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Cosenza, amore, mercato e rinnovi. Il ds dice tutto: “I’m Cerri, yes we can”

– di Antonio Clausi – In esclusiva il capo dell’area tecnica parla di sé come non ha mai fatto prima. “Mungo il colpo più importante. Ho studiato psicologia a Parma, mi ha aiutato tantissimo”. Dopo il caffè si è sempre più rilassati. Del resto una snervante mattinata trova momentaneo sfogo in un pranzo, che seppur veloce, viene

Cosenza, amore, mercato e rinnovi. Il ds dice tutto: “I’m Cerri, yes we can”

– di Antonio Clausi –
In esclusiva il capo dell’area tecnica parla di sé come non ha mai fatto prima. “Mungo il colpo più importante. Ho studiato psicologia a Parma, mi ha aiutato tantissimo”.

Dopo il caffè si è sempre più rilassati. Del resto una snervante mattinata trova momentaneo sfogo in un pranzo, che seppur veloce, viene consumato anche con l’intento di staccare dalla routine. Massimo Cerri si presenta all’appuntamento con CosenzaChannel.it sorridente e fa gli onori di casa all’interno della sede. Proprio quelle mura vengono violate per un paio d’ore da un taccuino e da una macchina fotografica, quando in realtà per fare bella figura perlomeno bisognava presentarsi con una cimice da piazzare sotto la scrivania del presidente. Fare mea culpa, tuttavia, stavolta non serve, perché l’intervista è da leggere tutta d’un fiato e offre un’immagine poche volte trapelata prima dell’uomo-mercato rossoblù. Dai pochi eccessi di quando era ragazzo, all’amore della sua vita e all’incarico professionale più importante mai assunto in carriera il passo è breve. Un amen, come ciò che leggerete. «Voi giornalisti siete molto attaccati alla squadra – dice senza girarci intorno – Mi piacerebbe quindi riuscire a creare un ambiente familiare e propositivo che faccia bene specialmente ai calciatori. So che è difficile, però se andassimo in B, ne gioveremmo tutti».

Cerri, iniziamo dalle parole che ha proferito in sala stampa. Un messaggio subliminale diretto a chi?
«Ne ho detto tante in sala stampa ed ho parlato un po’ a caldo. Forse qualcuno ha interpretato in modo troppo intenso i concetti espressi. Non erano frasi al vetriolo. Ho detto che dobbiamo migliorare e che dobbiamo crescere. In questo momento, con i calciatori che abbiamo a disposizione, possiamo esprimere questo tipo di calcio. Stiamo facendo il massimo, ma vorrei che si stesse più attenti a regalare ammonizioni agli avversari».

Quando il capo dell’area tecnica si espone in prima persona dopo una vittoria, qualcosa non va. E’ così oppure da parte sua è stato un atto preventivo?
«Esatto, l’ho ritenuto un atto preventivo perché in verità ero felicissimo dei tre punti. L’1-0 poteva essere vanificato per una disattenzione visto che avevamo la mente ancora ai festeggiamenti. Sono situazioni che non voglio accadano più»

[quote font=”arial” font_size=”14″ align=”right” bgcolor=”#” color=”#” bcolor=”#” arrow=”no”]«L’anno scorso a Piacenza ho vinto un campionato superando dei record, la patente di direttore sportivo me la sono guadagnata sul campo»[/quote]Parliamo di lei. In Italia qualche suo collega ha storto il naso quando ha firmato con i Lupi. L’accusa più comune rivoltagli è che non ha il patentino da ds (che sta conseguendo)…
«Ho letto anche io. L’anno scorso a Piacenza ho vinto un campionato superando dei record, la patente me la sono guadagnata sul campo. Faccio il mio lavoro con passione e gli dedico tanto tempo. Appena ho potuto mi sono iscritto alla scuola per direttori e a novembre, se tutto va bene, sarò ds a tutti gli effetti. Anzi, nei prossimi giorni sosterrò il primo esame».

Sta facendo su e giù da Coverciano, rivedrà anche Trinchera. Non era molto contento nel post-partita di Cosenza-Francavilla…
«Ci siamo salutati prima della partita, dopo non abbiamo avuto il tempo… Lui ha vissuto in prima persona una situazione che può capitare a tutti».

Che tipo è Cerri lontano dal calcio?
«Amo stare in famiglia. Ho una moglie e tre figlie femmine, le prime due sono abbastanza grandi e autonome. Fino a qualche giorno fa accompagnavo la terza, Ludovica, a scuola ogni giorno. Il distacco un po’ l’ho avvertito».

Cosa legge Cerri?
«Leggo principalmente i quotidiani e libri di psicologia. Sa, ho frequentato l’università di Parma perché mi è stato molto utile nell’ambito del settore giovanile. Seguire un percorso e fare laboratori di psicologia per migliorare i rapporti con i ragazzi mi ha migliorato tantissimo».

Quale è il calciatore maggiormente intrigante sotto questo aspetto?
«Caccetta. Cristian è un atleta con grandi qualità di base. Deve lavorare su stesso e sulla leadership per diventare un elemento importante per la squadra. Da lui mi aspetto di più, anche se ha fatto gol a Catanzaro ed ha accresciuto la sua autostima. La stessa, adesso, deve trasmetterla ai compagni».


Quando questa estate le è squillato il telefono ed era Roselli a chiamare, cosa si aspettava che le chiedesse?
«Qualche nominativo di calciatore da me visionato. Andavo spesso a Cremona, Reggio Emilia e Piacenza, ma i giovani sono il mio piatto forte. Due anni fa consigliai Chiesa che ora ha esordito in A con la Sampdoria, anche nella Primavera del Sassuolo ci sono ragazzi promettenti».

Guarascio cosa le ha detto la prima volta?
«”Caro Cerri ho preso la società sei anni fa e voglio dare continuità al mio progetto. Devo scegliere il nuovo ds, venga giù e ne parliamo”. Abbiamo discusso subito di come migliorare la società e lo status quo».

Il presidente ha rivelato ad un collega (Davide Franceschiello, ndr) che il club ha investito leggermente più dello scorso campionato, è per questo che il quinto posto non soddisfa il club?
«Si è speso leggermente in più, anche se non eccessivamente. Non è questo, però, che condiziona la società nel migliorare il quinto posto. Il mister ha dovuto riplasmare il collettivo dopo la partenza di cinque elementi importanti. Dobbiamo dare tempo al tecnico, recuperare gli infortunati e solo allora dare un giudizio completo sul valore del gruppo».

Molti procuratori la definiscono una persona fin troppo per bene e corretta come poche. Si rispecchia in questa descrizione?
«Cerco di comportarmi in modo adeguato, ho rapporti con tanti e pretendo lo stesso trattamento da loro. Poi capita a tutti di fare degli erorri, l’importante è non reiterarli».

Con quanti di loro ha litigato in tre mesi di mercato?
«Al massimo con due, ma non vi dico con chi».

Il più disponibile chi è stato?
«Non voglio fare delle graduatorie, ma è l’approccio del Cosenza ad essere spesso decisivo. Se è buono, anche dall’altra parte non si possono che avere risposte garbate. Poi c’è sempre qualcuno che prova a venderti lucciole per lanterne, ma tocca a noi a dover essere aggiornati. Per fortuna ci sono degli strumenti, come ad esempio Wyscout, che ci aiutano».

Secondo lei il direttore sportivo in Italia deve badare più ad assecondare un presidente o un allenatore?
«Tutte e due le cose. Deve capire il presidente e quali sono i suoi obiettivi. Inoltre deve darseli lui stesso chiedendosi: centro l’obiettivo sportivo o quello economico? Se non ne raggiungiamo uno, si può raggiungere l’altro e salvare la stagione? Deve altresì dare anche indicazioni al tecnico».

[quote font=”arial” font_size=”14″ align=”left” bgcolor=”#” color=”#” bcolor=”#” arrow=”no”]«Roselli ha dato un’impronta marcata al lavoro di Guarascio. Consiglio al presidente di nominarlo dg non appena non vorrà andare più in panchina»[/quote]A Cosenza l’hombre del partido è Roselli. E’ d’accordo?
«Roselli ha dato un’impronta al lavoro che ha iniziato Guarascio tempo fa. Un’impronta marcata. Consiglio al presidente di nominarlo direttore generale non appena non vorrà andare più in panchina. Sarà perfetto per quel ruolo lì».

Proviamo a giocare con lei. Oggi a quale auto paragonerebbe il Cosenza: ad una Ferrari, ad un’utilitaria di alto profilo o ad un’automobile da città capace di garantire prestazioni sufficienti?
«In questo momento il Cosenza è un’automobile che ha delle buone prestazioni, ma che deve ancora esprimere le sue potenzialità».

Quale è il colpo di cui va più fiero?
«Per adesso è l’arrivo di Mungo. Lo seguivo da due anni: l’avevo contattato per portarlo in D a Piacenza e rifiutò la categoria. Può ricoprire due/tre ruoli e, non potendo avere 25-26 calciatori in organico, è l’ideale. Sono d’accordo con Lucarelli quando lo definisce un tuttocampista, ma mi auguro che porti in B il Cosenza o che diventi un calciatore da A. Il mio compito con lui è creare patrimonio per il club».

Chi avrebbe invece voluto portare al Marulla?
«Ero convinto di aver chiuso Moreo e invece l’intervento del Venezia ha scombussolato tutto. All’ultimo momento i lagunari si sono fiondati sul ragazzo senza averlo seguito prima, ma non ne facciamo una malattia».

Una volta il calcio di B e C produceva fior fior di giocatori per la serie A (a Cosenza ad esempio Padovano, Bia, Venturin, Negri, Fiore, Morrone, Lucarelli). Oggi si fa più fatica a dare fiducia ai giovani. E in Lega Pro è difficile vedere ragazzi capaci di fare subito il doppio salto. Perché secondo lei?
«Ce n’è qualcuno in meno di calciatore valido. Un elemento che ha qualità, si nota con anticipo e resta meno in terza serie. Si fa più fatica, perché la Lega Pro è bistrattata dal regolamento sul minutaggio. Con le regole cambiate di continuo c’è una concreta impossibilità a programmare».

Vive in un hotel al centro. Che idea si è fatto di Cosenza?
«E’ una città accogliente dove mi sono trovato bene. Gente cordiale, spesso incontro tifosi con cui mi piace fermarmi a parlare».

Se lo aspettava?
«No, perché non la conoscevo. Sono stato folgorato anche dalle meraviglie geografiche: Lorica, Cetraro, Tropea. Meluso me ne parlò ed effettivamente aveva ragione».

Una delle prime volte che andò via per tornare al nord, lo fece in pullman. Ionio e Adriatico hanno rispolverato nel suo album di ricordi foto ingiallite dal tempo…
«Ho rifatto le stesse strade di quando giocavo a Monopoli, squadra di cui fui capitano. Quando andavamo in trasferta in Sicilia o in Calabria passavamo in questi luoghi bellisismi. E’ stato un tuffo nel passato, non lo nego».

Cosa rivorrebbe indietro di quegli anni?
«Il divertimento che ti dà il campo, è una cosa unica. Ho avuto la fortuna di fare il calciatore, l’allenatore e ora il ds: il calciatore è senza dubbio la parte più divertente».

Cosa reputa che debba restare invece nel vaso di Pandora?
«L’anno del militare – ride – Fu un anno che mi tolse allenamenti e la possibilità di mettermi in condizione per la domenica. Nell’86, tuttavia, feci lo stesso gol al Catanzaro. C’era Zunico in porta se non ricordo male».

Che tipo di calciatore era? Donne, sesso e rock’n’roll o un atleta timorato di Dio?
«Una via di mezzo, poi a 23 anni ho conosciuto mia moglie e mi sono tranquillizzato presto. Memore di quella esperienza, ne faccio tesoro con i miei calciatori attuali. Non c’è bisogno di una vita di clausura, ma solo di una vita sana con un recupero post-allenamneto e post-partita».

Sua moglie capì subito quanto sarebbe stato difficile stare vicino ad un uomo di calcio?
«Sì, ma era avvantaggiata perché faceva pure lei sport: giocava a volley. I primi tre anni sono stati i più faticosi perché ci vedevamo poco. Nel 1987 ci siamo sposati e azzerato le distanze».

Le manca non averla vicino?
«Sì, non ero abituato ad avere lontano la famiglia perché è dal ‘94 che lavoravo per il Piacenza. Ora mi sto riabituando. I miei familiari, specialmente le figlie più grandi, seguono le notizie da CosenzaChannel e me le dicono in tempo reale. Da non credere!».

L’altro giorno la signora Laura, moglie di Roselli, gli ha fatto una sorpresa in sala stampa nel giorno in cui ha compiuto 59 anni. Lei come avrebbe reagito?
«Bene. E’ stata una bella sorpresa, inaspettata. Penso che il mister non potessere chiedere di meglio».

Nel giorno del suo compleanno lei si è regalato il Cosenza…
«Esatto. Ho chiuso l’accordo con Guarascio nei suoi uffici il 14 giugno».

Capitolo rinnovi.
«E’ stato offerto a Caccetta un altro anno e a breve vedremo l’agente di Perina. Con Saracco siamo apposto già da luglio. Con Blondett riparleremo a dicembre e gli proporremo un accordo che conosce già».

La preoccupa un po’?
«Il ragazzo è qui da quattro anni, bisogna capire se possiede ancora motivazioni psicologiche tali per far parte della squadra in futuro. Se sentirà di aver dato tutto se stesso al Marulla e che potrebbe crescere altrove, andrebbe trovata una soluzione. Viceversa, chiuderemo in cinque minuti».

[quote font_size=”16″ bgcolor=”#” color=”#” bcolor=”#” arrow=”no”]«Per il rinnovo di Blondett bisogna capire se possiede ancora le motivazioni psicologiche giuste per far parte della squadra. Se sentirà di aver dato tutto se stesso al Marulla e che potrebbe crescere altrove, andrebbe trovata una soluzione».[/quote]

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