martedì,Dicembre 10 2024

Biagioni: “Cerri è un vero capitano, Roselli parla sul campo. Quei derby con la Reggina…”

L’ex fantasista ricorda Marulla e i lacrimogeni dello spareggio. Poi aggiunge: “Mastinu era ad un passo dai Lupi, poi è arrivato lo Spezia. Ma che giocatore!”. Due sole, intense, lunghissime, stagioni in maglia rossoblù e un buon ricordo lasciato agli sportivi di Cosenza a margine di quello spareggio di Pescara e del fantastico campionato culminato con

Biagioni: “Cerri è un vero capitano, Roselli parla sul campo. Quei derby con la Reggina…”

L’ex fantasista ricorda Marulla e i lacrimogeni dello spareggio. Poi aggiunge: “Mastinu era ad un passo dai Lupi, poi è arrivato lo Spezia. Ma che giocatore!”.

Due sole, intense, lunghissime, stagioni in maglia rossoblù e un buon ricordo lasciato agli sportivi di Cosenza a margine di quello spareggio di Pescara e del fantastico campionato culminato con quel maledetto pomeriggio di Lecce. Oberdan Biagioni, appese le scarpette al chiodo dopo tanta serie A, ha poi continuato a vivere il calcio da protagonista accomodandosi in panchina. La sua classe immensa è rimasta negli occhi di tutti gli sportivi, anche quando una decina di anni dopo la prima volta tornò al Marulla per un’altra stagione.

Ha giocato ad alti livelli in piazze calde, perché Cosenza non arrivò laddove tutti sognavano?
“Sicuramente eravamo un gruppo coeso e unito e lavoravamo tutti per un obiettivo comune. E’ stato un periodo esaltante per tutta la città. Dal presidente, alla squadra, ai tifosi. Quello che ricordo è che c’era molta passione e, per un giovane come lo ero io, è stata una fantastica esperienza. A parlare è sempre il campo però”.

Ha sempre speso una parola in più per il Cosenza, cosa l’ha colpita particolarmente di quella esperienza?
“Cosenza è sempre nel mio cuore e la frequento spesso perchè ho ancora delle amicizie in città. Le stagioni giocate al San Vito sono state importanti per me e sono contento di aver lasciato un buon ricordo alla tifoseria. Per un calciatore contano i risultati personali, e a Cosenza li ho raggiunti”.

Ci racconti un aneddoto particolare…
“Ricordo il gruppo. Unito, solido, compatto. Dall’allenatore, Reja, a tutti i mie compagni di squadra come De Rosa, Marulla, Catena. Stavamo sempre insieme e nello spogliatoio regnava grande rispetto. Forse è questo il segreto che ci ha consentito di raggiungere determinati traguardi andando anche oltre le più rosee aspettative. Ricordo ancora con piacere delle cene del giovedì. Dove a turno dovevamo pagare la cena ai compagni. Le ricordo come se fossero ieri”.

Faceva parte della spedizione che conquistò tra i lacrimogeni la salvezza nel 1991… che cosa ricorda
“Sono state belle emozioni. Ricordo la tensione che si respirava in città nella settimana che precedeva la partita. Oltre che uno spareggio era un derby. Anche se sulla carta eravamo superiori alla Salernitana, abbiamo vissuto una settimana d’inferno. Col senno di poi posso affermare che è stata un’ottima esperienza. Ricordo che la penultima giornata segnai all’ultimo minuto in casa e la settimana dopo perdemmo contro la Salernitana che ci condannò allo spareggio. Ma tutto è bene quel che finisce bene e alla fine, a Pescara, ad esultare siamo stati noi”.

Segnò Gigi Marulla, che calciatore era secondo lei?
“Gigi era un rapace dell’area di rigore. Correva tanto e nonostante questo sotto porta era micidiale. A dir la verità ha raccolto meno di quello che avrebbe meritato. Era un attaccante completo, destro, sinistro, di testa, velocità. Non gli mancava niente. In campo bastava uno sguardo per capirsi. Per lui ho solo parole al miele, ottimo consigliere, uomo e calciatore”.

C’era anche l’anno dopo a Lecce: l’unica costante furono i lacrimogeni e le lacrime. La vittoria non arrivò…
“Esatto, ma le lacrime ebbero un sapore diverso”.

Ora i rossoblù provano a distanza di 13 anni a tornare in B, sta seguendo il campionato?
“Seguo spesso il Cosenza, sopratutto da quando c’è Cerri. Lui è stato il primo primo capitano ai tempi di Monopoli. E’ un’amicizia che mi sono sempre portato dietro. E’ una persona straordinaria, forse è l’unico capitano che sapeva portare la fascia al braccio meglio di tutti”.

Giorgio Roselli è l’hombre del partido in casa-Cosenza, per lei è il tecnico giusto per il salto di categoria?
“Per Roselli parlano i risultati. Da quando è sulla panchina del Cosenza sta facendo un miracolo. Nonostante ci siano squadra ammazza-campionato come Lecce e Foggia, il Cosenza se la sta giocando a testa alta e queste e merito anche del tecnico che è riuscito a plasmare un gruppo con la sua mentalità. Per quello che sta facendo merita la fiducia incondizionata”.

Da tecnico dell’Olbia ha allenato Mastinu per cui i rossoblù avrebbero fatto carte false. E’ davvero così forte?
“Uno che fa un salto dalla Serie D alla Serie B, giocando titolare, non può che non essere davvero molto forte. Quando ho allenato Mastinu giocava trequartista, io l’ho spostato sulla fascia destra e questo lo ha migliorato. Prima faceva 4 o 5 gol a campionato con me ne ha fatti 26. Ha un mancino eccezionale e largo sull’out destro fa sfraceli. Posso paragonarlo a Sarno del Foggia. Forse il giocatore rossonero è più freddo sottoporta ma Mastinu attacca meglio la profondità. E’ vero che è stato vicino a Cosenza, gli ho parlato molto in quel periodo, ma poi è arrivato lo Spezia e, giustamente, ha optato per una categoria superiore”.

Domenica il Cosenza giocherà un infuocato derby a Reggio Calabria. Ricorda quelle sfide di inizio anni ’90?
“Sì, si sentiva in città l’adrenalina nell’aria ma non come le partite contro la Salernitana. Per mia sfortuna non ho mai giocato un derby col Catanzaro, ma a quel tempo noi facevamo un altro tipo di calcio”.

E’ d’accordo con Gravina che ha spinto affinché il format tornasse a 60 squadre in Lega Pro?
“Per quanto mi riguarda possono farla anche a 40 o 80 squadre. L’importante però è il controllo. Non bisogna fare iscrivere società non virtuose per evitare di falsare i campionati. Sarebbe importante un azione preventiva perchè a parole, sono buoni tutti”.

Come immagina la Serie C del domani? Magari senza l’obbligo degli under…
“Mi auguro più qualità e meno giovani. Non ha senso obbligare le società a tesserare giovani giusto per un fatto anagrafico. A pallone ci deve giocare chi sa giocare. Le regole sugli under sono stupidaggini. Se uno è forte, è forte a 18 anni come a 35”. (Francesco Pellicori)

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