domenica,Marzo 26 2023

CARA di Isola Capo Rizzuto, «ispezione di Minniti alla prefettura di Crotone»

La commissione parlamentare antimafia riaccende i riflettori sul CARA di Isola Capo Rizzuto, al centro di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha portato nei giorni scorsi all’emissione di 68 decreti di fermo contro la cosca Arena e tra gli altri, del presidente della Misericordia Leonardo Sacco e del sacerdote Edoardo Scordio.  Nella nuova seduta

CARA di Isola Capo Rizzuto, «ispezione di Minniti alla prefettura di Crotone»

La commissione parlamentare antimafia riaccende i riflettori sul CARA di Isola Capo Rizzuto, al centro di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha portato nei giorni scorsi all’emissione di 68 decreti di fermo contro la cosca Arena e tra gli altri, del presidente della Misericordia Leonardo Sacco e del sacerdote Edoardo Scordio. 

Nella nuova seduta del 24 maggio scorso la commissione ha audito il prefetto Gerarda Pantalone, capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione.

Nel corso dell’audizione sono interventi diversi commissari, tra i cui i deputati calabresi del Pd Enza Bruno Bossio ed Ernesto Magorno.

In particolare, la Bruno Bossio ha fornito nuovi elementi sul caso del Centro di Accoglienza dei migranti di Isola Capo Rizzuto, chiedendo alla Pantalone alcuni chiarimenti circa l’operato della prefettura di Crotone e del dipartimento che fino a poco tempo fa era diretto dal prefetto Morcone, con il quale la deputata del Pd aveva avuto un acceso scontro in commissione.

Quel che emerge dall’operazione “Jonny” è che il CARA era praticamente gestito dal clan Arena di Isola Capo Rizzuto. Tutto passava dall’associazione mafiosa, attraverso il capo della Misericordia Sacco. Dalla gestione dei migranti alla ristorazione. Ma uno degli argomenti trattati e discussi in seduta pubblica riguarda l’assegnazione della gara d’appalto svoltasi nel novembre del 2016. E’ la deputata Enza Bruno Bossio a rivelare «informalmente» quanto sarebbe avvenuto in quella occasione. «La Croce Rossa, che tra l’altro sarebbe il caso di audire, ha avuto grosse difficoltà a fare i sopralluoghi, cosa che di solito le aziende o le ATI che partecipano a una gara possono fare nella sede per cui devono proporre la loro offerta. Ha avuto grosse difficoltà anche a fare i sopralluoghi, però poi lo diranno loro». La risposta di Gerarda Pantalone è netta: «Se ci sono state queste cose, è giusto che vengano fuori nelle sedi competenti».

Se da un lato chi voleva partecipare alla gara sembra aver avuto degli ostacoli, dall’altro la commissione antimafia vuole approfondire i rapporti istituzionali con chi gestiva il Cara di Isola Capo Rizzuto.

DAL 2009 AD OGGI. Il prefetto Pantalone ricostruisce tutta la gestione degli appalti. «Fino al 2009 Crotone ha agito quale stazione unica appaltante, dal 2009 in poi la stazione unica appaltante (SUA) era istituita presso la provincia, per cui la prefettura di Crotone si è avvalsa anche dell’ausilio della SUA istituita presso la provincia per l’affidamento delle gare. Anche questa gara è stata affidata (previo esperimento di gara d’appalto, qui siamo ad un esperimento di gara in base al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa alla Confederazione nazionale delle Misericordie con sede in Firenze, al prezzo di 23.056.501 euro IVA esente», condizioni ripresentatisi poi dal 1 agosto del 2009 al 31 luglio del 2012 con proroga fino al 21 novembre 2012. Fino al 21 novembre 2015 la gestione era della Misericordia con sede a Firenze, al prezzo di 20.020.926. «Dal primo novembre 2016 per un periodo di un anno la gara è stata aggiudicata all’ATI Sant’Anna accoglienza», composta «dalla Confederazione nazionale Misericordia d’Italia e da Miser Isola di Capo Rizzuto. Miser».

I SERVIZI. Le prestazioni e le quote societarie sono così suddivise: «La società Consorzio opere Misericordia – ha affermato il prefetto Pantalone – offre i servizi di assistenza generica alla persona e di trasporto per un 56 per cento; la Mediterranea servizio di ristorazione per il 7,86 per cento; la Puliverde i servizi di igiene, pulizia e igiene ambientale per il 7,86 per cento; la Ristorart i servizi di pasti e di ristorazione per il 19 per cento».

LE ISPEZIONI. Il capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione spiega che «vi sono state sia delle ispezioni a livello periferico che delle ispezioni inviate dal Dipartimento delle libertà civili. Il nucleo Praesidium, la commissione mista di monitoraggio che esisteva fin dal 2013 presso la prefettura di Crotone, tra il 2013 e il 2015 ha svolto cinque sopralluoghi, che hanno fatto evidenziare delle carenze sulla prestazione dei servizi. Anche le ispezioni ministeriali volte ad acclarare la qualità dei servizi resi hanno fatto evidenziare talune discrasie, in particolare con riferimento al sistema delle rilevazioni delle presenze, alla registrazione delle forniture dei beni e all’erogazione del buono economico». Le date? 22 e 23 maggio 2014, 11 marzo 2015 e 10 novembre 2016.

LE IRREGOLARITÀ’ E LA PREFETTURA DI CROTONE. La deputata Enza Bruno Bossio, al termine dell’intervento del prefetto Pantalone, ricorda un paio di punti importanti dell’inchiesta antimafia e soprattutto della sua esperienza al CARA di Isola Capo Rizzuto. «La presenza della Misericordia e dell’accordo con la Caritas o come si chiama ogni volta in diverse forme don Scordio e il suo figlioccio avrebbero fatto allarmare chiunque, ma evidentemente la prefettura di Crotone e chi doveva vigilare sulla prefettura di Crotone non si è mai posto il problema». E ancora: «Chi è che firma ogni volta per la prefettura i contratti? Sono state denunciate dal 2013 queste irregolarità e c’è anche la relazione di un ispettore di polizia che io non conosco, ma che è stata consegnata (forse i colleghi del Movimento 5 Stelle lo possono dire) alla parlamentare europea Laura Ferrara, che già denunciava queste cose».

La terza questione riporta al periodo di una delle ultime ispezioni. «L’altra questione è che la gara del novembre 2016 (credo che questa sia la cosa più grave) è stata aggiudicata, anche all’indomani non solo delle mie interrogazioni e di quelle degli altri colleghi, ma anche dell’audizione del prefetto Morcone, che è stata fatta a ottobre 2015 e che è successiva alla mia ulteriore visita, cosiddetto «blitz» del settembre 2015 al CARA di Crotone, dove sono stata pesantemente redarguita anche dal prefetto Morcone, su input della questura e della prefettura, perché mi sarei portata di nascosto una giornalista».

IL MISTERO. Riepilogando le volte in cui ha fatto visita al Centro d’Accoglienza in provincia di Crotone, la Bruno Bossio tira fuori un’altra storia rimasta avvolta nel mistero. «L’altra questione che non si è mai capita è chi abbia nascosto le carte della morte dell’egiziano o marocchino che ha portato alla ribellione in quell’epoca di alcuni immigrati e alla chiusura del CIE, e non si è mai trovata la cartella clinica».

IL QUADRIFOGLIO. Il catering per i pasti al CARA di Isola Capo Rizzuto era gestito dal Quadrifoglio e proprio su questo punto la deputata cosentina punzecchia di nuovo la prefettura di Crotone. «L’altra questione grave è come la prefettura (c’è scritto anche come mi ha risposto il prefetto Morcone) mi ha risposto quando ho posto il problema del passaggio di consegne dalla Vecchia locanda alla Quadrifoglio, dicendo che la prefettura di Crotone aveva trovato tutto a posto e che soprattutto, essendo un subappalto, non si poteva entrare nel merito. Così è la risposta. La cosa grave è che si scopre oggi che questa Quadrifoglio non solo regala le automobili per i 18 anni della figlia del boss, ma parrebbe aver vinto una gara alla questura di Crotone sempre per catering».

In effetti la ricostruzione che fa la Bruno Bossio viene documentata dalla Dda di Catanzaro in un’intercettazione telefonica tra Antonio Poerio e un suo interlocutore che chiede all’uomo finito in carcere se vi siano problemi a fargli avere il certificato antimafia. E’ il periodo in cui le inchieste giornalistiche si concentrano sul Cara di Isola Capo Rizzuto e sulle presunte infiltrazioni mafiose. Poerio spiega di voler rimanere invisibile e di aver deciso di farsi mettere «nel patto parasociale» della Ristorart dove la Prefettura di Crotone lo paga direttamente. Così gli viene chiesto: «non ti offendere, no: ma tu, eventualmente, se mi servisse un certificato antimafia, tu me lo dai? Si…» e Poerio: «si, si…». E riferisce di avere «un contratto che ha firmato la Prefettura per… alla Quadrifoglio per i pranzi del… per i pranzi della Questura». 

Arriva il momento del segretario del Pd Calabrese, Ernesto Magorno che nel suo intervento analizza i rapporti emersi dall’inchiesta antimafia. «Ci sono due pezzi dello Stato, la magistratura che indaga e che arriva a chiedere misure gravissime, così come sono state le richieste ottenute, e c’è un altro pezzo dello Stato che invece avrebbe dovuto controllare in modo da evitare quanto è accaduto» e la Pantalone non nasconde un certo imbarazzo. «Per tutte le domande più specifiche nell’ambito di Crotone e, quindi, Isola Capo Rizzuto mi trovo in una posizione di profondo imbarazzo. C’è un’indagine della magistratura, c’è un’inchiesta che il Ministro Minniti ha affidato al prefetto di Catanzaro sulle attività amministrative poste in essere dalla prefettura di Crotone». Non solo il ministero dell’Interno, però. Pare che la Guardia di Finanza, subito dopo gli arresti, abbia acquisito diversi documenti conservati in prefettura. (Antonio Alizzi)

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