Consiglio regionale, la Consulta dà ragione a Gianluca Gallo. Graziano replica: «Fiducia nella Corte d’Appello»
L’ex consigliere regionale Gianluca Gallo, primo dei non eletti della lista “Casa delle libertà” alle regionali del novembre 2014, ha reso noto, in un post su Facebook l’esito del pronunciamento della Consulta circa l’ineleggibilità di Giuseppe Graziano. Graziano, a giudizio di Gallo, rappresentato dagli avvocati Oreste Morcavallo e Francesco Paolo Gallo, non aveva rispettato i tempi
L’ex consigliere regionale Gianluca Gallo, primo dei non eletti della lista “Casa delle libertà” alle regionali del novembre 2014, ha reso noto, in un post su Facebook l’esito del pronunciamento della Consulta circa l’ineleggibilità di Giuseppe Graziano.
Graziano, a giudizio di Gallo, rappresentato dagli avvocati Oreste Morcavallo e Francesco Paolo Gallo, non aveva rispettato i tempi previsti dalla legge per mettersi in aspettativa dal Corpo forestale dello Stato. Con ordinanza del 10 febbraio 2016, la Corte d’appello di Catanzaro aveva sollevato questione di legittimità costituzionale in riferimento all’art. 51 della Costituzione.
La questione era sorta nel giudizio d’appello avverso l’ordinanza con la quale il Tribunale ordinario di Catanzaro, in accoglimento di un ricorso presentato ai sensi dell’art. 22 del decreto legislativo 1 settembre 2011, aveva dichiarato la decadenza dalla carica di un consigliere regionale, per la sussistenza di una causa di ineleggibilità al momento della presentazione della candidatura, e lo aveva sostituito con il ricorrente, primo dei non eletti nella medesima lista.
«E’ dunque pienamente efficace – afferma Gallo nella dichiarazione – la normativa che prevede che chi ricopra incarichi lavorativi di natura pubblica debba mettersi in aspettativa secondo tempi e modalità tassative, in caso di candidatura. Chi non lo fa vìola una disposizione pensata per evitare che gli elettori possano essere in qualche modo influenzati dalla detenzione ed esercizio di un pubblico potere ed è pertanto ineleggibile. Lo aveva già certificato, in primo grado, il Tribunale di Catanzaro. Dovrà prenderne ora atto anche la Corte d’Appello, che aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale oggi dichiarata infondata dalla Corte Costituzionale. In coda a questo ulteriore passaggio, da qui a qualche settimana si aprirà la strada che ci riporterà in Consiglio regionale, a rappresentare le istanze del territorio, come sempre fatto».
PARLA GRAZIANO. «Prendiamo atto della sentenza della Corte Costituzionale e attendiamo, con fondata fiducia, la pronuncia della corte d’Appello di Catanzaro che valuterà la vicenda anche tenendo in considerazioni e vagliando altre ragioni» sostengono gli avvocati Tedeschini, Gualtieri e Ferriuolo del collegio difensivo del consigliere regionale Giuseppe Graziano.
«Intanto – proseguono – è doveroso ricordare che la pronuncia della Corte costituzionale è limitata semplicemente all’espletamento di una formalità tecnico-burocratica che, in nessun modo, indebolisce, scalfisce o annulla l’elezione plebiscitaria e democratica del consigliere Graziano».
«La Corte Costituzionale, in buona sostanza, dopo aver valutato la documentazione prodotta dalle parti in causa e dalla Corte d’appello di Catanzaro ha ribadito un principio chiaro e assodato. Quello, cioè, che non sono eleggibili i titolari di organi individuali ed i componenti di organi collegiali che esercitano poteri di controllo istituzionale sull’amministrazione della regione, della provincia o del comune nonché i dipendenti che dirigono o coordinano i rispettivi uffici», si legge nella nota.
«Si tratta, inoltre, di una sentenza che rappresenta una pregiudiziale e quindi non il giudizio definitivo. Anche perché la questione, posta al vaglio dei giudici d’appello di Catanzaro, è ben più ampia e la valutazione generale sarà articolata e determinata su altre variabili, non meno importanti rispetto alla sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, ma sicuramente determinanti. Non ultima la volontà popolare, prioritaria su tutto, e lo scarto di oltre tremila preferenze tra il consigliere regionale eletto Giuseppe Graziano ed il ricorrente, primo dei non eletti».
«Fermo restando – concludono i legali – che dal punto di vista giuridico, e questo lo ha evidenziato la Corte Costituzionale, non si è elisa la legge perché Graziano, essendo organico ad un Corpo di polizia, è sottoposto a leggi speciali che ordinano e disciplinano la materia in oggetto».