venerdì,Marzo 29 2024

Tentata truffa, cosentino assolto in appello: le ragioni della difesa

Assolto finalmente dopo 4 anni dalla Corte di Appello di Catanzaro perché il fatto non sussiste. L’uomo, P. P., difeso dall’Avvocato Chiara Penna, ha subito un lungo processo per truffa perché secondo la Procura di Cosenza nel 2012 con artifici e raggiri consistiti del formare una falsa fotocopia con cui si attestava il pagamento della

Tentata truffa, cosentino assolto in appello: le ragioni della difesa

Assolto finalmente dopo 4 anni dalla Corte di Appello di Catanzaro perché il fatto non sussiste.

L’uomo, P. P., difeso dall’Avvocato Chiara Penna, ha subito un lungo processo per truffa perché secondo la Procura di Cosenza nel 2012 con artifici e raggiri consistiti del formare una falsa fotocopia con cui si attestava il pagamento della somma di euro 5.811,51 a titolo di contributi previdenziali Inail avrebbe portato tale documento ad un legale, inducendolo in errore sulla veridicità del pagamento, al fine di fargli  scrivere  un atto di citazione per chiedere una ripetizione di indebita somma percepita da Equitalia Sud. In questo modo avrebbe tentato di procurarsi un ingiusto profitto in danno dell’istituto in questione.

Una tesi a dir poco contorta, partita con la denuncia di Equitalia, e messa in discussione sin dalle prime fasi del procedimento dall’avvocato Chiara Penna, che non solo svolgeva indagini difensive volte a provare l’esistenza dell’operazione, che per qualche ragione non era stata registrata allo sportello, ma dimostrava,  con una consulenza tecnica a firma dei Dottori Gianluca Lopez e Fabio Pucci, l’autenticità del documento.

In particolare la difesa evidenziava che nessuna verifica sul punto era stata mai effettuata da Poste Italiane, ma soprattutto, attraverso le valutazioni tecniche fornite dagli esperti nominati, sottoposti ad attento esame incrociato, ribadiva in maniera chiara che agli esiti delle attività di indagine scientifica, fosse categoricamente da escludere qualsiasi tipo di attività idonea ad alterare il bollettino.

Ciò però non era bastato al tribunale di Cosenza che a novembre dello scorso anno condannava P.P. ritenendolo responsabile di avere ingannato l’ente  creando l’apparenza di un falso adempimento.

Di diverso avviso la Corte di Appello di Catanzaro che, ribaltando la decisione di primo grado ed accogliendo la tesi difensiva, oggi ha assolto l’imputato perché il fatto non sussiste.

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