Occhiuto diffamò Pino Gentile, sindaco condannato in Appello
In primo grado il tribunale di Cosenza aveva assolto il sindaco Mario Occhiuto. La Corte di Appello di Catanzaro, prima sezione penale, presidente Loredana De Franco, accogliendo l’appello presentato dall’avvocato Guido Siciliano, difensore di Pino Gentile, in riforma della sentenza di assoluzione di primo grado emessa dal Giudice monocratico di Cosenza Claudia Pingitore, ha condannato
In primo grado il tribunale di Cosenza aveva assolto il sindaco Mario Occhiuto.
La Corte di Appello di Catanzaro, prima sezione penale, presidente Loredana De Franco, accogliendo l’appello presentato dall’avvocato Guido Siciliano, difensore di Pino Gentile, in riforma della sentenza di assoluzione di primo grado emessa dal Giudice monocratico di Cosenza Claudia Pingitore, ha condannato il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ritenendolo responsabile del reato diffamazione aggravata.
La ricostruzione dei fatti contestati da Pino Gentile
Nel settembre del 2014 erano in corso le presentazioni delle liste e dei candidati alla presidenza della Provincia Cosenza, ovvero il sindaco di Rende Marcello Manna per l’Ncd, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto per Forza Italia e il sindaco di Cassano Gianni Papasso per il Pd-Psi.
Occhiuto si lamentò che alcuni consigliere che prima avevano sottoscritto la sua candidatura, l’avevano successivamente ritirata per sottoscrivere quella dell’avvocato Manna. La discesa in campo del sindaco di Rende rischiava quindi di compromettere la vittoria di Mario Occhiuto, il quale pubblicò, sul proprio profilo facebook, un post al veleno contro Pino Gentile dal titolo “Elezioni provinciali, Gentile adotta i suoi soliti metodi” , nel corpo dello scritto, Occhiuto, dopo aver riferito che «i consiglieri comunali non possono essere trattati come pedine da spostare da una parte all’altra» ed ancora «le adesioni ad un progetto e poi il voto devono essere libere e spontanee e non frutto di coercizioni false promesse e millanterie … bisogna opporsi ai sistemi di pressione mafiosa».
Occhiuto, infine, aveva concluso il posto, scrivendo che «se si vuole il bene della Calabria bisogna avere il coraggio politico di rifiutare per le elezioni regionali i voti della mafia e di Gentile».
A Pino Gentile non erano piaciuti i toni usati dal candidato Occhiuto, e in particolare l’accostamento della sua persona alla mafia, ritenendo lo scritto altamente diffamatorio per la sua persona. Immediatamente aveva dato incarico al proprio legale avvocato Guido Siciliano per proporre querela.
La Procura di Cosenza aveva chiesto per due volte l’archiviazione del procedimento penale, alla quale puntualmente si era opposta la parte civile, fino ad ottenere l’emissione di una imputazione coatta dal parte del gip del tribunale di Cosenza.
Lo svolgimento del processo di primo grado
Il processo, celebrato davanti al Giudice monocratico di Cosenza, Claudia Pingitore, si era concluso, come richiesto dalla Procura, con una sentenza di assoluzione perché il fatto fu inquadrato nel diritto di critica politica.
Il difensore di parte civile ha proposto appello, non condividendo le motivazioni della sentenza e ritenendo pienamente integrato il reato di diffamazione aggravata a mezzo stampa. La Corte di Appello di Catanzaro, ieri, in riforma della sentenza di primo grado ha accolto l’appello condannando Mario Occhiuto in sede penale, con rinvio in sede civile per la quantificazione del danno. La parte civile aveva richiesto un risarcimento danni pari a 300mila.