Delitto Roberta Lanzino, sarà sentito il generale Garofano
L’ex capo del Ris di Parma dovrà comparire in udienza davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro. La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha accolto la richiesta della Procura generale di Catanzaro, rappresentata dal procuratore Carlo Modestino, di sentire in aula il generale Luciano Garofano, ex capo del Ris di Parma. La Corte ha fissato
L’ex capo del Ris di Parma dovrà comparire in udienza davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro.
La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha accolto la richiesta della Procura generale di Catanzaro, rappresentata dal procuratore Carlo Modestino, di sentire in aula il generale Luciano Garofano, ex capo del Ris di Parma. La Corte ha fissato l’udienza per il 17 novembre alle ore 9.
Il generale Garofano riferirà su una parte delle indagini effettuate all’indomani dell’omicidio. Risponderà dunque sulle dinamiche investigative che portarono alcuni reperti fuori dalla Calabria, analizzati anche dal Ris di Roma. All’epoca dei fatti aveva i gradi di capitano e guidava la sezione Chimico-Biologica del Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma. Dall’1988 al 1995 è stato comandante della Sezione Biologia dello stesso centro.
Nel processo di secondo grado è imputato Franco Sansone (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere), assolto nel maggio del 2015 dalla Corte d’Assise di Cosenza.
Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Ornella Nucci, Francesco Cribari, Marina Pasqua ed Elena Coccia.
LE PAROLE DEL MAGGIORE. Tornano d’attualità, a questo punto, le parole del maggiore Carlo Romano che nel corso di un’udienza del processo di primo grado commentò la prima fase delle indagini. «Mi rammarica – disse sotto giuramento il capo del Ris di Messina – che questa faccenda si sarebbe potuta risolvere in pochi giorni laddove nel 1988 la medicina legale di Bari aveva individuato degli spermatozoi nei tamponi vaginali. I tamponi portati in Inghilterra non furono mai analizzati perché gli fu detto di non analizzarli da un ufficiale del Cis (oggi Ris) di Roma, mentre nella Capitale provarono ad estrarre un’aliquota e si arrivò an- che all’estrazione del Dna, ma dalla relazione Di Stefano si evinceva che gli esami erano negativi». (Antonio Alizzi)