Minorenne violentata a Cosenza, l’avvocato: «Tutelate le vittime»
di Chiara Penna* In qualità di Avvocato della ragazzina di tredici anni trovata dai Carabinieri (dei quali sentitasi in pericolo aveva immediatamente chiesto ella stessa l’intervento e su questo non c’è alcun dubbio) segregata da un pluripregiudicato in un locale della stazione di Vaglio Lise di fatto in stato confusionale – ed anche questo dato
di Chiara Penna*
In qualità di Avvocato della ragazzina di tredici anni trovata dai Carabinieri (dei quali sentitasi in pericolo aveva immediatamente chiesto ella stessa l’intervento e su questo non c’è alcun dubbio) segregata da un pluripregiudicato in un locale della stazione di Vaglio Lise di fatto in stato confusionale – ed anche questo dato è incontrovertibile – avrei voluto evitare di intervenire in merito alla vicenda proprio per rispettare il segreto istruttorio, il lavoro degli inquirenti e la delicatezza del caso.
La presenza di due minori, uno dei quali affetto da patologie ancora da accertare, allo stesso tempo testimoni e vittime di un fatto così violento, rende infatti le vittime stesse altamente vulnerabili ed impone una maggiore accortezza da parte di tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione e nella divulgazione delle informazioni acquisite, ad oggi per tutti parziali ed in corso di accertamento.
Un atteggiamento diverso non tutela d’altro canto né le presunte vittime né il presunto autore, soggetto, si rammenta, ritenuto pericoloso socialmente in modo acclarato dall’Autorità giudiziaria e sottoposto ad una misura cautelare in carcere per sequestro di persona, violenza sessuale e rapina.
Trovo pertanto fuori luogo ed inappropriato non solo che si discuta in modo così dettagliato della dinamica presunta del fatto, domandandosi se c’è stata o meno “penetrazione” o “solo” palpeggiamenti, non tanto perché è ormai da tempo immemore che sia il legislatore che la giurisprudenza hanno chiarito il concetto di consenso all’atto sessuale, inteso quest’ultimo come qualsiasi manifestazione dell’intento di soddisfare il proprio istinto libidinoso, senza che necessariamente si consumi un rapporto completo, ma perché la vittima in questione, lo si ribadisce, è una tredicenne il cui eventuale consenso a subire o a compiere atti sessuali non avrebbe alcun valore giuridico.
A rendere tutto ancora più inadatto è il dato che questi presunti racconti delle vittime messi a confronto così pubblicamente, provengono in realtà dalla trasposizione di ricostruzioni effettuate da due minori che, proprio perché eventualmente divergenti su dati ininfluenti ai fini del verificarsi o meno del delitto contestato, dovrebbero restare secretate finché non definitivamente processualmente acquisite per non comprometterne la genuinità.
*avvocato penalista e criminologa