In attesa del nuovo Aita
– l’editoriale di Piero Bria – Tra le storie di un derby mai vissuto e quelle di un derby che verrà (si spera!). Il primo tempo è stato il classico derby sentito, tirato, maschio, nervoso. Un derby dove il contatto era cosa naturale. Finalmente, avrà pensato qualcuno. Perché i derby Cosenza-Catanzaro degli ultimi anni, al
– l’editoriale di Piero Bria –
Tra le storie di un derby mai vissuto e quelle di un derby che verrà (si spera!).
Il primo tempo è stato il classico derby sentito, tirato, maschio, nervoso. Un derby dove il contatto era cosa naturale. Finalmente, avrà pensato qualcuno. Perché i derby Cosenza-Catanzaro degli ultimi anni, al San Vito, sono stati caratterizzati più dalla paura (e dal volemose bene). Paura che era presente anche ieri, nel secondo tempo. Ed è stato in quel momento che si è ritornati a vivere la partita noiosa e senza senso a cui ci hanno abituati da anni.
Due squadre che in campo si sono annullate nella prima frazione. E proprio da quell’annullarsi è nato un parapiglia. Uno? Macché. Due, tre, quattro. Ammonizioni, spintoni, sguardi crudi e minacciosi.
Questo è il derby in fin dei conti. Lo vivi per mesi parlandone, sognandolo. Immagini gol, emozioni, urla, abbracci e sensazioni indimenticabili. Poi arriva il giorno ehhh… puff… tutto svanisce dinanzi a quel disarmante accontentarsi di vivacchiare. Nessuno che rischia, tutti col braccino corto ad iniziare dagli spogliatoi fino ad arrivare al terreno di gioco.
Ieri al San Vito per un’ora è stato un clima da derby. Pre gara e 45′ minuti gradevoli. Resterà questo (poco in fin dei conti) dell’ennesimo derby non vinto dai Lupi.
Il vero spettacolo, come sempre, sugli spalti. Spettacolo del Marulla, emozioni forti che aiutano ad andare avanti. Soprattutto quando ritorni a casa deluso per un pari che nella tua mente, fino a qualche ora prima, era un 3-0 facile da regalare agli annali.
Non c’è un cosentino, tifoso vero, che prima di un derby casalingo (da più di trenta anni suonati) non si lasci andare ad un…”Oggi vinciamo, per la legge dei grandi numeri… oggi vinciamo noi”.
Il problema è che le buone intenzioni si scontrano (violentemente) con una realtà dove i derby sono diventati, dalle nostre parti, le partite più scontate e noiose. Attenzione, che sia inteso. I derby al Marulla. Perché poi, vai a Catanzaro e rischi di tornatene con quel 3-0 (che poi è 0-3) che ti ripaga per anni e anni, per la storia. A casa nostra non vinciamo, ma da loro… i sogni si avverano. Almeno di tanto in tanto.
Ecco cosa genera un derby. Pensieri irrazionali, senza senso a volte, frutto di una fantasia che viaggia e si scontra con una realtà a volte troppo cruda. Ma per chi ama questi colori resteranno i cori, le coreografie, gli sguardi e quella voglia di arrivare dove giocatori e allenatori non riescono da anni. In attesa dell’eroe mitologico da idolatrare per la vita. In attesa del nuovo Aita, conquistatore di folle rossoblu. In attesa di colui che diventerà l’eroe del nuovo millennio.