Colpa medica, il tribunale di Paola condanna l’Asp di Cosenza per il decesso di un operaio
Un caso di malasanità accertato e punito dal tribunale di Paola con un maxi risarcimento alla famiglia del povero operaio, deceduto oltre dieci anni a causa delle negligenze e omissioni dei sanitari dell’ospedale di Paola che sono stati valutati da ben due perizie, una della famiglia della vittima e un’altra disposta dal giudice civile Franco
Un caso di malasanità accertato e punito dal tribunale di Paola con un maxi risarcimento alla famiglia del povero operaio, deceduto oltre dieci anni a causa delle negligenze e omissioni dei sanitari dell’ospedale di Paola che sono stati valutati da ben due perizie, una della famiglia della vittima e un’altra disposta dal giudice civile Franco Caroleo.
A risarcire la famiglia dell’opeaio tirrenico sarà l’Azienda Sanitaria provinciale di Cosenza che si era opposta alla richieste dei parenti delle vittime, attraverso gli avvocati Maria Rita Iannini e Claudio Gabbrielli, mentre l’Unipolsai assicurazione era rappresentata dall’avvocato Francesco Corina.
Quattro anni di istruttoria nel corso della quale gli avvocati Donatella Attanasio e Roberta Provenzano, difensori della moglie e delle tre figlie dell’operaio, hanno ricostruito tutti i passaggi che hanno portato alla morte dell’uomo.
Due perizie dunque hanno dimostrato che i medici potevano e dovevano fare molto di più affinché nel 2005 non si verificasse il decesso della vittima.
La sentenza del giudice Caroleo è molto importante, quanto ricca di riferimenti in diritto che richiamano a sentenze della Corte Suprema di Cassazione sul nesso causale tra la morte della vittima e la responsabilità medica.
Il giudice ha accolto tutte le richieste delle parti civili, sia in iure haereditario sia in iure proprio, che avevano presentato un corposo dossier nel quale venivano ripercorse le tappe fondamentali dal ricovero alla morte. Dal giorno in cui entrò all’ospedale “San Francesco di Paola”, dove gli fu fatta una Tac al torace alla quale seguirono alcuni esami di laboratorio, fino al trasferimento del paziente presso il reparto di Rianimazione di Sapri. Insufficienza respiratorio e cause batteriche che tuttavia non sono servite per definire le cause della morte.
Il giudice ha ritenuto sussistente il nesso causale tra la condotta omissiva dei sanitari del reparto di Medicina generale e la compromissione della salute della vittima, tenuto conto che «un intervento terapeutico più tempestivo, ovvero un più tempestivo trasferimento del paziente presso altra struttura sanitaria, avrebbe accresciuto in modo significativo le probabilità di evitare il decesso» dell’uomo come ha scritto il consulente tecnico del giudice. Tra l’altro nel corso dell’istruttoria è emerso anche che la cartella clinica del paziente era lacunosa e non aggiornata quotidianamente. A ciò, suo malgrado, si aggiunge che i sanitari del nosocomio di Sapri hanno tentato in tutti i modi di rimettere in sesto l’operaio con tutti i rilievi terapeutici del caso.
Negligenze e omissioni, dunque, che hanno permesso al tribunale di Paola di accertare un caso di malasanità a distanza di 12 anni dalla morte dell’operaio. (Antonio Alizzi)