martedì,Settembre 10 2024

Gravissima intimidazione a una società per la raccolta dei rifiuti [FOTO]

L’imprenditore Massimo Rovito, legale rappresentante della Mia srl, società che lavora nella raccolta dei rifiuti nell’Alto Tirreno cosentino e in altri comuni della provincia di Cosenza, ha subito un gravissimo atto intimidatorio. Lo rende noto attraverso un comunicato stampa, inviato anche al ministro dell’Interno Matteo Salvini, al procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni e al procuratore

Gravissima intimidazione a una società per la raccolta dei rifiuti [FOTO]

L’imprenditore Massimo Rovito, legale rappresentante della Mia srl, società che lavora nella raccolta dei rifiuti nell’Alto Tirreno cosentino e in altri comuni della provincia di Cosenza, ha subito un gravissimo atto intimidatorio. Lo rende noto attraverso un comunicato stampa, inviato anche al ministro dell’Interno Matteo Salvini, al procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni e al procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri. 

«Ho subito un grave atto incendiario, demolitivo ed intimidatorio, di chiara matrice malavitosa, subito, nel corso della notte di domenica 1 luglio, ai danni della MIA Multiservizi Igiene Ambientale, con sede operativa in Santa Domenica Talao, che ha distrutto e “messo in ginocchio” una realtà imprenditoriale riconosciuta “piattaforma del Circuito CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), che si occupa di raccolta, smaltimento e selezione di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata che viene effettuata nei seguenti Comuni della Provincia di Cosenza: di Diamante, Buonvicino, Grisolia, Maierà, Verbicaro, Santa Domenica Talao, Orsomarso, Papasidero, Belvedere Marittimo, Laino Borgo, Laino Castello, Morano Calabro, Mormanno, Viggianello, San Pietro in Guarano, Spezzano della Sila, Motta Santa Lucia, Conflenti, Martirano Lombardo, Belsito.

Domenica 1 luglio, persone che allo stato rimangono ignote, hanno distrutto la mia vita imprenditoriale. Hanno agito di notte, indisturbati, per annientare quella forza aziendale che dava lavoro ad oltre 150 famiglie. Malavitosi a cui certamente la sana imprenditoria, quella fatta da onesti lavoratori che rispettano Stato ed Istituzioni, dà certamente fastidio e perciò merita di essere annientata. Ho pagato, probabilmente, il mio modo di vivere nella legalità, ossia senza tacere dinanzi ai soprusi ma rivolgendomi alle preposte Autorità. Dal 2015, stavo subendo una serie di atti dolosi ed intimidatori contro la mia azienda.

Nell’anno 2015, ignoti incendiavano un autoarticolato della mia azienda adibito alla raccolta dei rifiuti. Nello stesso periodo, il tempestivo intervento delle Forze dell’Ordine consentiva di arrestare una banda di criminali che avevano dapprima trafugato e poi ridotti in un cumulo informe di lamiere due autocarri della mia azienda; per questi fatti mi sono esposto in prima persona, trovando la forza di costituirmi parte civile contro gli stessi delinquenti.

Nell’anno 2017, ancora una volta ignoti incendiavano un autocarro della mia azienda adibito alla raccolta dei rifiuti. Ma questi atti evidentemente intimidatori non mi avevano piegato; rivolgendomi alla Magistratura avevo sempre denunciato questi atti malavitosi chiedendo l’immediata individuazione dei responsabili. Sempre in prima persona; sempre confidando nell’Autorità e nelle Istituzioni.

Questa volta, però, mi hanno colpito in maniera definitiva. Lo dimostrano la denuncia e, soprattutto le foto scattate il giorno seguente al vile atto. Hanno colpito il cuore pulsante della mia azienda: l’impianto tecnologico mediante il quale quotidianamente procedevo alle operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti raccolti, tutto l’anno, senza pausa, in oltre 20 Comuni della costa tirrenica, del Pollino e della fascia presilana; un impianto in grado di selezionare in un solo giorno oltre 40mila chili di multimateriale; un’azienda che negli ultimi cinque anni, nonostante la crisi internazionale, produceva utili che venivano puntualmente riutilizzati in investimenti aziendali finalizzati a nuove occupazioni.

Ma non mi hanno ucciso. Almeno non lo hanno fatto, ancora, fisicamente. Ed è per questo motivo che sono pronto a rialzarmi e combattere, a rivolgermi allo Stato, alla Magistratura, alle Istituzioni, almeno sino a quando oltre alla forza aziendale questi malavitosi non decideranno di togliermi ciò che mi rimane… la mia vita!

Ed è per questo motivo che non mi fermerò, neppure ora che mi hanno inferto ferite tremende. Le hanno inferte a me e soprattutto alle oltre 150 famiglie che erano l’anima della mia azienda.

Come detto, però, non mi fermo. Impiegherò le poche ma indispensabili risorse economiche per cercare di fare ripartire la mia azienda; per non consentire alla malavita il sopravvento.

Inoltre, chiederò, nei prossimi giorni, mediante i miei legali, di essere ascoltato dalle Istituzioni in cui continuo a confidare; prima tra tutte la Magistratura. Chiederò di essere ascoltato dal Procuratore Distrettuale Antimafia di Catanzaro, il Dr. Gratteri; dal Procuratore della Repubblica di Paola, il Dr. Bruni; dal Prefetto della Citta di Cosenza. Riferirò loro tutti i fatti intimidatori a cui è stata sottoposta la mia azienda in questi anni e chiederò loro, a nome di tutti gli imprenditori onesti, “giustizia”.

Chiederò di essere ascoltato dal titolare del Dicastero dell’Interno, a cui rivolgerò le mie istanze, prima tra tutte quella di proteggere chi come me aveva un sogno momentaneamente distrutto: realizzare posti di lavoro, anche in una terra di mafia. Chiederò di essere ascoltato dal Presidente della Regione Calabria e della Provincia di Cosenza, perché in loro è riposta la speranza di tutti gli imprenditori di poter vivere del proprio lavoro, senza il pericolo di essere ammazzati o peggio trucidati nella maniera più subdola, alle spalle, nel silenzio della notte, come è avvenuto domenica scorsa, in cui hanno mandato in fumo, tra le fiamme, i sacrifici miei e dei miei dipendenti.

Chiederò al Presidente della Camera di Commercio di Cosenza di stare al fianco della imprenditoria sana e sottoposta ad intimidazione. Ma non basta.

Occorre che l’opinione pubblica sia informata di ciò che sta accadendo; occorre che gli imprenditori come me, che denunciano i soprusi, non vengano lasciati soli; occorre che Voi Organi di informazione siate la “cassa di risonanza” dell’urlo di dolore e delle istanze di giustizia. Solo così consentirete a chi come me ha bisogno di speranza. Soltanto in questo modo non farete vincere la malavita; non lasciandomi solo, perché nella solitudine la malavita può continuare ad agire indisturbata.

Per questo motivo vi chiedo di partecipare alla conferenza stampa che ho indetto oggi, alle ore 16, nei luoghi in cui la malavita ha manifestato la sua presenza, nella sede operativa della mia azienda, distrutta ed incendiata, in Santa Domenica Talao, Contrada Piano delle Rose. Sono certo che non mi lascerete solo. Sono certo che non lascerete che la malavita continui ad uccidere la sana imprenditoria calabrese».

 

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