Nessuna truffa alla Bcc di Rende, assolti quattro imprenditori
Assolti perché il fatto non sussiste. Finisce così il processo di primo grado sulla presunta truffa aggravata di un milione di euro erogati dalla banca BCC Mediocrati di Rende. A processo vi erano quattro manager operanti nel settore dell’imprenditoria edile di Cosenza, Saverio Tedesco, Rocco Filippelli, Antonio Coscarella e Antonio Quintieri, che in giudizio sono stati
Assolti perché il fatto non sussiste. Finisce così il processo di primo grado sulla presunta truffa aggravata di un milione di euro erogati dalla banca BCC Mediocrati di Rende.
A processo vi erano quattro manager operanti nel settore dell’imprenditoria edile di Cosenza, Saverio Tedesco, Rocco Filippelli, Antonio Coscarella e Antonio Quintieri, che in giudizio sono stati difesi dagli avvocati Alessandra Adamo, Maria Gabriella Cavallo, Roberto Le Pera e Franz Caruso.
L’accusa fondava sull’anticipazione di ben 840.000 euro concessi al Tedesco, amministratore della società SAPT Costruzioni dall’Istituto di credito BCC Mediocrati di Rende, ottenuta, nell’ambito di un rapporto di anticipazione fatture, dietro presentazione, da parte dello stesso Tedesco, di fatture ed assegni postdatati rilasciati dagli altri tre imputati.
La Procura di Cosenza sosteneva la tesi dell’accordo criminoso tra i quattro imprenditori atteso che, successivamente alla consegna dell’ingente importo di denaro, da parte della stessa banca, a Tedesco, vennero contestati, dagli altri tre imprenditori imputati, i lavori riportati nelle fatture utilizzate per l’anticipazione milionaria e, dunque, anche i relativi assegni postdatati rilasciati a garanzia degli importi indicati nelle fatture.
Le indagini, condotte dal sostituto procuratore Antonio Cestone, furono arricchite con perquisizione domiciliari ai quattro imprenditori, nonché nelle loro sedi societarie al fine di verificare la sussistenza di elementi in grado di comprovare l’accordo truffaldino, ma l’esito fu negativo.
All’esito dell’udienza dibattimentale, la Procura di Cosenza aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati alla pena di sei mesi di carcere e la banca, costituitasi parte civile, ha chiesto la restituzione del denaro erogato.
Il collegio difensivo, invece, ha contestato all’Istituto di credito l’anomalia dell’acquisizione, proprio da parte di una banca, di titoli di credito postdatati, che, dunque, mai avrebbero potuto essere considerati artifizi e raggiri. Infine, la sentenza di assoluzione con la formula “perche il fatto non sussiste”.