Come tutelare la credibilità e (autorevolezza) dei magistrati calabresi
Il paginone del Fatto Quotidiano, dedicato alle vicende dei magistrati calabresi, impone una riflessione. Seria ed ampia. Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri ripete sempre, non solo al Csm, che in Calabria i comportamenti «sono pietre». E ha ragione. Ma quanto rivela il Fatto Quotidiano in merito alle audizioni tenutesi in segreto, ma che
Il paginone del Fatto Quotidiano, dedicato alle vicende dei magistrati calabresi, impone una riflessione. Seria ed ampia.
Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri ripete sempre, non solo al Csm, che in Calabria i comportamenti «sono pietre». E ha ragione. Ma quanto rivela il Fatto Quotidiano in merito alle audizioni tenutesi in segreto, ma che oggi sono state rese pubbliche dal giornale diretto da Marco Travaglio, dimostra che lo scontro tra la Dda di Catanzaro e la procura generale coordinata dal magistrato Otello Lupacchini rappresenta comunque un messaggio negativo alla società civile.
Le accuse rientrano probabilmente in una perversa dialettica politico-giudiziaria, ma ci preoccupano tantissimo per le conseguenze che potrebbero avere nella gestione del sistema giudiziario.
Un boomerang mediatico per i magistrati indagati
La notizia delle indagini della procura di Salerno nei confronti del procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo, del procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Luberto (posizione già archiviata) e del procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla è un boomerang a livello mediatico. Non solo per i ruoli che ricoprono, ma anche per la delicatezza della loro funzione pubblica che ha, nel bene e nel male, ripercussioni nella vita di un comune cittadino.
Proprio perché parliamo di magistrati autorevoli e importanti, è necessario fare una riflessione seria ed ampia sul fatto che chi deve tutelare le persone offese, reprimere l’illegalità e la corruzione, arrestare (non nel senso cautelativo del termine) il fenomeno mafioso, si trova oggi a dover convivere con ipotesi di reato che di solito contesta a un politico, a un delinquente o a un funzionario corrotto.
Atto di responsabilità e trasparenza
Una volta scoperchiato il “vaso di Pandora”, non serve attendere le decisioni disciplinari del Csm sulle rispettive incompatibilità ambientali. Oggi serve, invece, un atto di responsabilità e trasparenza dei magistrati indagati che, chiarite le loro posizioni, potranno (e dovranno) riprendere servizio nei posti che occupano. Rimanere lì, in attesa degli eventi, è controproducente in primis per i magistrati e in secondo luogo per chi deve (e vuole) denunciare le angherie subite da terzi.
I magistrati, come i politici, rivestono una funzione fondamentale nello Stato ed è per questo che dovrebbero farsi da parte, fino a quando non ci sarà un decreto di archiviazione che ponga fine a questa vicenda. Per tutelare la credibilità della magistratura. (Antonio Alizzi)