PADRE FEDELE INNOCENTE | I legali: «Il suo caso come quello di Enzo Tortora» [VIDEO-FOTO]
Conferenza stampa all’hotel Royal del monaco e degli avvocati di fiducia all’indomani della sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato l’assoluzione della Corte d’Appello (bis) di Catanzaro. Il penalista Franz Caruso ha paragonato questa vicenda giudiziaria a quella del famoso conduttore televisivo. Undici anni per accertare una verità processuale. «Troppi, ma per fortuna la
Conferenza stampa all’hotel Royal del monaco e degli avvocati di fiducia all’indomani della sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato l’assoluzione della Corte d’Appello (bis) di Catanzaro. Il penalista Franz Caruso ha paragonato questa vicenda giudiziaria a quella del famoso conduttore televisivo.
Undici anni per accertare una verità processuale. «Troppi, ma per fortuna la buona giustizia è arrivata». Undici anni passati a difendersi dall’accusa di violenza sessuale che non solo padre Fedele Bisceglia non ha commesso, bensì il reato non è neanche avvenuto. Perché la formula “il fatto non sussiste”, dopo undici anni di processi, spazza via tutti i dubbi che finanche davanti a una sentenza della Corte di Cassazione le parti civili hanno sollevato. «Il caso di Fedele – dice l’avvocato Franz Caruso – è simile a quello di Enzo Tortora». E ha pienamente ragione, soprattutto se si considera che i giudici dell’Appello Bis, Maria Vittoria Marchianò, Giancarlo Bianchi e Gianfranco Grillone, hanno demolito un impianto accusatorio che imbarcava acqua da tutte le parti. Un processo che poteva essere chiuso già nel primo grado di giudizio e magari non doveva neanche iniziare. «Ho visto 22 faldoni per l’indagine a carico di padre Fedele, neanche per la strage di piazza Fontana sono servite tutte queste carte per affrontare un dibattimento. Se il reato c’è, non è necessario produrre tutto questo materiale».
Padre Fedele grida al complotto e nelle prossime occasioni alzerà i toni, chiedendo a chi l’ha accusato di pentirsi e dire chi vi fosse dietro a quelle «accuse infamanti». L’avvocato Eugenio Bisceglia, capace grazie a una agenzia di investigazioni di Velletri a scoprire il fascicolo a carico di suor Tania sulle sue precedenti denunce tutte archiviate che ha di fatto riportato il processo sulla strada giusta, non ha avuto timore a fare nomi e cognomi delle persone che nel 2005 hanno fornito una versione dei fatti differente dagli atti contenuti nei faldoni. «Il Questore Marino disse di aver visto i video che provassero il reato, ma in undici anni non ho mai visto quelle immagini. E dico senza paura, dopo aver ricevuto minacce ed essere stato quasi sputato da alcuni prelati, che il giudice Branda di cui ho grande stima è stato tratto in inganno dal dottor Curreli». Padre Fedele, tuttavia, spera di tornare all’Oasi Francescana. «Sono proprietario di una particella e al di là dei procedimenti civili, io tornerò nella mia casa, all’interno della quale desidero farmi seppellire una volta andato in Paradiso». Il dottor Francesco Bisceglia come abbiamo più volte sottolineato è finalmente un uomo libero, ma padre Fedele attende il giorno in cui potrà tornare a celebrare la messa. «Ho sempre creduto in Gesù Cristo, ho pregato e le mie sofferenze sono state ripagate da una sentenza che mi ha giudicato innocente. Ed è falso che io abbia disobbedito e in conseguenza di ciò sia stato sospeso a divinis, perché questo provvedimento è stato causato dal processo e non da altro». L’avvocato Bisceglia ha annunciato che un suo collega, il legale Gregorio Barba intende avviare una petizione popolare affinché il monaco-ultrà possa avere di nuovo i sacramenti. (a. a.)