Giocare a calcio come cura, firmato un protocollo di intesa che sostiene i ragazzi autistici
Un progetto che si fonda su un percorso educativo, motorio e relazionale, un “educare collettivo” centrato sul gruppo, attraverso il gioco del calcio, senza però prescindere dalle singole individualità e problematiche, in particolare di quelle intellettive come l’autismo e la sindrome di down. Per mezzo dell’esperienza ludica si consente così di apprendere, sviluppare socievolezza, autocontrollo,
Un progetto che si fonda su un percorso educativo, motorio e relazionale, un “educare collettivo” centrato sul gruppo, attraverso il gioco del calcio, senza però prescindere dalle singole individualità e problematiche, in particolare di quelle intellettive come l’autismo e la sindrome di down.
Per mezzo dell’esperienza ludica si consente così di apprendere, sviluppare socievolezza, autocontrollo, autonomie, senso di appartenenza al gruppo. Una esperienza dove l’agonismo emerge nel suo autentico significato di rispetto e di ricerca continua di miglioramento. Tutto questo, in “una città accessibile davvero a tutti”, come ha tenuto a sottolineare il sindaco Mario Occhiuto.
È racchiuso qui il significato del protocollo di intesa firmato questa mattina a palazzo dei Bruzi dall’Amministrazione comunale, dal Cosenza Calcio e dall’associazione “Calcia l’autismo”. Un accordo che chiama a raccolta associazioni di volontariato e associazioni sportive, istituzioni e realtà territoriali che hanno come fine comune quello di stringersi attorno alle famiglie di bambini autistici, e non solo, con la necessità di sentire vicina la presenza di una rete.
Tra le varie fasi che si prefigge di portare avanti il progetto, il Comune di Cosenza provvederà a pubblicare una manifestazione d’interesse rivolta alle associazioni di genitori di soggetti con disabilità intellettiva, coinvolgendo i ragazzi idonei a poter svolgere un percorso condiviso presso le strutture in cui il Cosenza Calcio svolge le proprie attività.
Un impegno corale, insomma. Del quale è stata data ulteriore testimonianza, questa mattina, con la nutrita presenza nel salone di rappresentanza di palazzo dei Bruzi dei tanti volontari, degli allenatori sportivi, degli istruttori, del coni e di altre Federazioni sportive, degli educatori neuropsichiatrici nonché dell’Associazione Nazionale Carabinieri e del vice commissario Immacolata Tocci in rappresentanza del questore Conticchio che proprio alla recente Festa della Polizia aveva voluto citare le associazioni costituite da genitori che quotidianamente dimostrano il coraggio di lottare.
Il presidente del Cosenza Calcio Eugenio Guarascio ha aperto gli interventi sottolineando la funziona altamente sociale dello sport. «Sono veramente onorato di sottoscrivere questo protocollo perché tra i nostri impegni oltre a quello dei risultati in classifica ci sono dei precisi impegni di responsabilità. Guardiamo principalmente ai giovani, specie in questo momento di grande crisi di valori, e teniamo a essere utili laddove c’è bisogno anche di un sorriso. In questi anni alla guida del Cosenza Calcio i sorrisi più belli sono stati quelli che ci hanno visti vicini a chi è in difficoltà. In questo progetto siamo contenti di essere insieme al sindaco Occhiuto e all’associazione Calcia l’autismo per uno scopo lodevole».
A chiusura dell’intervento del presidente Guarascio, poi, il toccante intermezzo con i piccoli Matteo e Costantino, bambini speciali che hanno portato in regalo a Guarascio e ad Occhiuto i loro disegni sul derby Cosenza-Catanzaro e ricevuto a loro volta in dono una maglia rossoblù e un pallone.
“Vivi la diversità come un’unicità” è lo slogan dell’associazione “Calcia l’autismo” presieduta da Gigi Lupo, personalmente impegnato da tempo al servizio degli altri e anche papà di un altro bimbo speciale, Michele.
«Ringrazio davvero di cuore tutti coloro che ci sostengono – ha esordito Lupo – Per giungere a questo risultato ci siamo dovuti confrontare con chi aveva già fatto questa esperienza, un’esperienza attuata da pochissime società sportive in Italia. Volevamo allargare questa opera sociale, per questo motivo ne parlai con il nostro sindaco Mario Occhiuto, con il suo capo di gabinetto Antonio Molinari e con Alessandra De Rosa trovando in loro un immediato supporto. Il protocollo di intesa procederà per tappe, inizialmente i ragazzi si avvicineranno al mondo del Cosenza Calcio osservando gli allenamenti, vivendo gli spogliatoi. Dopodiché sperimenteremo sul campo se riusciranno a interagire meglio tra di loro».
Da parte dell’assessore allo Sport Carmine Vizza, alcune considerazioni su come l’Amministrazione comunale intenda lo sviluppo dello sport in tutta la sua vastità e non solo in termini strettamente agonistici. «Oggi parliamo dello sport come integrazione e inclusione – ha affermato il delegato di Occhiuto – A noi infatti interessa attuare Politiche che facciano emergere lo sport come ricerca di benessere psico-fisico di una comunità. Recentemente abbiamo messo ad esempio a disposizione della comunità filippina una palestra, perché andiamo nella direzione dell’inclusione concreta che guarda alla socializzazione e all’aggregazione. Il progetto che presentiamo oggi mira a utilizzare lo sport come esperienza intellettiva».
Una chicca: il progetto è stato inserito tra le complesse azioni che l’Amministrazione comunale ha presentato nella scheda per la candidatura di Cosenza quale Città europea dello Sport 2020.
Dal canto suo, Alessandra De Rosa, delegata del Sindaco al Terzo settore, ha precisato di aver catalizzato le sensibilità del primo cittadino, del presidente Guarascio e di Gigi Lupo per una lodevole iniziativa. «Quando Mario Occhiuto ha pensato alla città della solidarietà pensava appunto a percorsi come questo. Stiamo concretizzando parole come inclusione sociale e integrazione. Si tratta – ha aggiunto De Rosa – di un tassello importante in quell’importante disegno del Sindaco sulla costruzione di Cosenza città davvero solidale».
Tracciando le conclusioni che hanno preceduto il momento della firma sul protocollo d’intesa, il sindaco Mario Occhiuto ha precisato che “è difficile attuare politiche vere che arrivino a persone svantaggiate. Noi – ha detto – aspiriamo a una città il più possibile inclusiva. Chiunque svolga un’attività in tal senso dà il suo contributo alla comunità. È un arricchimento, una strada attraverso cui rendiamo accessibili spazi che devono essere per tutti”. Occhiuto ha quindi esortato a fare del protocollo siglato oggi una reale opportunità di svolta nei confronti delle famiglie, in special modo delle mamme di questi bambini, che non devono sentirsi abbandonate.
«Nessuno di noi è perfetto, sappiamo bene che pure nella nostra città si vivono moltissime problematiche – ha proseguito – Dobbiamo metterci nei panni di chi si trova in difficoltà, nei panni delle mamme, dei genitori, delle famiglie che ogni giorno si trovano a fronteggiare situazioni faticose. Le barriere non sono solo fisiche. Ora mettiamoci al lavoro attuando i punti del protocollo, lo sport è prevenzione e cura».