Strage di Cassano, chiesto il confronto tra il pentito Bloise e la sua ex moglie
Nuova udienza per la morte del piccolo Cocò, del nonno Giuseppe Iannicelli e della ragazza marocchina assassinati barbaramente nel gennaio del 2014 a Cassano all’Jonio. La pubblica accusa, oggi rappresentata in udienza dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e del pm Saverio Vertuccio, ha sentito il collaboratore di giustizia Michele Bloise, ex marito di Sonia Di
Nuova udienza per la morte del piccolo Cocò, del nonno Giuseppe Iannicelli e della ragazza marocchina assassinati barbaramente nel gennaio del 2014 a Cassano all’Jonio. La pubblica accusa, oggi rappresentata in udienza dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e del pm Saverio Vertuccio, ha sentito il collaboratore di giustizia Michele Bloise, ex marito di Sonia Di Monte. La teste, che ha ammesso di aver avuto una relazione con Cosimo Donato, è stata al centro di un lungo dibattito tra accusa e difesa.
Non sono bastate infatti oltre 8 ore di udienza per arrivare a metà escussione della donna che ha sposato nei primi anni del 2000 l’ex affiliato del gruppo Forastefano, in carcere dal lontano 2003 e pentitosi soltanto nel 2011. La giornata di oggi, tuttavia, era molto importante perché nella lista dei testimoni figurava anche Daniel Panarinfo (in udienza oggi era rappresentato dall’avvocato Enrico Tucci), collaboratore di giustizia, che avrebbe confidato a Domenico Falbo di aver saputo da Faustino Campilongo che a commettere l’eccidio di Cassano sarebbero stati lui e Cosimo Donato. Il pentito sarà sentito in un’altra udienza.
Il prossimo 3 marzo infatti il procuratore Luberto proseguirà nell’esame della Di Monte, con la quale ha avuto un acceso scambio di vedute sulle frasi riportate nel verbale di sommarie informazioni reso davanti alla Dda a fine luglio del 2015, e subito dopo ci sarà il controesame delle difese. Solo a quel punto la Corte d’Assise di Cosenza valuterà se acquisire il verbale ai sensi dell’articolo 500, comma 4 del codice di procedura penale (“quando, anche per le circostanze emerse nel dibattimento, vi sono elementi concreti per ritenere che il testimone è stato sottoposto a violenza, minaccia, offerta o promessa di denaro o di altra utilità, affinchè non deponga ovvero deponga il falso, le dichiarazioni contenute nel fascicolo del pubblico ministero precedentemente rese dal testimone sono acquisite al fascicolo del dibattimento e quelle previste dal comma 3 possono essere utilizzate”, così il comma menzionato) ed eventualmente mettere a confronto il pentito Bloise (assistito dall’avvocato Emanuela Capparelli) e l’ex moglie come richiesto da Luberto.
Il numero due della Dda di Catanzaro è arrivato a questa conclusione nel momento in cui ritiene di aver individuato quegli elementi probatori che farebbero desumere come Sonia Di Monte possa essere intimorita a confermare tutte le propalazioni rese nel periodo delle indagini, visto che è emerso che la figlia avuta con Bloise sarebbe stata menata da una coetanea, figlia di Cosimo Donato. Sul punto, l’avvocato Cordasco ha ritenuto di osservare che è in grado di chiarire ogni dubbi a tal proposito, facendo emergere nel controesame che l’aggressione e le successive minacce scritte ricevute dalla Di Monte su Facebook sarebbero generate per altri motivi e non dal fatto che in quel periodo si fosse venuto a conoscenza che la donna avesse “accusato” “Panzetta” e “Miu”, ovvero Campilongo e Donato.
La donna, rispetto a quanto ha dichiarato e sottoscritto davanti a Luberto e ai carabinieri del Ros, ha detto che Cosimo Donato gli avrebbe rivelato di aver fissato un appuntamento con Iannicelli ma che poi non ci andò. Ha poi confermato che l’uomo con il quale aveva una relazione extraconiugale, dalla quale è nata anche un’altra bimba, avrebbe detto che da quel momento non lo poteva più considerare un buono a nulla e che era diventato il capo di Firmo. La contestazione, che per Luberto è una discrasia radicale, sta nel fatto che la donna oggi non ha specificato quale fosse il motivo per il quale Cosimo Donato avesse fatto quell’affermazione, mentre nel verbale c’è scritto che l’ascesa criminale sarebbe avvenuta per l’omicidio di Giuseppe Iannicelli.
Tutte queste cose, però, Sonia Di Monte le ha dette al telefono e a voce al suo ex marito che difatti ha riportato quelle dichiarazioni, aggiungendo altri particolari. Particolare importante finora mai emerso, è quello secondo il quale nell’ultimo periodo tra Iannicelli e i due imputati di Firmo sarebbero nati dei contrasti, ha riferito Sonia Di Monte.
Bloise, dal canto suo, ha riferito di aver appreso tutto ciò che ha detto a Luberto dalla sua ex moglie che nel corso della sua permanenza in carcere, quando ancora non era un pentito, aveva deciso di ammazzare perché temeva che avesse potuto rivelare segreti di ‘ndrangheta. Tuttavia, ciò che conta oggi – alla luce della richiesta del procuratore aggiunto della Dda – è quello che uscirà fuori nella prossima udienza. Se dovessero persistere «divaricazioni nette» tra quanto riferito in udienza e quanto dichiarato nella prima frase dell’inchiesta, la Dda insisterà nel chiedere il confronto col pentito oppure di acquisire il verbale.
Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Vittorio Franco, Ettore Zagarese e Mauro Cordasco, avrebbe preferito continuare oggi l’escussione della teste Di Monte, e forse c’erano le condizioni per farlo, ma la Corte di Assise di Cosenza ha preferito rinviare.
Le parti civili, ovvero la mamma, il papà, la zia, la nonna e gli altri parenti di Cocò e Iannicelli, sono rappresentati dagli avvocati Liborio Bellusci e Angela Bellusci. (Antonio Alizzi)