venerdì,Marzo 29 2024

Rango-zingari, chiesta la confisca dei beni a Intrieri e Mignolo. Ecco il provvedimento di sequestro

Nei giorni scorsi il tribunale di Cosenza, sezione penale-Misure di prevenzione, ha accolto la richiesta di sequestro dei beni avanzata dalla Dda di Catanzaro nei confronti di due presunti esponenti della cosca Rango-zingari di Cosenza, Antonio Intrieri e Domenico Mignolo.  L’indagine è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Cosenza che ha lavorato fianco a

Rango-zingari, chiesta la confisca dei beni a Intrieri e Mignolo. Ecco il provvedimento di sequestro

Nei giorni scorsi il tribunale di Cosenza, sezione penale-Misure di prevenzione, ha accolto la richiesta di sequestro dei beni avanzata dalla Dda di Catanzaro nei confronti di due presunti esponenti della cosca Rango-zingari di Cosenza, Antonio Intrieri e Domenico Mignolo. 

L’indagine è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Cosenza che ha lavorato fianco a fianco della magistratura antimafia di Catanzaro coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri. Un lavoro di ricostruzione dei beni che ha portato ai sigilli di quote societarie e terreni per un valore complessivo di 5 milioni di euro, secondo chi indaga intestati anche a familiari o parenti acquisiti. Ma in alcuni casi si tratta, secondo quanto si apprende, di quote già impegnate o di attività già chiuse.

In particolare il collegio giudicante, formato dai togati Claudia Pingitore, Giusi Ianni e Manuela Gallo, ha analizzato i documenti presentati dalla pubblica accusa che ha ripercorso tutte le fasi processuali del processo “Nuova Famiglia”, all’interno del quale vi sono anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese che ai pm antimafia dichiarò che il ristorante di Intrieri «era diventato una sorta di base operativa della cosca degli zingari».

Appartamenti, terreni e quote societarie sequestrate ad Antonio Intrieri, al quale sono stati bloccati beni immobili di valore superiore rispetto a Mignolo. Quest’ultimo, infatti, risulta avere una partecipazione del 66% del ristorante “Corallo”, già chiuso al pubblico, per un valore di 3960 euro. A ciò si aggiunge la sala giochi, anch’essa non più in attività, riferita a una associazione di attività sportive situata a Marano Marchesato. Dunque il valore di 5 milioni si raggiunge più che altro con il valore degli appartamenti e dei terreni messi sotto sequestro.

L’udienza per la richiesta di confisca dei beni è stata fissata per il prossimo 29 novembre dinanzi allo stesso collegio e sarà l’occasione per il collegio difensivo, formato dagli avvocati Filippo Cinnante e Andrea Sarro, per ribaltare l’ipotesi accusatoria. (a. a.)

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