lunedì,Gennaio 20 2025

Tentata estorsione mafiosa a Cosenza, scarcerati Giannone e Chianello

Il tribunale del Riesame di Catanzaro questa mattina ha provveduto a scarcerare i due indagati accusati dalla Dda di Catanzaro del reato di tentata estorsione mafiosa ai danni di un imprenditore cosentino. L’udienza si è tenuta ieri.  I giudici del Tdl hanno scarcerato Salvatore Giannone e Attilio Chianello che erano stati arrestati su ordine del

Tentata estorsione mafiosa a Cosenza, scarcerati Giannone e Chianello

Il tribunale del Riesame di Catanzaro questa mattina ha provveduto a scarcerare i due indagati accusati dalla Dda di Catanzaro del reato di tentata estorsione mafiosa ai danni di un imprenditore cosentino. L’udienza si è tenuta ieri. 

I giudici del Tdl hanno scarcerato Salvatore Giannone e Attilio Chianello che erano stati arrestati su ordine del gip Distrettuale di Catanzaro su richiesta del pubblico ministero Camillo Falvo al termine delle attività di indagine condotte dalla Squadra Mobile di Cosenza. Circostanze investigative che hanno portato a ritenere i due uomini, autori di un tentativo di estorcere denaro alla persona offesa che nell’incontro decisivo aveva registrato tutta la conversazione poi consegnata agli investigatori.

Ma la decisione del Riesame, in attesa di conoscere le motivazioni che saranno depositate entro 45 giorni, sembra andare in un’altra direzione. Proprio il collegio difensivo, rappresentato dagli avvocati Antonio Ingrosso e Maurizio Nucci, aveva evidenziato tutte le lacune investigative, presentando una serie di documenti che sono di segno opposto al teorema accusatorio.

Per i legali non vi è alcun ingiusto profitto, perché il decreto ingiuntivo notificato alla persona offesa è la prova che Chianello vanta un credito legittimo nei confronti dell’imprenditore che, a dire il vero, ha anche confermato nella discussione animata con i due indagati di non aver saldato i lavori fatti nella sua abitazione da Chianello perché riteneva che fossero stati eseguiti male.

E poi nell’ordinanza di custodia cautelare ci sono dei richiami ai principi giurisprudenziali sul reato di estorsione ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ragion per cui – secondo i legali – neanche il gip era convinto della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per la tentata estorsione e quindi sull’applicazione della misura cautelare. (Antonio Alizzi)

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