Bancarotta fraudolenta, scarcerato Mimmo Barile. Il gip: «Estraneo alla società spagnola»
Premiato il lavoro difensivo degli avvocati Roberto Le Pera, Francesco Gelsomino, Giuseppina Carricato, che sono riusciti a far prelevare le loro ragioni rispetto a quelle dell’accusa, ottenendo questa mattina la scarcerazione dell’imprenditore cosentino Mimmo Barile, accusato di bancarotta fraudolenta dalla procura di Cosenza. La decisione porta la firma del gip del tribunale di Cosenza Piero
Premiato il lavoro difensivo degli avvocati Roberto Le Pera, Francesco Gelsomino, Giuseppina Carricato, che sono riusciti a far prelevare le loro ragioni rispetto a quelle dell’accusa, ottenendo questa mattina la scarcerazione dell’imprenditore cosentino Mimmo Barile, accusato di bancarotta fraudolenta dalla procura di Cosenza.
La decisione porta la firma del gip del tribunale di Cosenza Piero Santese che nell’ordinanza odierna evidenzia che per quanto riguarda il capo d’accusa riferito alla società spagnola “Tincson”, «la documentazione prodotta dalla difesa a sostegno della revoca della misura smentisca in effetti l’assunto» che Barile fosse ancora amministratore della società Tincson, con sede a Barcellona e attiva sul mercato. E per questo motivo, «in assenza dell’attuale riconducibilità della Tincson a Barile Domenico e in mancanza di altri elementi idonei a concretare l’attualità delle evidenziate esigenze cautelari» e visto che le condotte contestate si fermano al 2014, venendo meno il pericolo della reiterazione del reato, il gip Santese ha concluso con la revoca immediata degli arresti domiciliari. Barile, dunque, è libero.
V’è da dire, inoltre, che le indagini difensive portate avanti dagli avvocati di Barile sono state arricchite dagli accertamenti svolti presso gli uffici amministrativi spagnoli dall’avvocato Luca Le Pera che hanno portato, come abbiamo visto, alla luce una realtà societaria diversa da quella descritta nell’ordinanza cautelare.
I MOTIVI DELLA DIFESA. Le indagini difensive avevano chiarito punto dopo punto quelle accuse che secondo la procura di Cosenza dovevano portare all’arresto dell’imprenditore nel settore alberghiero, tenuto conto della sua presunta partecipazione attiva nella società spagnola “Tincson” che come si è visto parla di tutt’altra natura giuridica rispetto ai fatti contestati dal pubblico ministero Donatella Donato. E lo ribadiscono alla fine della richiesta di revoca della misura cautelare, quando scrivono «qual è il nesso tra Barile Domenico e la vicenda relativa ai due contratti preliminari sottoscritti nell’anno 2014, aventi ad oggetto due beni immobili di proprietà della “Tincson”? Barile Domenico non era l’amministratore, neppure il socio», aggiungendo che «Barile Domenico è stato detenuto, ininterrottamente, sin dal mese di ottobre dell’anno 2013 fino al 2017». (Antonio Alizzi)