venerdì,Marzo 21 2025

Estorsione mafiosa a Rende, condannati Ciancio e De Luca

Estorsione mafiosa era l’accusa della Dda di Catanzaro nei confronti di Francesco De Luca e Massimo Ciancio condannati questa mattina a 3 anni, 6 mesi e 20 giorni di carcere ciascuno. Il loro arresto risale all’aprile del 2015, mentre la condanna è arrivata solo questa mattina. Francesco Costantino De Luca e Massimo Ciancio sono stati

Estorsione mafiosa a Rende, condannati Ciancio e De Luca

Estorsione mafiosa era l’accusa della Dda di Catanzaro nei confronti di Francesco De Luca e Massimo Ciancio condannati questa mattina a 3 anni, 6 mesi e 20 giorni di carcere ciascuno.

Il loro arresto risale all’aprile del 2015, mentre la condanna è arrivata solo questa mattina. Francesco Costantino De Luca e Massimo Ciancio sono stati ritenuti colpevoli di aver tentato di estorcere denaro a un imprenditore edile di Montalto Uffugo, agendo per conto del clan Lanzino di Cosenza come contestato al momento del fermo dalla Dda di Catanzaro che coordinò le indagini condotte dalla Compagnia di Rende e dal Reparto Operativo del Comando Provinciale di Cosenza. 

Sia De Luca sia Ciancio sono stati giudicati col rito abbreviato e condannati alla pena di 3 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione più al pagamento di una multa di 3200 euro. 

La pubblica accusa, rappresentata in giudizio dal sostituto procuratore antimafia di Catanzaro Pierpaolo Bruni, aveva richiesto una condanna a 8 anni di carcere per Ciancio, mentre per De Luca aveva avanzato una richiesta di pena a 7 anni 6 mesi di carcere. 

Il gup di Catanzaro Pietro Scuteri inoltre ha condannato gli imputati al risarcimento del danno in favore delle parti civili: persona offesa e associazione antiracket “Lucio Ferrami onlus”. 

Secondo gli accertamenti investigativi dei militari dell’Arma, i due si sarebbero recati in un cantiere a chiedere un “pensiero” al titolare della ditta. «Sei a posto?» avrebbero chiesto i due alla vittima disse “sì” senza dar un senso alla risposta. Una discussione, quella denunciata poi ai carabinieri, terminata con un’altra frase emblematica che uno dei due avrebbe proferito all’imprenditore: «Vuoi venire a comandare a casa?». Un segnale – secondo la Dda – riconducibile al predominio del territorio della criminalità organizzata che nonostante i tanti arresti riesce sempre a mantenere la sua attività delinquenziale.

La vittima, tuttavia, si recò dai carabinieri e mise nero su bianco. Oggi la sentenza di primo grado gli ha dato ragione.

Francesco Costantino De Luca è difeso dall’avvocato Angelo Pugliese, mentre Massimo Ciancio è assistito dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgia Greco. Entrambi sono agli arresti domiciliari.

Antonio Alizzi

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