Tramezzani: “Cosenza, fidati di Roselli. E’ l’uomo giusto per la B”
Con De Biasi è fautore del miracolo-Albania. “Ricordo tutto del San Vito: la gente, il tifo e Gigi Marulla. A Barletta mi ritrovai in mezzo ai lacrimogeni della polizia”. Una sola, intensa, lunghissima, stagione in maglia rossoblù e un buon ricordo lasciato agli sportivi di Cosenza a margine di quello spareggio di Pescara. Paolo Tramezzani,
Con De Biasi è fautore del miracolo-Albania. “Ricordo tutto del San Vito: la gente, il tifo e Gigi Marulla. A Barletta mi ritrovai in mezzo ai lacrimogeni della polizia”.
Una sola, intensa, lunghissima, stagione in maglia rossoblù e un buon ricordo lasciato agli sportivi di Cosenza a margine di quello spareggio di Pescara. Paolo Tramezzani, appese le scarpette al chiodo dopo tanta serie A e una spruzzatina di Premier League, ha poi continuato a vivere il calcio da protagonista commentando la Lega Pro e la B sui canali Rai, ma coadiuvando anche Gianni De Biasi (altro ex Cosenza) sulla panchina dell’Albania.
Più difficile parlare di calcio ad alti livelli o di terza serie?
“Ho seguito per ben 6 anni la Lega Pro e posso affermare con certezza che commentare partite di terza serie è estremamente più difficile rispetto a quando si commenta una nazionale o un top club. Semplicemente perchè i calciatori si conoscono meno”.
Cosenza, da come ne parla, le sta molto a cuore. Perché?
“Seguo sempre il Cosenza da ex giocatore, come tifoso di una squadra, di una società, che mi ha trattato benissimo. Ero un ragazzino e mi ha lanciato verso il calcio dei grandi e, sopratutto, a livello umano Cosenza mi ha dato tantissimo. Lo seguo spesso con grande affetto”.
Ci racconti di quando si ritrovò in mezzo ad una sassaiola e ai lacrimogeni della polizia a Barletta con i nostri ultrà…
“Ero giovane, avevo 20 anni, non ricordo nei particolari cosa è successo, anche perchè sono passati 25 anni, ma ricordo che mi spaventai. Era la prima volta di vivere in un campo una situazione del genere”.
L’approccio non fu dei migliori, aveva qualche remora. Vero?
“Ero un ragazzino di vent’anni alla sua prima esperienza così lontano da casa. Inizialmente non nascondo che avevo dei timori, delle paure. Durante in ritiro di Bressanone avevo già programmato di ritornare a casa ogni qual volta che avremmo giocato nelle vicinanze. Solo che poi a casa tornai solo a Natale. Non ne sentivo l’esigenza perchè, ripeto, mi sono trovato davvero molto bene. La cosa bella è stata che l’affetto dei tifosi non era rivolto solo nei miei confronti, ma anche verso la mia famiglia. Ricordo con piacere che quando mio padre veniva a vedere le partite a Cosenza i tifosi, nonostante non sapessero l’orario d’arrivo, lo aspettavano all’uscita dell’autostrada per poi portarlo in giro con loro. I miei genitori erano contenti di vedere che Cosenza mi aveva, a tutti gli effetti, adottato”.
Perché solo un anno al San Vito?
“Un solo anno perchè ero in prestito dall’Inter. I neroazzurri mi avevano dato in prestito l’anno prima, nell’allora Serie C, a Prato. L’anno successivo giocai a Cosenza in Serie B e poi andai, ancora in prestito, alla Lucchese perchè rientrai in uno scambio con Montanari. Poi feci ritorno all’Inter nel 1992”.
Giocò con Gigi Marulla, ha un ricordo particolare di lui?
“Io di Gigi ho tanti ricordi. La cosa più bella, che percepii già i primi giorni di ritiro a Bressanone, era la sua umanità. Non era una ragazzo che parlava molto, Gigi non aveva bisogno di parlare, bastava uno sguardo e ti indirizzava, ti guidava nel percorso di sacrifici, umiltà e serietà che un calciatore professionista doveva affrontare. Gigi bastava osservarlo per imparare tanto da lui. Era un leader, aveva una grandissima personalità, ma non aveva bisogno di dimostrarlo. Non lo faceva perchè gli altri glielo riconoscessero, lo faceva perchè gli veniva naturale. Questa è una delle sue tante doti. Questo lo faceva apprezzare da tutto il gruppo. Sia dai più giovani che dai meno giovani perchè in lui si riconoscevano”.
Conosce Giorgio Roselli? E’ il tecnico giusto per il salto di categoria?
“Se l’obiettivo di quest’anno è quello di lottare per la promozione è la persona giusta. E’ una persona seria, preparata e competente. Poi per la promozione entrano in ballo molti fattori. Non è mai facile vincere i campionati in qualsiasi categoria, ma io credo che lui sia in assoluto uno degli allenatori più bravi che ho visto in questi anni”.
E’ d’accordo con Gravina che ha spinto affinché il format tornasse a 60 squadre in Lega Pro?
“Gravina è stato costretto a farlo vista la situazione economica e i problemi che in questi anni hanno affrontato alcune squadre. Io credo che lui ha ragionato in questa direzione e, se è stato così, credo che ha fatto bene per cercare di far sì che i campionati siano più regolari possibili e che ci sia più tutela nei confronti delle società e dei calciatori stessi”.
In Albania lavora con un altro ex Cosenza. De Biasi non ebbe molta fortuna in rossoblù. Ne avete mai parlato?
“Con Gianni ne abbiamo parlato eccome. Lui è dispiaciuto di quell’esperienza poco fortunata dal punto di vista calcistico. Anche lui conosce la passione e l’amore dei tifosi cosentini nei confronti della propria squadra”.
Si dice che a Tirana siete delle star…
“Siamo stati bravi e forse anche un po’ fortunati a creare una squadra che ha raggiunto un traguardo storico qualificandoci per la prima volta ad una fase finale di un Europeo. Di conseguenza, in un mondo in cui i risultati spostano i giudizi, viviamo una situazione in cui siamo molto considerati. C’è grande riconoscenza nei nostri confronti, ma non ci accontenteremo di questo. Noi cercheremo di portare avanti questo miglioramento”.
All’Europeo non avete sfigurato. Magari se non ci fosse stato un recupero così lungo con la Francia…
“Se non ci fosse stato tutto quel recupero magari poteva anche finire diversamente. Ma ripeto, non abbiamo niente da recriminare. Abbiamo dimostrato di essere lì meritatamente e reso la vita difficile a squadre molto più attrezzate della nostra. Ora tutti ci considerano tutti di più e, come dicevo prima, l’obiettivo e sempre di migliorarsi”.
Per chiudere, si decide o no a tornare a Cosenza un giorno di questi?
“Mi piacerebbe molto tornare a Cosenza. Per vari impegni di lavoro non posso programmare a breve un mio rientro, ma spero che un giorno ci sia l’opportunità di poter tornare. Ogni volta che mi avvicino alla città ripercorro i miei 20 anni. Mi farebbe molto piacere tornare e spero che possa avvenire molto presto”. (Francesco Pellicori)