Emergenza abitativa e consumo di suolo: la nuova via è l’autorecupero
La legge è stata approvata a inizio settimana in Consiglio regionale. Si punta alla riqualificazione di centri storici e aree abbandonate Da un lato l’emergenza abitativa, dall’altra il recupero degli immobili abbandonati con conseguente riduzione del consumo di suolo. Va in questa duplice direzione la legge, approvata a inizio settimana in Consiglio regionale, sull’autorecupero del
La legge è stata approvata a inizio settimana in Consiglio regionale. Si punta alla riqualificazione di centri storici e aree abbandonate
Da un lato l’emergenza abitativa, dall’altra il recupero degli immobili abbandonati con conseguente riduzione del consumo di suolo. Va in questa duplice direzione la legge, approvata a inizio settimana in Consiglio regionale, sull’autorecupero del patrimonio immobiliare pubblico.
Una legge che, se correttamente applicata, supera finalmente la contraddizione tra l’enorme presenza di case vuote (a cui la speculazione edilizia ne aggiunge costantemente di nuove) e chi invece una casa non ce l’ha ed è costretto a vivere in situazioni di disagio e degrado. Un meccanismo che integra pubblico e privato, facendo in modo che si vadano incontro l’uno con l’altro.
Il testo – relatore il consigliere Mimmo Bevacqua, presidente della IV Commissione (nella foto) – parla di “autorecupero”. Esperienze in tal senso sono già state condotte con successo in altre regioni d’Italia. In Calabria, adesso, questa pratica viene organizzata e regolamentata per legge. Ma in cosa consiste l’autorecupero?
Gli immobili pubblici abbandonati vengono assegnati in locazione a persone o famiglie (riuniti in associazioni o cooperative) che rientrano nei criteri stabiliti per l’edilizia sociale e questi si fanno carico delle spese per recuperare gli immobili, ossia renderli vivibili, dando in questo modo un contributo anche al recupero di aree e quartieri che versano in stato di degrado. Una situazione, dunque, che va a vantaggio di tutti.
Il contributo che gli assegnatari degli alloggi daranno per i lavori verrà poi scontato dal canone di locazione dovuto agli enti proprietari degli stessi. «Le iniziative di autorecupero – precisa il testo della legge – saranno condotte da organizzazioni (cooperative o associazioni) cui saranno assegnati gli alloggi, creando un senso di comunità e di responsabilità che consente di superare le difficoltà tipicamente associate alle iniziative di edilizia sociale».
I dati Istat
Una legge, questa, che si incastona nel contesto degli ultimi dati Istat, che fotografano una Calabria dove più del 40% della popolazione vive qualche disagio abitativo grave e dove il consumo di suolo è di 398 metri quadrati per abitante, superiore anche alla media nazionale che è di 381. Consumo di suolo che spesso va di pari passo con l’abusivismo edilizio, piaga particolarmente profonda al Sud e nella nostra regione che con un indice di 65,4% (ben maggiore del dato italiano complessivo che è del 19,8%), si piazza al secondo posto della classifica delle meno virtuose, subito dietro la Campania e a pari merito con la Basilicata.
Il testo nel dettaglio
Tornando alla legge, nei suoi nove articoli si fa riferimento a immobili – di proprietà di Regione, Province, Comuni e altri enti pubblici – «inutilizzati o comunque in avanzato stato di degrado, con priorità per gli immobili ubicati nei centri storici».
Gli edifici da recuperare vengono messi a bando tramite avviso pubblico in cui vengono specificati, tra le altre cose, la descrizione degli interventi da eseguire, il valore dei lavori a carico dell’organizzazione di autorecupero assegnataria, l’importo del canone di locazione di ciascuna unità immobiliare risultante dai lavori.
All’ente pubblico proprietario competono la progettazione, la direzione dei lavori e il collaudo degli interventi. Al termine, ciascuna unità immobiliare viene assegnata ai soci dell’organizzazione di autorecupero da essa stessa indicati e viene stipulato il contratto di locazione. La somma scomputabile dal canone non può superare i 20mila euro per ciascun alloggio.
La soddisfazione di Prendocasa
Soddisfatto, oltre al relatore Mimmo Bevacqua, il comitato Prendocasa Cosenza, promotore dell’iniziativa che da anni si batte sul campo per l’emergenza abitativa.
«Uno strumento legislativo all’avanguardia – scrivono gli attivisti sulla loro pagina Facebook – figlio della lotta per il diritto all’abitare, che sta segnando la storia del nostro territorio, di cui beneficeranno tutti i calabresi. Una risposta concreta e strutturale per chi vive il disagio abitativo e una cattiva notizia per i signori del mattone e della speculazione edilizia che, con la connivenza delle amministrazioni locali, sul disagio di migliaia di cittadini hanno costruito le proprie fortune».
Fatta la legge, aggiungono, bisogna trovarle applicazione concreta. «Ora è necessario che la Regione Calabria si faccia promotrice, tra i sindaci, della mappatura di tutti gli edifici pubblici vuoti e abbandonati e che si adoperi affinché venga data ai calabresi la possibilità di seguire la strada dell’autorecupero attraverso bandi pubblici e attività di informazione sul territorio. La legge deve trovare applicazione pratica e noi ci impegneremo affinché ciò accada, a partire da Cosenza».
Cosenza dove, concludono, «l’edificio di via Savoia, abitato già da oltre 60 persone, dovrà essere il primo esperimento di autorecupero nella nostra città. In modo da scongiurare definitivamente il rischio dello sgombero che da settembre tornerà a pendere sulla testa di uomini, donne e bambini». (Mariassunta Veneziano)