Toscano descrive Mirabelli: «Ha vinto la meritocrazia, già a Cosenza…»
Il vecchio allenatore rossoblù Mimmo Toscano racconta il Mirabelli degli albori: «Nessuno gli ha regalato niente. Gavetta, sì. Mirabelli ha lavorato tanto, tantissimo e non si è mai fermato». Sono stati compagni di squadra nelle categorie inferiori quando entrambi chiudevano la carriera, poi il binomio Mirabelli-Toscano ha rappresentato la prima rinascita del calcio cosentino dopo il fallimento del 2003.
Il vecchio allenatore rossoblù Mimmo Toscano racconta il Mirabelli degli albori: «Nessuno gli ha regalato niente. Gavetta, sì. Mirabelli ha lavorato tanto, tantissimo e non si è mai fermato».
Sono stati compagni di squadra nelle categorie inferiori quando entrambi chiudevano la carriera, poi il binomio Mirabelli-Toscano ha rappresentato la prima rinascita del calcio cosentino dopo il fallimento del 2003.
Mimmo Toscano, intervistato dal portale gianlucadimarzio.com, ha raccontato come Big Max sia entrato nella sua vita e insieme siano entrati nella storia del Cosenza Calcio con quella doppia promozione consecutiva dalla Serie D alla C1. «Massimo è una persona straordinaria, piena di principi, valori e nel suo lavoro competente come pochi – ha spiegato Mimmo One – Il Milan con lui è davvero in ottime mani: Massimo ha carisma, personalità e non fa mai mancare la sua presenza in sede o al campo di allenamento. Dico subito una cosa: è maniacale in quello che fa. Nessuno gli ha regalato niente. Gavetta, sì. Mirabelli ha lavorato tanto, tantissimo e non si è mai fermato. E adesso lo farà ancora di più: io lo conosco molto bene e, a differenza di quello che in molti possono pensare, garantisco che questo per lui è un punto di partenza, non di arrivo».
La descrizione del Mirabelli direttore rimanda direttamente a quando il Sanvitino era un campo di addestramento più che di allenamento. Ordine e disciplina alla base di tutto: così voleva il dg. «La macchina organizzativa da lui gestita deve essere perfetta – continua Toscano – Massimo non lascia nulla al caso: dal magazziniere al giardiniere, tutto deve passare da lui».
Fu lo stesso Mirabelli ad avviarlo alla panchina, erano i tempi del Rende e gli affidò la Berretti. «Un giorno Massimo mi disse: “E’ meglio se smetti di giocare, secondo me dovresti metterti ad allenare”». Fu la svolta per entrambi, perché vincere a Cosenza non è mai stato semplice e non lo fu neppure quei due anni nonostante le classifiche dicano altro. «Se solo ripenso agli anni di Cosenza – continua Toscano – dico è stato un capolavoro nel segno della meritocrazia. Perché se c’è un principio che Massimo ha sempre privilegiato è proprio la meritocrazia. Carisma e personalità: ascolta tutti, ma si fida solo del suo occhio».
L’amicizia tra i due è forte. «L’ho sentito un paio di giorni fa per fargli l’in bocca al lupo per l’inizio della sua nuova avventura al Milan: ci sentiamo spesso e ci vediamo ogni volta che viene a Cosenza – sottolinea Toscano – Io non ho mai avuto dubbi che lui sarebbe arrivato in alto, mai. Sapete perché? Perché l’ho visto lavorare da vicino per anni e, credimi, è instancabile: vive di calcio h24, non stacca mai. E’ incredibile. Gira tutti gli stadi del mondo, guarda partite in tv: più di una volta ho avuto quasi la sensazione che lo avessero clonato, è uno stacanovista. Massimo è persona speciale, con una grande umiltà».
Chiusura dedicata invece al Mirabelli direttore sportivo. «E’ uno che ascolta tutti, ma alla fine si fida solo del proprio occhio – giura Toscano – Non prenderà mai un giocatore senza averlo visto più volte di persona ed aver analizzato ogni aspetto, non solo calcistico. Massimo ha carisma, tantissima personalità ed è un vincete, lo dice la sua storia, non lo dico io. Già 5-6 anni fa mi parlava di un certo Aubameyang…».