martedì,Marzo 19 2024

Katya Gentile e la candidatura di Occhiuto alla Regione: «Il re è nudo»

L’intervento politico di Katya Gentile, presidente dell’associazione LegittimaMente. La polemica di questi giorni, tra i consiglieri comunali del capoluogo di regione e l’on.le Tallini, accusato di avere svenduto Catanzaro abdicando in favore di Occhiuto, per la candidatura a Governatore delle prossime elezioni regionali, mi ha dato lo spunto per una riflessione che vorrei condividere con

Katya Gentile e la candidatura di Occhiuto alla Regione: «Il re è nudo»

L’intervento politico di Katya Gentile, presidente dell’associazione LegittimaMente.

La polemica di questi giorni, tra i consiglieri comunali del capoluogo di regione e l’on.le Tallini, accusato di avere svenduto Catanzaro abdicando in favore di Occhiuto, per la candidatura a Governatore delle prossime elezioni regionali, mi ha dato lo spunto per una riflessione che vorrei condividere con l’amico Tallini e con tutti quelli che a Cosenza ci capitano una volta ogni tanto e pure di passaggio.

Molti di quelli che parlano di un “ottimo amministratore” e non “osano” metterne in dubbio le capacità, infatti, inseguono il mito dell’Amministrazione Occhiuto, che è tanto vero quanto la leggenda del tesoro di Alarico.

Si, perchè, il messaggio che viene esportato oltre il Campagnano, con una massiva campagna di disinformazione quotidiana, è: grazie a questo sindaco (ma che dico sindaco, profeta), che con la sua feconda produzione di “progetti” è sempre un passo avanti agli altri e riesce a utilizzare tanti finanziamenti, Cosenza in questi anni è cambiata ed i segni sono evidenti a tutti.

Da piazza Bilotti a piazza Loreto, da piazza Riforma a San Domenico, da piazza XXV luglio a Santa Teresa fino alla nuova piazzetta di via Roma, la città ha cambiato il suo volto, è vero. Ma cos’è davvero cambiato oltre la facciata e quali sono le conseguenze di questo cambiamento?

Occhiuto, attraverso la sua fabbrica di progetti, ha impunemente sdoganato “il sistema Cosenza “, che, purtroppo, non risponde a principi di trasparenza, nè di economicità, nè tanto meno di correttezza e legalità.

Questo sistema prevede, intanto, un esercito clientelare di dirigenti, ditte amiche e supporti al Rup, anche con incarichi stabili nei diversi settori del Comune, composto da collaboratori del suo studio, ex soci e colleghi creditori (architetti e imprenditori), che grava per la gran parte sulle casse comunali. Prevede che gli impegni e le liquidazioni, quando non c’è capienza sui relativi capitoli di spesa, vengano iscritti su somme vincolate provenienti da mutui o finanziamenti dedicati, con una conseguente, puntuale, distrazione di fondi di bilancio.

Prevede il metodo del frazionamento e del “sotto soglia” intrinseco al “sistema Cosenza” che è diventato negli anni una vera e propria mangiatoia per i prescelti. Capita, poi, che la stessa ditta, in un breve lasso di tempo, per combinazione, riesca ad aggiudicarsi quattro grossi appalti, diversi, e che ci ritroviamo Cosenza tappezzata di “pietra lunare” e di granito cinese di scarsissima qualità, tant’è che alcuni tratti di piazza Fera-Bilotti, ad esempio, sono stati già rifatti almeno tre o quattro volte in due anni, con dispendio di nuove ed ulteriori risorse economiche. Sempre lo stesso sistema prevedeva pure che i debiti personali del sindaco ricadessero sulle casse del Comune, attraverso un meccanismo contorto di inerzia, con la complicità di qualche dirigente.

Paradossalmente, l’ente risulta non essersi mai costituito in più di un giudizio, fino alla contumacia, ribaltando, così, i pignoramenti del primo cittadino sul nostro Comune. Peraltro, non è dato sapere come sia andata a finire la storia, nè se il giocattolo si sia rotto temporaneamente o a tempo indeterminato, dopo “lo sbianco”. Certamente lo scopriremo tra qualche tempo. Ma nell’immaginario collettivo, di chi vive oltre i confini cosentini, si è instaurato anche un altro mito: Cosenza uguale a città del benessere, del divertimento, della movida, delle grandiose e partecipate manifestazioni pubbliche a base di luci, canti e cotillons.

Vede caro on.le Tallini, ho il dovere di dirle, da ex amministratore e con cognizione di causa, che dietro a quest’immagine fintamente patinata, abilmente costruita in otto anni di bugie, mistificazioni, risultati truccati di farlocchi sondaggi commissionati, e con l’ausilio di una certa stampa servizievole e prezzolata, ci sono ancora troppi cosentini che hanno l’acqua in casa solo per tre ore al giorno, perchè il problema non è stato mai considerato e affrontato seriamente; abbiamo un centro storico abbandonato al degrado, fisico e sociale; abbiamo un teatro di tradizione declassato dal Ministero per la mancata programmazione della stagione lirica (in compenso assistiamo, al teatro Rendano, a spettacoli che di solito si tengono nei cinema); abbiamo una biblioteca civica i cui dipendenti non vengono pagati da anni ed il simbolo della cultura cosentina è passato da Telesio ad Alarico e alle “buone feste cosentine” (per i circenses, sine pane, si continuano a sperperare tanti milioni di euro).

E poco importa se, finanche nel salotto buono della città, si vedono circolare topi anche d’inverno, anche se un’opera di massiccia derattizzazione si era annunciata in agosto; se si è perso il conto delle strade e dei marciapiedi dissestati; se la città si allaga nei primi10 minuti di pioggia; se all’improvviso si aprono voragini sulle strade; se, ancora nel 2019, ci sono cosentini che vivono in una macchina; se ci sono abitanti dei quartieri popolari e del centro storico abbondonati a se stessi, con l’eternit sui tetti ed i cumuli di spazzatura davanti la porta di casa. Poco importa se quello che lui chiama piano di mobilità dolce ha stravolto la viabilità cittadina, ha messo ulteriormente in crisi il commercio, mandato in tilt il traffico e aumentato esponenzialmente le immissioni di smog nelle uniche strade percorribili in auto.

A chi interessa se ci sono tanti esercenti esasperati sull’orlo del fallimento, se ci sono innumerevoli cittadini che imprecano intrappolati su via Roma, su via Popilia o nei pressi dell’ingresso autostradale e se ci sono ambulanze bloccate nel traffico che tardano nei soccorsi, per effetto dei divieti e degli imbuti creati ad hoc da strade interdette, Ztl e cambi di sensi di marcia, mai approvati in un PUT (piano urbano del traffico) obbligatorio per legge; persino il Piano di emergenza della Protezione Civile attualmente in vigore non è applicabile.

Nessuno s’è accorto che ha dato il via ai lavori del “parco del benessere”, primo stralcio dei lavori della metro, senza che il progetto esecutivo dell’intera opera fosse stato approvato in Regione e senza che fosse stato inviato alla Commissione Europea. Quindi, stralcio di cosa? Il metodo utilizzato è lo stesso usato per piazza Bilotti. Anche in quella circostanza, che fece scuola, si iniziò dai lavori complementari, senza che il progetto esecutivo fosse stato approvato, per intascare l’anticipazione ed il primo SAL dalla Regione, rendicontando, peraltro, spese che di fatto sono inammissibili. Fatti che denunciai in Procura.

Ahinoi, viviamo in una città dove non importa a nessuno se una sentenza del TAR, che ordina la sospensione dei lavori di viale Mancini, viene disattesa per giorni. E sorge il dubbio che si sapesse già che il Consiglio di Stato, solerte come non mai, si sarebbe espresso, addirittura, di DOMENICA, per sospenderne gli effetti.

Alle nostre latitudini, poi, caro Tallini, abbiamo anche la spinosa questione del nuovo ospedale. Non dimentichi che se si rischia di perdere i finanziamenti è per responsabilità di quello stesso Sindaco che lei vedrebbe Governatore, della sua ostinata reticenza e del suo inattuabile progetto, che, proprio per com’è stato pensato, prevede tra l’altro, un dispendio di svariati milioni di euro aggiuntivi.

Mio caro on.le, un buon amministratore, per essere definito tale, dovrebbe amministrare perseguendo principi di legalità, trasparenza, economicità, sussidiarietà e ragionevolezza, esattamente il contrario di ciò che accade da quando ad amministrare la città di Cosenza c’è Mario Occhiuto. A causa di un Consiglio comunale muto, sordo e cieco e di una truppa di yes man, all’uopo assoldata e preposta a divulgare “il verbo”, è abituato ad essere l’uomo solo al comando, tranne quando c’è da scaricare qualche responabilità.

Chiunque provi a muovere una critica politica o un parere di dissenso viene immediatamente etichettato nella categoria degli odiatori o dei complottisti. Con questa tecnica, sminuisce e azzera (nella sua mente) qualsiasi problematica, mortifica la libertà di opinione e di parola di qualunque cittadino, singolo o associato, omette di dare risposte concrete ed appropriate e si veste da vittima.

Approfitta di queste occasioni, infatti, per autoincensarsi e propagandare tutte le sue false virtù che, a suo dire, sarebbero la causa che muoverebbe contro di lui gli attacchi degli invidiosi e dei bastian contrari per partito preso. Con questa mia, che ha il solo fine di fornire spunti ed elementi certi a quanti, come lei, risultano innamorati di una figura ideale che nella realtà non esiste, invito tutti ad effettuare le dovute verifiche, su quanto da me sottoscritto, attraverso atti e documenti, prima di esporvi assumendovi addirittura la paternità della candidatura di Mario Occhiuto a Governatore della Regione Calabria, quale esempio di ottimo amministratore.

Mi chiedo, infine, se in quel di Catanzaro sia mai giunta la notizia della depressione del nostro Sindaco, che ha depositato i certificati della patologia in in un’aula di tribunale. In Italia, di solito, ai depressi si ritira la patente, figuriamoci la guida di una città o di un’intera regione.

Il re è nudo, caro on.le, e non vorrei che un giorno le si potesse imputare di essere stato uno stolto o di essere fatto della sua stessa pasta.

Mi immedesimo ed io tra le due non saprei proprio scegliere. Certe posizioni potrebbero rivelarsi scomode e imbarazzanti, in un futuro, qui si spera ancora, molto vicino.

Katya Gentile Presidente Associazione LegittimaMente

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