“Oragate”, l’ex direttore Regolo in aula: «Ecco perché registrai quella telefonata»
Entra nel vivo il processo contro Umberto De Rose imputato per violenza privata nei confronti di Luciano Regolo e Alfredo Citrigno che oggi ha dichiarato di non essersi costituito parte civile per via dei rapporti amichevoli tra la sua famiglia e lo stampatore. Finalmente è partito il processo sul caso dell’Ora della Calabria che la
Entra nel vivo il processo contro Umberto De Rose imputato per violenza privata nei confronti di Luciano Regolo e Alfredo Citrigno che oggi ha dichiarato di non essersi costituito parte civile per via dei rapporti amichevoli tra la sua famiglia e lo stampatore.
Finalmente è partito il processo sul caso dell’Ora della Calabria che la notte tra il 18 e 19 febbraio del 2014 non uscì in edicola perché la rotativa non stampò il giornale a causa della decisione dello stampatore Umberto De Rose di bloccare il quotidiano regionale affinché non pubblicasse una notizia relativa a una indagine del figlio del sottosegretario Antonio Gentile, Andrea coinvolto all’epoca nell’inchiesta sulle consulenze d’oro all’Asp di Cosenza, dal quale ne è uscito con una archiviazione. In aula, davanti al giudice monocratico Manuele Gallo e al pubblico ministero Domenico Frascino, oggi è stato sentito il direttore dell’epoca Luciano Regolo che registrò la famosa telefonata che fece il giro del web tanto da ottenere migliaia di click. Il giornalista, oggi direttore responsabile di “Mate”, ha ripercorso tutta la storia, iniziando dal momento in cui lasciò la redazione del giornale insieme al cronista Antonio Alizzi. «Andai nella sua macchina ma una volta arrivati nel piazzale l’editore Alfredo Citrigno ci chiese di andare a mangiare una pizza. Antonio Alizzi rifiutò, mentre io scesi dalla sua auto e salì in quella del giovane imprenditore e dopo pochi minuti telefonò Umberto De Rose. Citrigno mi disse che era preoccupato dalla pressione che stava esercitando De Rose per tutta la giornata perché chiedeva a lui, e indirettamente a me, di non pubblicare la notizia su Andrea Gentile che alla fine è stato prosciolto. Tra l’altro la notizia era stata pubblicata già in mattinata dal nostro sito e da altri quotidiani online, dunque non v’era alcun motivo di bloccarla». Regolo poi ha riportato alcune frasi della registrazione e subito dopo ha aggiunto che «era spaventato» e in riferimento alla telefonata l’ha definita «scioccante». «Alfredo Citrigno» ha continuato Regolo (difeso dall’avvocato Giulio Bruno) «mi disse di aver avuto dei contatti con Andrea Gentile e in effetti i messaggi che pubblicammo il giorno erano eloquenti». Inoltre l’ex direttore ha detto di essere venuto a conoscenza dei rapporti familiari tra Umberto De Rose e la famiglia Citrigno solo in un secondo momento e soprattutto di aver avuto la consapevolezza che la casa editrice avesse un debito con lo stampatore che «nei giorni a seguire mandò una lettera dicendo che non avrebbe più stampato il giornale per la somma che aveva accumulato». Alla domanda dell’avvocato di Umberto De Rose, Franco Sammarco – che lo assiste insieme al legale Marco Amantea -, ovvero quale fosse il motivo di registrare quella telefonata, Regolo ha risposto che «registrando quella telefonata, tutelavo la redazione che aveva lavorato per il numero odierno e soprattutto la libertà di stampa visto che nessuno può interferire sul direttore, men che meno uno stampatore». E ancora: «Fu Scopelliti a dirmi che tra i Gentile e i Citrigno non c’erano più buoni rapporti».
Poi è stata la volta di Alfredo Citrigno che nel corso del suo esame testimoniale ha detto di non essersi costituito parte civile per i rapporti di amicizia che intercorrono tra la sua famiglia e lo stampatore, mentre ha ricostruito i rapporti avuti con Andrea Gentile: «Con lui ci siamo cresciuti insieme, poi tutto si è raffreddato così come i rapporti con gli altri componenti della sua famiglia. Quella sera mi telefono dicendo che “siamo grandi e vaccinati ognuno fa le sue scelte. Auguro ogni bene a te e a tuo padre”». Ha chiarito infine che De Rose «mai prima di quella volta mi chiese di non pubblicare una notizia, anche perché io non avevo alcun potere in merito né ho mai interferito con il lavoro del direttore». In conclusione Citrigno ha voluto precisare che «intendevo capire quel giorno se dietro la richiesta di De Rose vi fosse realmente un interessamento dei Gentile, ma se anche fosse stato così non avrei ceduto». Il processo è stato aggiornato al 16 gennaio 2017.