“LAQUEO” | Il boss, il “guardiano” e i lavori all’ospedale: ecco come fu vessato un imprenditore edile
I carabinieri del Ros e la Dda hanno ricostruito alcune presunte estorsioni avvenute tra il 2009 e il 2011. La vittima spiega i motivi per i quali doveva sempre accogliere le “richieste” di Maurizio Rango, Francesco Patitucci, Roberto Violetta Calabrese e Giuseppe De Cicco. Per la Dda di Catanzaro quella richiesta è un’estorsione in piena
I carabinieri del Ros e la Dda hanno ricostruito alcune presunte estorsioni avvenute tra il 2009 e il 2011. La vittima spiega i motivi per i quali doveva sempre accogliere le “richieste” di Maurizio Rango, Francesco Patitucci, Roberto Violetta Calabrese e Giuseppe De Cicco.
Per la Dda di Catanzaro quella richiesta è un’estorsione in piena regola. A farla sarebbe stata, tramite una persona attualmente non identificata, Maurizio Rango – oggi considerato dai pm antimafia uno dei presunti capi società della ‘ndrangheta cosentina – che secondo gli accertamenti investigativi fatti dai carabinieri del Ros fu assunto tra il 2008 e il 2009 in una società immobiliare cosentina, dove uno dei soci era in realtà la vittima individuata dai presunti criminali. La persona offesa infatti in uno dei verbali resi come persona informata sui fatti disse che «sono stato costretto ad assumere Rango Maurizio il quale aveva bisogno di un’assunzione per ragioni di giustizia». E ancora: «Questa persona mi diceva che Rango era un criminale per cui mi faceva capire che non potevo rifiutarmi di assumerlo. Per questa ragione lo assumevo, Rango mi diceva che li serviva solo l’assunzione, mi diceva che non avrebbe lavorato ma che, comunque, non avrebbe preteso di essere pagato. Mi diceva pure che con lui, presso il mio ufficio, non avrei avuto nessun tipo di pressione estorsiva». I militari dell’Arma successivamente hanno scoperto che in realtà Rango in quel periodo percepì redditi dall’azienda interessata.
IL “GUARDIANO”. Sempre la stessa vittima ha spiegato ai magistrati della Dda di Catanzaro che fu costretto ad affidare il ruolo di “guardiano” dei suoi cantieri a Gianfranco Bevilacqua perché l’indagato avrebbe così «scongiurato fastidi presso i miei numerosi cantieri». E così «fra il 2005 e il 2006, per la guardiania dovevo a Gianfranco Bevilacqua, circa 15mila euro, per cui compravo, per suo conto 30mila euro di mobili» da un imprenditore di recente scomparso «che consegnavo a Gianfranco Bevilacqua». Ma il rapporto con quest’ultimo si interruppe «quando nel 2009, subivo il furto di alcuni portoncini e caldaie, presso il mio cantiere sito in Rose».
I LAVORI ALL’OSPEDALE. L’imprenditore edile spiega anche un’altra presunta estorsione avvenuta nel 2011, allorquando nel suo ufficio si sarebbero presentati Francesco Patitucci, Roberto Violetta Calabrese e Giuseppe De Cicco. «Calabrese mi chiedeva di affidare alcune commesse di lavori di intonaci e miscelati allo stesso De Cicco. Calabrese mi diceva che era un “buon amico” lasciandomi intendere che facendo lavorare De Cicco sarei diventato “amico” di Francesco Patitucci e quindi non avrei avuto alcuna richiesta estorsiva. Naturalmente, non potevo rifiutare, quindi feci lavorare De Cicco cui ho affidato commesse per circa 45mila euro. In particolare De Cicco ha lavorato presso il cantiere dell’ospedale civile di Cosenza». (a. a.)