martedì,Settembre 10 2024

‘Ndrangheta e politica a Rende, il M5S: «Manna si costituisca parte civile»

Il consigliere comunale Miceli sollecita anche il Pd a rispondere alle affermazioni rilasciate da Sandro Principe poche ore dopo la sua scarcerazione come stabilito dal tribunale del Riesame di Catanzaro. L’inchiesta della Dda sul cosiddetto “Sistema Rende”, ovvero le presunte commistioni della mafia cosentina nelle istituzioni rendersi – legami dovuti a presunti scambi di favore

‘Ndrangheta e politica a Rende, il M5S: «Manna si costituisca parte civile»

Il consigliere comunale Miceli sollecita anche il Pd a rispondere alle affermazioni rilasciate da Sandro Principe poche ore dopo la sua scarcerazione come stabilito dal tribunale del Riesame di Catanzaro.

L’inchiesta della Dda sul cosiddetto “Sistema Rende”, ovvero le presunte commistioni della mafia cosentina nelle istituzioni rendersi – legami dovuti a presunti scambi di favore tra il clan Lanzino e il periodo amministrato da Sandro Principe – torna ad essere al centro dell’agenda politica del Movimento Cinque Stelle tanto che questo pomeriggio l’esponente grillino Domenico Miceli chiede al sindaco Marcello Manna di costituirsi parte civile nel processo che si svolgerà dinanzi al tribunale di Cosenza. «Come Movimento 5 Stelle ci auguriamo che il processo venga svolto in tempi brevissimi, perché la città ha bisogno di conoscere la verità su questa inchiesta. Dobbiamo rinnovare però, e con forza, l’invito al silente sindaco Manna di far costituire il Comune parte civile. Secondo noi non potrebbe essere altrimenti, considerato anche il fatto che l’inchiesta è denominata “Sistema Rende” e se qualcosa verrà contestato agli ex amministratori in una sentenza definitiva è chiaro che il danno maggiore lo ha subito proprio la città di Rende e l’intera struttura comunale». Ma il Movimento creato da Beppe Grillo e Casaleggio accende i fari anche sul Pd. «Ci hanno colpito gli stralci dell’ordinanza di custodia cautelare pubblicati sui giornali, in particolare alcune affermazioni non riferite da esponenti della delinquenza, la cui credibilità è sicuramente da dimostrare, ma da autorevoli esponenti del PD locale, sodali di Principe.

Affermazioni che gettano una luce inquietante sulla vita amministrativa del nostro Comune. Dopo pochi giorni dall’insediamento dell’avvocato Cavalcanti nella carica di sindaco del Comune di Rende, ad esempio, Cavalcanti, con riferimento a Sandro Principe affermerebbe “… è venuto ed ha incominciato a dare disposizioni a … ha chiamato tutti i dirigenti: tu devi fare questo, tu devi fare quello, tu devi fare quello … fra l’altro, andando a dire cose che erano assolutamente fuori dal mondo per illegalità”. E ancora si può leggere in un altro passaggio, sempre dalle parole dell’avvocato Cavalcanti: “Era notorio che l’Onorevole Principe assumeva tutte le decisioni che riguardavano l’attività amministrativa dell’Ente, non solo quando ricopriva il ruolo del sindaco, ma anche quando tale ruolo non era da lui ricoperto. Evidentemente nessun dirigente-funzionario o pubblico amministratore della maggioranza poteva assumere decisioni significative non previamente autorizzate dal Principe medesimo. Aggiungo che non solo gli amministratori, ma anche i funzionari e i dirigenti dovevano rispondere al Principe. … In realtà la suddivisione ex lege tra le competenze d’indirizzo del potere politico e quelle di carattere tecnico-amministrativo al Comune di Rende restavano solo sulla carta. … Tentativi di ingerenza che, come già riferito nel precedente verbale, si orientavano non solo verso la maggioranza politica, espressione del Principe, ma anche nei confronti dei vari Dirigenti del Comune di Rende, i quali, per mia conoscenza diretta, assecondavano le richieste del suddetto”.

Dunque, secondo l’ex primo cittadino di Rende, funzionari e dirigenti del Comune non avrebbero fatto gli interessi dei cittadini ma solo quelli di una parte politica. Gli esponenti regionali del Partito Democratico non dovrebbero far finta di nulla. Ricordiamo al segretario regionale del PD quello che ha affermato lo stesso Principe nei giorni scorsi in un’intervista: “I miei voti sono andati a gente come Oliverio, come Minniti. Una delle accuse riguarda le elezioni provinciali del 2009 quando il candidato alla presidenza era Oliverio, non ero io. E quindi al segretario regionale Magorno e a tutti quelli a cui ho dato il mio sostegno elettorale, chiedo se si sono mai resi conto che io portavo i voti della mafia”. Chi deve rispondere a questa domanda? Per noi del Movimento 5 Stelle è fondamentale scoprire tutta la verità, e nel più breve tempo possibile, assegnare le dovute responsabilità e sincerarsi che ogni possibile condizionamento, soprattutto mafioso, sia ben lontano dalla nostra Rende».

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