Consulenze d’oro all’Asp di Cosenza, le motivazioni: «Illegittime le delibere in favore di Gaetano»
Se fosse stata adottata una convenzione tra l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza e l’avvocato Nicola Gaetano, oggi parleremmo del processo sulle Consulenze d’oro come un flop totale. Ed invece, il tribunale di Cosenza in composizione collegiale, spiega nelle motivazioni della sentenza, le ragioni che hanno portato alla condanna dell’ex dg Gianfranco Scarpelli e del noto
Se fosse stata adottata una convenzione tra l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza e l’avvocato Nicola Gaetano, oggi parleremmo del processo sulle Consulenze d’oro come un flop totale. Ed invece, il tribunale di Cosenza in composizione collegiale, spiega nelle motivazioni della sentenza, le ragioni che hanno portato alla condanna dell’ex dg Gianfranco Scarpelli e del noto avvocato di Paola, collegati secondo i giudici dall’orientamento di centrodestra che nella vicenda giudiziaria ha avuto il suo peso.
La differenza sta proprio qui. E si intuisce già dalle parole con le quali l’ex dg Franco Petramala ha ottenuto la piena assoluzione rispetto ai reati di abuso d’ufficio per i quali erano stato incriminato dalla procura di Cosenza, a seguito dei conferimenti degli incarichi legali agli avvocati Luigi Fraia ed Eugenio Conforti, stipulando due convenzioni.
Secondo il tribunale di Cosenza l’istruttoria dibattimentale, nella parte che riguardava Petramala, ha permesso di accertare il dato della consistente mole di contenzioso legale incrementatosi a seguito dell’accorpamento delle ex quattro aziende sanitarie locali della provinciali Cosenza, tutte confluite nell’Asp di Cosenza. Un momento storico che fece registrare, quindi, un aumento significativo del contenzioso legale derivante sia dalle istanze di stabilizzazione legate alla precarietà del persone che dalla imponente situazione debitoria dell’ente per le forniture rimaste inevase, che a causa del blocco del turn over non era consentito procedere a nuove assunzioni e di conseguenza incrementare le risorse dell’ufficio legale. Circostanze confermate anche dalla teste Giuliana Bernaudo, all’epoca dei fatti funzionario dirigente presso la direzione generale dell’Asp di Cosenza.
I giudici hanno osservato che «lo strumento della Convenzione, essendo stata adottata al fine di sopperire, mediante professionisti esterni dell’ente, alle carenze di risorse interne deputate alla gestione del contenzioso e di implementare l’attività di assistenza tecnica giuridica in singole fasi di procedimenti in cui era parte l’Asp di Cosenza, non realizzi alcuna violazione di legge significativa sotto il profilo della inosservanza della disciplina sul conferimento degli incarichi». Convenzioni che portarono gli avvocati Fraia e Conforti a percepire per l’attività professionale svolta la somma di 3mila euro mensili, oltre iva e cap come per legge.
Petramala, secondo i giudici, ha fatto anche bene a disattendere «il parere contrario espresso dal direttore amministrativo Filomena Panno», visto che le nuove convenzioni non hanno portato alcun danno all’Ente né hanno violato le normative regionali.
Come Franco Petramala anche l’ex commissario straordinario dell’Asp di Cosenza, Franco Maria De Rose si trovò nelle medesime condizioni. I giudici fanno notare che in modo «discutibile» De Rose revocò le delineare del suo predecessore, riassegnando gli incarichi legali ad altri professionisti mediante delibere di conferimento e in questo caso all’avvocato Nicola Gaetano. Sono 17 le delibere contestate, ovvero «un numero esponenziale di incarichi conferiti sempre al medesimo professionista» che si sono tradotte «in un ingiustificato favoritismo dell’avvocato Nicola Gaetano». Sarebbe arrivata la condanna anche in questo caso, stante «l’illegittimità della condotta osservata da De Rose», ma il tribunale di Cosenza ha ritenuto insufficiente gli elementi emersi nel corso dell’istruttoria dibattimentale. Sono mancate le prove di un accordo collusivo tra De Rose e Nicola Gaetano, ma non quelle dello stesso orientamento politico. Tuttavia, «deve osservarsi che l’istruttoria espletata non abbia evidenziato adeguatamente il tenore dei rapporti tra De Rose e Gaetano».
Il carico di contenzioni legali proseguì anche sotto la gestione dell’ex direttore generale Gianfranco Scarpelli. Ma nel caso di specie, la procura di Cosenza riteneva che lo stesso avesse intenzionalmente procurato all’avvocato Nicola Gaetano, attraverso il conferimento di numerosissimi incarichi professionali, con modalità strettamente fiduciarie, senza alcuna procedura comparativa o di evidenza pubblica, attribuendogli di fatto il ruolo di consulente legale dell’Asp di Cosenza.
Le delibere passate al setaccio dalla Guardia di Finanza di Cosenza erano 47, ma le condotte di Scarpelli «come quella del Rose, si diversifica rispetto a quella del Petramala in relazione allo strumento adottato per il conferimento degli incarichi legali, ossia la convenzione». Il confine tra la condanna e l’assoluzione gira attraverso questa parola. A tal proposito, i giudici scrivono che «l’aver abdicato allo strumento della convenzione, in favore delle singole delibere di conferimento, si sia di fatto tradotto nella concreta violazione dei principi di corretta ed economica gestione delle risorse» e nelle violazioni di legge.
Le 47 delibere di conferimento di incarichi professionali all’avvocato Nicola Gaetano, adottate nel periodo compreso tra giugno 2011 e gennaio 2014, si sono tradotti in favoritismi al medesimo legale, atteso che la cifra impegnata dall’Ente nel periodo contestato è stata di 900mila euro, esborso superiore «a quelli che sarebbero derivati dall’adozione di una convenzione per l’assistenza, il patrocinio e la difesa in giudizio dell’ente, di tenore analogo a quella stipulata dal direttore generale Petramala con gli avvocati Conforti e Fraia».
Il programma criminoso, individuato dai giudici collegiali di Cosenza, spazia dai rapporti personali intercorsi tra Scarpelli e Gaetano, fino alle conoscenze comuni politiche, riconosciute in diverse intercettazioni ascoltate dagli inquirenti tra l’ex dg e la famiglia Gentile.
Non ci sono prove che fu Dario Gaetano a compulsare Scarpelli per la conversione del contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, mentre Dario Gaetano è stato riconosciuto colpevole in quanto non aveva l’abilitazione al patrocinio per le cause di valore inferiore a 25mila euro», come attestato falsamente in una delibera dell’ex dg dell’Asp di Cosenza. Per i giudici inoltre Dario Gaetano ha esercitato abusivamente la professione di avvocato.
Tredici capi d’accusa che pendevano sulle spalle di Flavio Cedolia e altrettanti assoluzioni. Tra le varie contestazioni ascritte all’ex direttore amministrativo dell’Asp di Cosenza c’è quella di aver falsamente dichiarato, nel proprio curriculum vitae, allo scopo di ottenere incarichi dirigenziali presso diversi enti ed istituzioni, di possedere una “Laurea in Scienze Economiche”, senza specificare che si trattasse di un diploma di laurea triennale anziché di laurea magistrale o conseguita secondo il vecchio ordinamento, così inducendo in errore la Giunta regionale della Calabria circa la sussistenza dei requisiti soggettivi richiesti dalla legge. Atteso che Cedolia in udienza ha chiarito che l’incarico di commissario liquidatore dell’Arssa non era scaturito da una selezione concorsuale, ma da un atto del presidente della Giunta regionale.
Tornando al “diploma di laurea”, i giudici di Cosenza hanno osservato che «la giurisprudenza in materia e una interpretazione ministeriale, hanno chiarito che il termine “laurea” sia da interpretare nel senso che requisito minimo per l’accesso alla dirigenza» e ciò non richiede espressamente la laurea specialistica. In relazione alle altre ipotesi delittuose, Cedolia non ha commesso i reati di falso. (Antonio Alizzi)