Mendicino, terreno dissequestrato. Il giudice: «Entro 40 giorni la bonifica dell’area»
Nei giorni scorsi il giudice monocratico del tribunale di Cosenza, Francesca De Vuono ha dissequestrato in modo temporaneo il terreno oggetto di sequestro preventivo da parte della procura di Cosenza, che sarebbe stato utilizzato per scaricare abusivamente rifiuti pericolosi e non pericolosi. L’istanza presentata dalle presunte persone offese, titolari del terreno incriminato, è stata accolta
Nei giorni scorsi il giudice monocratico del tribunale di Cosenza, Francesca De Vuono ha dissequestrato in modo temporaneo il terreno oggetto di sequestro preventivo da parte della procura di Cosenza, che sarebbe stato utilizzato per scaricare abusivamente rifiuti pericolosi e non pericolosi.
L’istanza presentata dalle presunte persone offese, titolari del terreno incriminato, è stata accolta dal giudice che guida l’istruttoria dibattimentale, nella quale sono a giudizio Francesco Rose (difeso dall’avvocato Chiara Penna), Fusaro e Servidio.
«Tenuto conto – si legge nel provvedimento – del cospicuo lasso temporale trascorso dalla commissione dei reati e dall’intervenuto sequestro e della definizione del procedimento in relazione alla posizione di alcuni degli imputati, non appaiono più sussistenti le esigenze cautelari poste a base del provvedimento», scrive il giudice De Vuono.
Si dispone, pertanto, «il dissequestro temporaneo, per un periodo di 40 giorni, allo scopo di consentirne la bonifica, delegando il Comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Cosenza», oggi carabinieri Forestale, «che ha operato l’originario sequestro, per la rimozione dei sigilli». Il provvedimento definitivo di dissequestro arriverà al termine delle procedure richieste dal giudice.
LE INDAGINI. Secondo l’accusa, Francesco Rose e Michele Mancini (che ha chiesto di essere giudicato col rito abbreviato) avrebbero realizzato e gestito «una discarica non autorizzata di rifiuti pericolosi e non pericolosi costituiti da pneumatici fuori uso, rifiuti provenienti da lavorazioni edili, carcasse di autovetture in disuso e rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RA- EE) costituiti da lavatrici e frigoriferi in disuso in parte smantellati.
In particolare Francesco Rose» avrebbe realizzato e gestito «una discarica» di 6500 mq ubicata su un terreno della Ferrocementi Srl, «nonché per circa 500 mq, su terreno demaniale, dunque di proprietà dello Stato, posto a ridosso delle sponde del fiume Busento. Il tutto creando sopra tale terreno» si legge nel primo capo d’accusa «una sopraelevazione rispetto al naturale livello del piano di campagna di circa due metri derivanti dall’abbandono e incontrollato deposito, reiterato nel tempo e conseguente degrado ambientale, dei rifiuti sopra descritti».
Il tutto – sostiene la Procura di Cosenza – «con il concorso di Michele Mancini, il quale mediante utilizzo degli autocarri a lui intestati e nella sua materiale disponibilità. scaricava ripetutamente per il definitivo smaltimento illecito nell’area di discarica sopra descritta rifiuti speciali non pericolosi costituiti da calcinacci e intonaci provenienti da lavorazioni edili, lamierati, un elettrodomestico e rifiuti derivanti da attività di giardinaggio».
Fusaro e Servidio invece (in concorso con Tiano, il quale ha patteggiato la pena) avrebbero effettuato «in mancanza di autorizzazione un’attività di smaltimento di grossi quantitativi di rifiuti costituiti» tra le altre cose «da pneumatici fuori uso», mentre Fusaro avrebbe inviato «ripetutamente grossi automezzi intestati o comunque in uso alla Ecology Green, condotti da Angelo Servidio, presso la discarica abusiva gestita e realizzata dai Rose in modo da prelevare i pneumatici scaricati» da Tiano «da destinare a smaltimento o comunque a recupero». (a. a.)