria dibattimentale – grazie al lavoro difensivo svolto dagli avvocati Michele Filippelli e Triestina Bruno – i due imputati sono riusciti a far valere le loro buone condotte professionali in virtù di una consulenza tecnica di parte che ha evidenziato come non è sicuro che vi siano stati degli ammanchi di cassa ma verosimilmente i conti non tornavano per una possibile disorganizzazione amministrativa. Il tribunale di Cosenza, invece, nella sentenza lunga dieci pagine è arrivato alla conclusione che i responsabili del “metodo” siano ben altri e non i due ragazzi processati. Quest’ultimi durante la fase dibattimentale furono anche licenziati e ovviamente da oggi in poi faranno valere i loro diritti in tutte le sedi possibili. L’inchiesta – avviata da una denuncia presentata dai responsabili della società che gestisce i due centri – prende il via da un dato contabile che risultava anomalo: la “cassa contanti” era sempre incrementata dagli incassi giornalieri, esclusi i pagamenti tramite bancomat o carte, ma a fine giornata la cassa doveva dare un saldo, mentre in quella circostanza – come evidenza il giudice «presentava una crescita esponenziale del saldo che determinava una più attenta analisi dei transiti di denaro». Il “metodo” – secondo quanto emerso nel processo – prevedeva che il foglio cassa che registrava l’incasso del giorno «“spariva”, nel senso che non veniva consegnato in amministrazione e, quindi i versamenti non venivano rilevati come mancanti». I versamenti indicati toccavano ai “manager” di turno che avrebbero studiato come sfuggire al controllo. La difesa, però, ha dimostrato che non era vero che gli ammanchi di cassa si verificavano quando i due imputati erano di turno, perché anche quando non lavoravano mancavano delle somme ma del valore di poche centinaia di euro. Si chiude dunque una vicenda che agli imputati lascia una grande amarezza per aver avuto il dito puntato, sapendo di essere innocenti come ha sentenziato il giudice. (redazione cronaca)