giovedì,Marzo 28 2024

Pagliuzza o trave?

– l’editoriale di Piero Bria – Nel calcio, quello giocato, tutto è opinabile. Ed è questo che lo rende lo sport unico al mondo. Ma, a palla ferma, cerchiamo di ragionare sul perché ci ritroviamo in questa situazione. Nulla capita per caso. I risultati cambiano l’umore, è risaputo. Fronte squadra, fronte tifosi. Quello che non

Pagliuzza o trave?

– l’editoriale di Piero Bria –
Nel calcio, quello giocato, tutto è opinabile. Ed è questo che lo rende lo sport unico al mondo. Ma, a palla ferma, cerchiamo di ragionare sul perché ci ritroviamo in questa situazione. Nulla capita per caso.

I risultati cambiano l’umore, è risaputo. Fronte squadra, fronte tifosi. Quello che non deve mutare è l’oggettività nei giudizi, soprattutto da parte degli addetti ai lavori. A novembre scrissi in un editoriale, di cui riporto un breve passaggio, «cerchiamo di essere cauti nelle vittorie e obiettivi nelle sconfitte. E se proprio dobbiamo cercare un colpevole… beh, inutile sfogarsi con squadra e allenatore se in questi anni c’è stato qualcuno che ha fatto passare il tempo quasi giocassimo a scacchi».

Il campo è quello che determina le nostre ire. Ciò che vediamo commentiamo. Purtroppo, però, capita di soffermarsii sulla pagliuzza senza notare la trave. Il gioco che propone il Cosenza e i conseguenti risultati, la posizione di classifica sono figli di una programmazione avvenuta alla giornata. In Calabria siamo gli unici a non aver mai gustato la massima serie. E tra i motivi ce n’è uno che non può essere messo in discussione. A Cosenza non è mai esistita una programmazione. Si è ragionato sul tutto e subito, se sono soldi ancora meglio.

A Reggio Calabria il patron Foti decise di affidarsi a Martino, a Crotone Vrenna iniziò la sua scalata con Ursino. Una scelta dettata dalla certezza di avere una programmazione tecnica utile alla causa. Poi, con un po’ di fortuna e l’audacia delle piccole sia a Reggio che a Crotone sono riusciti a fare il grande salto. E il Cosenza? Cambia diesse un anno si e l’altro pure per non parlare degli allenatori. Con i giocatori si è navigato a vista. Ma soprattutto non ci sono strutture e si vagabonda di qua e di là. Per non parlare dell’assenza di una scuola calcio che, per una squadra professionistica, è la base di una programmazione.

Ora, di cosa vogliamo parlare? Del modulo che non va, dei giocatori non adeguati… o forse, se proprio dobbiamo mostrare il nostro disappunto, non sarebbe meglio chiedere garanzie a chi decide come muovere i fili di tutto?

Nel calcio, quello giocato, tutto è opinabile. Ed è questo che lo rende lo sport unico al mondo. Ma, a palla ferma, cerchiamo di ragionare sul perché ci ritroviamo in questa situazione. Nulla capita per caso. I casi sopra citati dovrebbero pur dare uno spunto a Guarascio per capire come agire. Altrimenti continueremo a dire ognuno la sua con un’unica certezza: il Cosenza calcio vive alla giornata senza ambizione alcuna. L’altra faccia di una medaglia che ha solo un valore simbolico.