giovedì,Marzo 28 2024

La storia di Baclet: un sali e scendi continuo. A Cosenza ennesimo bivio

Gli inizi difficili di Lille e l’arrivo casuale in Italia. Dagli anni belli con Arezzo e Lecce, fino alle recenti debacle e la rinascita di Martina Franca, senza dimenticare il siparietto di Capuano: “Chi è questo qui? Vende accendini?”. Iniziamo dal nome. Non Alain ma Allan Pierre Baclet. Continuiamo con le origini. Non certo il

La storia di Baclet: un sali e scendi continuo. A Cosenza ennesimo bivio

Gli inizi difficili di Lille e l’arrivo casuale in Italia. Dagli anni belli con Arezzo e Lecce, fino alle recenti debacle e la rinascita di Martina Franca, senza dimenticare il siparietto di Capuano: “Chi è questo qui? Vende accendini?”.

Iniziamo dal nome. Non Alain ma Allan Pierre Baclet. Continuiamo con le origini. Non certo il Ghana ma la Guadalupa, isola delle Antille francesi. Da lì proviene la sua famiglia. Gli inizi calcistici anche, sono da rivedere. Pur essendo nato a Lille, il neo acquisto del Cosenza non ha mai giocato nel Losc. Fatte le dovute precisazioni possiamo iniziare la sua storia. Baclet nasce nel quartiere di Fives, non proprio i Parioli di Roma, ma quartiere popolare francese con tasso di disoccupazione più alto della città. A tre anni i suoi si separano e lui vive con la mamma. Quando è in giro con gli amici, il rischio di imbattersi in qualche guaio è sempre alto. Lo salverà il calcio, anche se l’indole alla vita sopra le righe, non l’abbandonerà mai. La sua prima squadra è il DH ma Allan non si trova bene o forse è più bravo degli altri, tant’è che passa poi al Wasquehal, altra squadre giovanile della città di Lille. Ad inizio carriera gioca da esterno offensivo e, cavolo, ci sa fare con la palla. Su di lui mette gli occhi la formazione belga del Bruxelles Fc che, quando ha 16 anni lo ingaggia ma in pratica non gli fa sottoscrivere alcun contratto. Baclet preferisce allora tornare in Francia dove sembra doversi accontentare delle divisioni minori francesi. La vita ha però altro in riserbo per lui: dietro la porta c’è l’Italia. Il Bel paese arriva all’improvviso. Siamo nella giugno del 2004, Baclet che ha 18 anni, sta passeggiando per il centro di Lille con i suoi amici, mentre incontra per strada un vecchio amico con il quale aveva giocato anni prima. Si chiama Auguste, è del Camerun e, a differenza di Baclet e degli altri, sembra poter sfondare nel mondo del calcio. Lui infatti gioca in Italia, nella Primavera del Bologna. Auguste è al telefono con il suo agente. Vede Baclet, gli fa un cenno con la testa e dice al suo interlocutore: “Ti richiamo tra due minuti”. Va incontro ad Allan e gli fa pressappoco così: “Ciao Allan, un mio amico non può più venire a fare un provino in Italia, ti va di sostituirlo?”. Per la testa di Baclet passano mille pensieri ma la risposta è si. Meglio andare a provare a giocare a calcio lontano da casa che girare senza una meta tutto il giorno per Lille. Il treno notturno che va da Bercy fino a Bologna, lo porta in Italia dopo 12 ore di viaggio. Sarà il viaggio che gli cambierà la vita perché non andrà mai più via dalla nostra penisola. Ad attendere Baclet c’è Patrick Bastianelli, il suo primo procuratore italiano.  Il manager si prende cura di Baclet nei primi giorni italiani e lo manda in prova al Russi, accanto Ravenna. La squadra dovrà disputare il campionato di Serie D. L’allenatore è Massimo Paciotti che dopo un buon ritiro gli dà una chance e gli offre di rimanere in squadra. Baclet non sta nella pelle. Torna in Francia per prendere la sua roba ed annunciarlo alla mamma. Sanno entrambi che questa chance non si può fallire e che in questo modo Allan può lasciarsi alle spalle la vita difficile di Lille. Il calcio italiano non è però semplice per un ragazzo di 18 anni arrivato da solo dalla Francia. Fino a gennaio Baclet gioca poco e segna ancora meno: un solo gol. Nel nuovo anno però, cambia tutto. Passa dalla fascia al centro dell’aria di rigore e chiude il campionato con un totale di 8 gol fatti. Ma, soprattutto, finisce nel mirino di Ermanno Pieroni, direttore sportivo dell’Arezzo che gli fa firmare un contratto da professionista con i toscani che all’epoca militano in Serie B.

La vita di Allan può veramente essere ad una svolta. Fa la preparazione lì ad Arezzo ma va in prestito al Gela, in C1, dove segna soltanto un gol (contro il Frosinone) in 21 partite. Baclet torna ad Arezzo, dove in panchina trova un giovanissimo Antonio Conte. In rosa ci sono 40 giocatori: i più giovani vanno in prestito. Il francese viene spedito alla Juve Stabia, di nuovo in C1. Ad attenderlo, si fa per dire, c’è Eziolino Capuano che, all’inizio, non lo conosce nemmeno e, quando lo vede, lo accoglie così: “Chi è questo? Vende forse accendini?”. L’allenatore salernitano non vuole sapere nulla di Baclet che viene relegato prima in tribuna e poi a giocare con la Berretti. Ma la storia cambia quando Castaldo si fa male e Baclet viene buttato nella mischia. Segna due gol di fila e Capuano cambia idea su di lui: è titolare di quella Juve Stabia e da quelle parti rimarrà in prestito per due anni, mettendo a segno un totale di 9 gol in 47 partite di campionato e, soprattutto, rimanendo legato per sempre a Castellammare di Stabia, visto che nasce lì la sua prima figlia. Nell’estate del 2008 l’Arezzo, nel frattempo in C1, gli offre finalmente un’opportunità e Baclet ricambia con la migliore stagione della sua carriera (fino all’anno scorso). Mostra finalmente a tutti le sue armi migliori: colpo di testa e buona tecnica. Sarà un successo. Segna 11 gol in 26 giornate e, l’estate dopo, lo vuole mezza Italia. Viene ingaggiato dal Lecce, appena retrocesso dalla Serie A e che punta ad una veloce risalita con De Canio in panchina. L’inizio è folle: Baclet segna 4 gol contro il Vico Equense in Coppa Italia. E’ ancora record assoluto di marcature segnato da un calciatore nella storia del Lecce. Anche in campionato le cose si mettono subito bene con altri 2 gol all’esordio ed una maglia da titolare spesso e volentieri sulle sue spalle. Piano piano però il suo rendimento cala ed il francese viene relegato in panchina: chiuderà con 30 presenze, 6 gol e la vittoria del campionato di Serie B. Siamo nel 2010 e la carriera di Allan è ad un nuovo bivio, perché il Lecce decide che non è pronto per la Serie A e lo manda in prestito. Baclet però sembra non ritrovarsi più: si rende famoso più per le nottate brave che per le giocate in campo. Il suo è un continuo girovagare in Serie B. Dal 2010 al 2013 si passa dal Lecce al Vicenza, dal Vicenza al Frosinone, poi di nuovo Vicenza per un anno e mezzo, fino all’arrivo al Novara. Nei sei mesi in Ciociaria si rompe anche il crociato e in campo è irriconoscibile. Segna soltanto 4 gol in 3 anni e, nell’estate del 2013, esce dal grande giro ed accetta di raggiungere Capuano alla Casertana, in Serie C2. Baclet viene presentato in pompa magna ma in realtà sarà un nuovo fallimento: Capuano esonerato immediatamente e lui segna soltanto 2 gol in 19 presenze. Si torna a Novara, dove ha un altro anno di contratto, ma i piemontesi non ci credono più e lo mandano ancora in prestito alla Pro Patria, in Lega Pro: segna solo 5 gol e, a fine anno, rimane senza contratto. A soli 29 anni, Baclet sembra ormai sulla via del tramonto. Non è così. L’estate scorsa il Martina, gli dà un’altra possibilità in Lega Pro. In Puglia il francese si ritrova. Segna 13 gol (più 1 nei play-out) e trascina la squadra alla salvezza. Il suo nome ritorna in auge tra gli operatori di mercato. Lo cerca insistentemente il Messina ma lui non vuole allontanarsi dalla famiglia e dai figli, visto che nell’anno di Lecce si è sistemato da quelle parti. Oltre ai siciliani ci provano un po’ tutte: Casertana, Paganese, Francavilla, Catania. Sabato la chiamata del Cosenza che cambia tutto. Baclet accetta la sfida e firma un biennale per i “Lupi”: sarà lui a guidare l’attacco del prossimo anno. Con la speranza che, a 30 anni, si riveda il calciatore di Martina Franca e non quello degli anni precedenti perché quello di Cosenza è l’ennesimo bivio della sua carriera. (Alessandro Storino)