Analisi tattica: Cosenza, perché questa paura?
di Gianluca Gagliardi* I rossoblù hanno mostrato un atteggiamento impaurito ed erano vogliosi di arrivare il prima possibile al 90’ senza badare all’estetica o al come fare per arrivarci indenni. Cosenza Fondi doveva essere la partita delle conferme per entrambe le compagini reduci nelle ultime gare da risultati e/o prestazioni positive. Il giorno dopo, e
di Gianluca Gagliardi*
I rossoblù hanno mostrato un atteggiamento impaurito ed erano vogliosi di arrivare il prima possibile al 90’ senza badare all’estetica o al come fare per arrivarci indenni.
Cosenza Fondi doveva essere la partita delle conferme per entrambe le compagini reduci nelle ultime gare da risultati e/o prestazioni positive. Il giorno dopo, e quindi anche a freddo, continuo a chiedermi del perché di tanta ansia che ha generato come succede spesso a chi vuole portare il prima possibile il risultato a casa, molta confusione.
Chiaramente mi riferisco al Cosenza e all’incapacità dimostrata sabato pomeriggio di gestire la gara prima e dopo il vantaggio. Vero è che in simili situazione la classifica ti impone di pensare principalmente al risultato finale, e quindi ai tre punti, ma è altrettanto vero che non si può pensare che ciò avvenga smettendo di giocare già dal secondo successivo all’avvenuto vantaggio e questo a prescindere dall’avversario e dalle situazioni (comunque favorevoli) che si erano venute a creare.
Non siamo neanche ad un/terzo di campionato e seppur le aspettative fossero diverse, si deve pensare di arrivare alla meta attraverso un’idea di squadra con pregi e difetti, ma comunque di squadra o meglio ancora di gruppo.
Veniamo alla partita. Squadre a specchio con un 4-3-1-2 per entrambe le compagini. Avvio equilibrato dove si denota subito un po’ di tensione e precipitazione nelle giocate da parte dei giocatori rossoblù di casa. Dal 15’ il Cosenza ha avuto il predominio territoriale con un possesso palla molto lento e prevedibile che ha generato qualche buona iniziativa sulla destra con il duo Corsi/Statella arrivati per quattro-cinque volte al cross, ma senza creare grossi affanni ai modesti difensori ospiti.
Fondi che ha tenuto il campo con ordine difendendo in dieci dietro la propria metà campo e ripartendo grazie alla buona personalità del classe 1998 Quaini e alla qualità dell’unico giocatore di “livello” Nolè (autore poi del gol).
Molti duelli in mezzo al campo e poche idee da parte di entrambe quando si trattava di fare gioco. Conseguenza quest’ultima anche dello stesso atteggiamento tattico che ha generato un uno contro uno in tutte le zone del campo ed ha portato i contendenti ad annullarsi a vicenda. Situazione che poteva (e doveva) essere gestita meglio con un maggior movimento senza palla, creando superiorità sugli esterni o nell’uno contro uno. Non è un caso, quindi, che la partita sia stata sbloccata dal giocatore che io oggi definisco invisibile per la capacità di essere dappertutto.
E’ lui che va a pressare in ogni zona del campo con la giusta cattiveria, che “strappa” quando la partita è piatta, è lui che accelera e va a concludere facendo 60 metri di campo, ed è sempre lui che fa espellere (ha esagerato l’arbitro?) il regista ospite. Con ciò non voglio dire che oggi il Cosenza sia Mungo-dipendente (non amo questi concetti), ma che sia sicuramente il giocatore da cui prendere esempio per la qualità e la quantità che esprime in ogni occasione… sì! Mungo, pertanto, importante ma non fondamentale. La squadra deve primeggiare sul singolo all’interno della quale il singolo si esalta.
Il secondo tempo inizia con la novità Vasco per De Martino nelle file ospiti con stesso ruolo e funzioni. Col passare dei minuti il Cosenza lasciava sempre più l’iniziativa e il possesso agli ospiti che increduli hanno cominciato ad inanellare angoli e prendere fiducia in vista di una possibile rimonta. Cosenza incapace di tenere palla per più di 2 secondi o di far girare la stessa alla ricerca di quegli spazi che lentamente la squadra ospite lasciava e che solo in una occasione (indovinate con chi?) i padroni di casa sono riusciti ad attaccare e arrivare alla conclusione.
Atteggiamento impaurito e voglioso di arrivare il prima possibile al 90’ senza badare all’estetica o al come fare per arrivarci indenni. Eppure leggendo la formazione di casa non sembrano mancare giocatori con l’esperienza tale da saper come gestire partite simili o sapere che bisogna chiuderla perché il calcio…. è anche bello perché imprevedibile.
All 11’ il doppio cambio Ciotola-DeSousa per Corticchia-Mastropietro operato dal tecnico Mattei ha conferito agli ospiti esperienza oltre ad una qualità nettamente migliore, con il Cosenza sempre più verso la propria area di rigore.
L’espulsione (al 21’!) ha (giochi puramente psicologici) peggiorato l’atteggiamento dei Lupi convinti sempre più di portare a casa i tre punti e meno propensi a cercare di chiuderla ed attaccare alti i giocatori laziali, sistemati con un offensivo e sfilacciato 4/2/3.
Neanche i cambi operati dal tecnico silano (Caccavallo per Mendicino prima, Bruccini per Mungo poi) hanno portato benefici perché il problema non era il singolo giocatore o l’aspetto tattico, ma puramente mentale.
Corvia per Ghinassi (una punta per un difensore) quando mancavano ancora 11’ più recupero e il passaggio ad un 3-2-4 finale per il Fondi e Pascali per Loviso tra le fila del Cosenza, sono la fotografia perfetta del come si è preparata, affrontata e gestita la partita. Il pari finale è invece la logica conseguenza di tutto quello che si è fatto o meglio… non si è fatto!
*Gianluca Gagliardi, allenatore ex Cosenza e Triestina