Strage di Cassano, condanna all’ergastolo per i due imputati
Dopo due anni di processo arriva la sentenza sulla strage di Cassano. Al centro dell’inchiesta la morte del piccolo “Cocò” Campolongo. La Corte d’Assise di Cosenza ha condannato all’ergastolo, con isolamento diurno per la durata di sei mesi, Faustino Campilongo e Cosimo Donato, ritenuti partecipi della strage di Cassano, commessa nel gennaio del 2014, in
Dopo due anni di processo arriva la sentenza sulla strage di Cassano. Al centro dell’inchiesta la morte del piccolo “Cocò” Campolongo.
La Corte d’Assise di Cosenza ha condannato all’ergastolo, con isolamento diurno per la durata di sei mesi, Faustino Campilongo e Cosimo Donato, ritenuti partecipi della strage di Cassano, commessa nel gennaio del 2014, in una zona periferica della città sibaritide. Quel giorno morirono Giuseppe Iannicelli senior, il piccolo nipote Cocò Campolongo e la fidanzata marocchina Ibtissam Touss. Corpi ritrovati carbonizzati all’interno di una Fiat Punto, con 50 centesimi sulla macchina.
Lo spaccio di droga al centro della strage di Cassano
Dopo due anni di processo, e quasi 50 udienze, il collegio giudicante, unitamente ai giudici popolari, hanno emesso una sentenza severissima nei confronti dei due imputati che la Dda di Catanzaro inquadra come personaggi legati al clan degli “zingari” di Cassano all’Jonio. I due infatti avrebbero controllato la zona di spaccio di Firmo e Lungo, non volendo più subire le decisioni dello stesso Iannicelli senior, uomo che si sarebbe allontanato da tempo dagli “Abbruzzese”, dai quali non prendeva più la droga per rivenderla agli assuntori della zona.
La linea difensiva non regge in dibattimento
Secondo la Dda di Catanzaro, rappresentata in aula dal procuratore di Catanzaro Vincenzo Luberto, meritavano entrambi il “fine pena mai”, linea accusatoria condivisa dalle parte civili e ritenuta congrua dalla Corte d’Assise di Cosenza che ha rigettato le memorie difensive, secondo le quali non vi erano gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei due imputati, che non avevano la statura criminale per compiere una strage del genere con tale crudeltà. Gli avvocati difensori, inoltre, hanno aggiunto che la pubblica accusa ha portato in dibattimento più moventi, cosa che non poteva reggere in una istruttoria dibattimentale così delicata e importante.
La scomunica di Papa Francesco
Nell’Angelus del 26 gennaio 2014, Papa Francesco aveva detto: «Io voglio ricordare Cocò Campolongo, a tre anni bruciato in macchina e ucciso. Questo accadimento su un bimbo così piccolo sembra non avere precedenti nella storia della criminalità. Cocò è di sicuro con Gesù in cielo. Pentitevi e convertitevi» aveva concluso rivolgendosi ai killer. (Antonio Alizzi)