giovedì,Novembre 7 2024

Imprenditore cosentino in manette per bancarotta fraudolenta

Emessa un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Antonio Ioele, operante nel settore della compravendita di automobili. L’uomo, finito agli arresti domiciliari, avrebbe depauperato dal patrimonio aziendale circa 9 milioni di euro senza motivazioni contabili. Nell’ambito di specifiche indagini coordinate dal Procuratore Aggiunto facente funzioni della Procura di Cosenza, Marisa Manzini e dal sostituto procuratore della

Imprenditore cosentino in manette per bancarotta fraudolenta

Emessa un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Antonio Ioele, operante nel settore della compravendita di automobili. L’uomo, finito agli arresti domiciliari, avrebbe depauperato dal patrimonio aziendale circa 9 milioni di euro senza motivazioni contabili.

Nell’ambito di specifiche indagini coordinate dal Procuratore Aggiunto facente funzioni della Procura di Cosenza, Marisa Manzini e dal sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza, Donatella Donato, i militari del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Cosenza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un imprenditore cosentino, Antonio Ioele, originario di Montalto Uffugo, resosi responsabile del fallimento di una società operante nel settore della compravendita di automobili di cui il medesimo era amministratore e socio unico. I finanzieri hanno acquisito ed esaminato il corposissimo carteggio afferente la gestione amministrativo-contabile della menzionata società commerciale al fine di compiere mirati accertamenti sui fatti che avevano generato il fallimento della stessa. Le indagini svolte avrebbero permesso di accertare l’esistenza di condotte delittuose riconducibili al reato di bancarotta fraudolenta nei confronti dell’imprenditore, resosi responsabile di una consistente dissipazione del patrimonio della società che ha portato ad una irreversibile esposizione debitoria della stessa. In particolare, le articolate indagini avrebbero permesso di appurare che la presunta condotta fraudolenta posta in essere dall’imprenditore nella gestione della compagine societaria avrebbe causato l’inevitabile depauperamento del patrimonio aziendale dal quale sono stati distratti, nel tempo, circa 9 milioni di euro senza motivazioni contabili e avrebbe provocato un indebitamento della società nei confronti dell’erario dello Stato per oltre 32 milioni di euro.

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