Processo Bozzo, anche l’Ordine dei giornalisti ricorre in Appello
La procura di Cosenza ha presentato ricorso contro Piero Citrigno, l’imprenditore leader nel campo della Sanità ed ex editore di Calabria Ora e l’Ora della Calabria, condannato a 4 mesi di reclusione per il caso di violenza privata ai danni del giornalista Alessandro Bozzo, morto suicida il 15 marzo del 2013 nella sua abitazione di
La procura di Cosenza ha presentato ricorso contro Piero Citrigno, l’imprenditore leader nel campo della Sanità ed ex editore di Calabria Ora e l’Ora della Calabria, condannato a 4 mesi di reclusione per il caso di violenza privata ai danni del giornalista Alessandro Bozzo, morto suicida il 15 marzo del 2013 nella sua abitazione di Marano Marchesato.
La sentenza di primo grado emessa dal giudice monocratico Francesca De Vuono non ha convinto, relativamente alla pena inflitta, né l’accusa né le parti civili che si rivolgono ora alla Corte d’Appello per ottenere una pena più pesante. Ricordiamo infatti che in sede di requisitoria il pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara aveva chiesto 4 anni di carcere per l’imputato, mentre la difesa riteneva che la decisione di modificare il contratto da tempo indeterminato a tempo determinato fosse legata soltanto a questioni aziendali e non relativa al fatto che Citrigno volesse condizionare psicologicamente le scelte del cronista che, avendo da portare avanti una famiglia, fu costretto – a dire dell’accusa – a firmare il nuovo rapporto lavorativo.
Nello specifico, l’Ordine dei giornalisti – costituitosi parte civile attraverso l’avvocato Nicola Rendace – è stato escluso dal pagamento dei danni. Il giudice infatti nelle motivazioni aveva scritto che «non appaiono al contrario sussistere profili di danno né morale, né materiale, in relazione al reato oggetto di imputazione, nei confronti del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti» che si era costituito «per la tutela del diritto costituzionale della libertà di informazione; l’osservanza delle norme di deontologia necessarie per la trasparenza, la correttezza e la completezza dell’informazione, bene primario di ogni società democratica; la qualificazione e formazione permanente di tutti gli operatori dell’informazione».
Per il giudice, facendo fede a questi principi. «nel presente processo non sono configurabili profili di danno nei suoi confronti atteso che, sebbene nel corso dell’istruttoria sia indubbiamente emersa la problematica della liberà del singolo giornalista rispetto all’editore e alla proprietà del giornale, si è comunque proceduto per lo specifico reato di violenza privata in danno di Alessandro Bozzo avente ad oggetto problematiche relative alle condizioni contrattuali ed al trattamento economico dello stesso e non a limitazioni della sua libertà di espressione o di stampa». (Antonio Alizzi)