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APOCALISSE | Narcotraffico a Cosenza: la sentenza. Perna condannato a 21 anni

A Cosenza negli anni scorsi era attiva un’associazione criminale dedita al narcotraffico. Lo dice la sentenza di primo grado emessa oggi pomeriggio dal tribunale collegiale di Cosenza nei confronti degli imputati coinvolti nel processo “Apocalisse”. Tante condanne pesanti, ma anche assoluzioni. La mano pesante dei giudici si è abbattuta su Marco Perna (difeso dagli avvocati

APOCALISSE | Narcotraffico a Cosenza: la sentenza. Perna condannato a 21 anni

A Cosenza negli anni scorsi era attiva un’associazione criminale dedita al narcotraffico. Lo dice la sentenza di primo grado emessa oggi pomeriggio dal tribunale collegiale di Cosenza nei confronti degli imputati coinvolti nel processo “Apocalisse”. Tante condanne pesanti, ma anche assoluzioni.

La mano pesante dei giudici si è abbattuta su Marco Perna (difeso dagli avvocati Furfaro e Speziale), considerato il capo promotore dell’associazione dedita al narcotraffico. Il figlio del super boss di Cosenza, detenuto in carcere da oltre 30 anni, è stato condannato a 21 anni di carcere. La Dda di Catanzaro, rappresentata in udienza dai pubblici ministeri Camillo Falvo e Domenico Assumma, aveva richiesto una condanna a 28 anni di reclusione.

Condanne severe anche per Giovanni Giannone (11 anni) e Andrea Minieri (10 anni), per i quali la pubblica accusa aveva chiesto rispettivamente 25 e 23 anni di carcere, ritenuti evidentemente dal collegio giudicante meri partecipi dell’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Drasticamente ridotta la pena, rispetto alla richiesta di condanna, per Pasquale Francavilla, condannato a 7 anni di carcere. La Dda di Catanzaro per lui aveva invocato 22 anni di reclusione.

Undici anni di carcere per il cognato di Marco Perna, vale a dire Giuseppe Chiappetta, e per Giacinto Bruno. Ad Alessandro Cairo il tribunale di Cosenza ha inflitto 8 anni di carcere, 7 anni e 4 mesi per Ippolito Tripodi, mentre è più alta la condanna di Riccardo Gaglianese, per il quale il collegio giudicante ha ritenuto equa la condanna a 10 anni e 2 mesi di carcere. Sette anni e 8 mesi per Paolo Scarcello e Francesco Scigliano.

Sette anni, invece, per Danilo Giannone, 10 anni per Giuseppe De Stefanis e 3 anni e 6 mesi di carcere per il collaboratore di giustizia Luca Pellicori, ritenuto credibile dai giudici, i quali hanno concesso le attenuanti generiche prevalenti rispetto alle aggravanti contestate.

Assoluzioni parziali, in riferimento ad altri capi d’accusa, per Andrea Minieri, Giuseppe Chiappetta, Marco Perna, Giovanni Giannone, Danilo Giannone, Alessandro Cairo, Ippolito Tripodi, Pasquale Francavilla, Riccardo Gaglianese, Francesco Scigliano e Paolo Scarcello.

Assolti pienamente, perché il fatto non sussiste, Denis Pati (difeso dagli avvocati Angelo Pugliese e Giuseppe Lanzino), Ivano Ragusa, difeso dagli avvocati Marcello Manna e Francesca Gallucci, (per il quale il tribunale di Cosenza ha ordinato l’immediata scarcerazione dagli arresti domiciliari), Alessandro Marco Ragusa (difeso dagli avvocati Marcello Manna e Francesca Gallucci), Domenico Caputo (difeso dall’avvocato Pino Perri), Giuseppe Muto (difeso dall’avvocato Domenico Caputo), Andrea d’Elia e Francesco Porco.

Nel collegio difensivo figurano anche gli avvocati Antonio Quintieri, Matteo Cristiani, Gianpiero Calabrese, Filippo Cinnante, Antonio Ingrosso, Francesco Cappuccio, Mario Scarpelli, Maurizio Nucci ed Elvira Dodaro. (a. a.)

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