Binda (Gasport): «Il Cosenza merita credito e fiducia. Nonostante la punta»
L’ultimo giorno di calciomercato ha visto quasi tutte le squadre della Serie B premere sul pedale dell’acceleratore, nel tentativo di chiudere le trattative con i calciatori migliori rimasti disponibili sul mercato. Il Cosenza ha ufficializzato elementi come Lazaar, Greco e Machach, ma non è riuscito a regalare a Piero Braglia l’attaccante tanto agognato. A fare
L’ultimo giorno di calciomercato ha visto quasi tutte le squadre della Serie B premere sul pedale dell’acceleratore, nel tentativo di chiudere le trattative con i calciatori migliori rimasti disponibili sul mercato. Il Cosenza ha ufficializzato elementi come Lazaar, Greco e Machach, ma non è riuscito a regalare a Piero Braglia l’attaccante tanto agognato. A fare il punto della situazione è Nicola Binda, storico capo servizi della Gazzetta dello Sport che ha spaziato su tanti temi: dal calciomercato al format, dalle favorite del campionato alle notizie di casa Cosenza.
Binda, parliamo del nuovo campionato cadetto e della struttura. Lo scorso anno la B venne avviata con 19 squadre. Quest’anno la situazione si è tranquillizzata. Cosa è cambiato?
«L’organigramma del campionato lo inquadra la Federcalcio. La Lega può avanzare richieste, come quella, accettata da parte del commissario, dello scorso anno di partire con 19 squadre. In una situazione normale, come adesso, una roba di quel genere non sarebbe mai passata. Il format della B è a 20 e si andrà avanti a 20. Attenzione, però. Siccome siamo in Italia, e le criticità dal punto di vista economico ci sono in tutte le categorie, non mi sorprenderei che qualche società avesse dei problemi per andare avanti. In quel caso, non è escluso che la Federcalcio non blocchi i ripescaggi. Così, se salta qualche squadra, non ci saranno più i ripescaggi. Dato che sono sempre materia controversa e ampiamente dibattuta. Questa è un’ipotesi. Altrimenti, se tutti si iscrivono il format rimane a 20. Diversamente da questo, non ci sono progetti di riforma per ridurre il numero delle partecipanti».
Quello appena concluso è stato un calciomercato straripante. Chi ha costruito la migliore squadra?
«E’ stato un calciomercato vivo. Ho detto che i problemi economici ci sono sempre, ma ho visto una categoria formata da società solide, tranquille, serene. Tutte hanno fatto una campagna acquisti propositiva. Perché? Non essendoci la grande squadra, che attira l’attenzione di tutti, come accaduto in passato con Bologna, Verona, Palermo, Cagliari, Sampdoria e Genoa, c’è un livellamento di valori. Società con meno storia, ma solide economicamente, hanno investito tanto perché intravedono la possibilità di vincere il campionato. In particolare l’Empoli, che ha venduto per quasi 60 milioni di euro, più il paracadute, ha avuto l’apporto economico per fare uno squadrone. Il Frosinone, che ha una società molto forte, aiutato anch’esso dal paracadute, ha investito costruendo una squadra di un certo livello. Poi, Benevento e Cremonese, le più ricche del panorama, sono quelle che hanno speso di più. La Cremonese ha fatto il miglior mercato. Ha ingaggiato Ciofani, Ceravolo, Kinglsey, Gustafson. In generale non ho visto squadre che hanno badato solo a vendere».
Ciofani alla Cremonese, Maxi Lopez a Crotone o Cerci a Salerno. Qual è stato il vero colpo del calciomercato?
«Intanto, c’è stato un mercato con la variabile Palermo. I suoi giocatori, svincolandosi, hanno creato le maggiori attenzioni da parte delle società, Empoli su tutte. I toscani hanno preso Mancuso, capocannoniere della scorsa stagione. Bel colpo! Grandi innesti quelli della Cremonese, con Ceravolo e Ciofani. Il Crotone che ha deciso di riportare in Italia Maxi Lopez, colpo importantissimo. Lopez non è più quello di 4-5 anni fa, ma se sta bene in B può fare la differenza. Il Benevento ha preso Sau, Schiattarella ed Hetemaj. Questi sono i veri acquisti del calciomercato».
Agli inizi di agosto, l’ex mister dello Spezia, Pasquale Marino, al nostro giornale, ha detto che il prossimo campionato di B sarà più difficile e competitivo di quello dello scorso anno. E’ d’accordo?
«Si, perché tutte le squadre intravedono la possibilità di farcela. Ci sono quelle 4 squadre che hanno fatto un mercato importante e sono davanti a tutti. Parlo di Empoli, Frosinone, Cremonese e Benevento. Dietro, siccome la B lascia una speranza a tutti, data la sua incertezza, ci sono compagini, di media fascia, che si sono rinforzate molto bene. Cito Perugia, Ascoli, Crotone, Spezia, Chievo, le neopromosse del Nord. In tutto, prevedo 12 squadre pronte a contendersi il campionato».
Possiamo azzardare una griglia?
«Quelle 4 sono davanti a tutte. Poi vengono Ascoli, Perugia, Chievo, Spezia, Crotone, Pescara, Livorno, Salernitana con l’effetto Ventura. Quindi, 8-9 squadre che possono giocarsela. Non va trascurato il Cittadella, anche se si è indebolito ma con la giusta alchimia può dare fastidio. Aggiungo le neopromosse».
Quale giovane stupirà il torneo?
«Tanti, tantissimi. Basta vedere le convocazioni in Nazionale under 20 e 21, quanti calciatori di B ci sono e con un buon futuro davanti. Uno su tutti, che deve trovare il suo anno giusto, è Vido. Vido è attaccante dell’Atalanta, in prestito al Crotone. E’ l’anno in cui deve dimostrare il suo valore. Tuttavia, ogni squadra ha 2-3 proposte interessanti. Purtroppo, in molte occasioni, hanno meno opportunità di giocare in Serie A perché preferiti a tanti stranieri di eguale valore. Di sicuro, l’offerta c’è. Vedremo la domanda…».
La Cremonese quante chance ha di andare in Serie A?
«Le premesse ci sono, perché hanno fatto il massimo per avere una squadra competitiva. Tutti sappiamo una cosa: a qualsiasi livello non è scontato che chi ha squadra più forte, in estate, la ritrova sul campo. A Cremona le condizioni ci sono. Però, fare pronostici è difficili. La società ha apparecchiato la tavola, vediamo se il menù sarà all’altezza. Mi auguro che i calciatori non si glorifichino, sentendosi più forti, ma lo dimostrino sul campo».
Il Crotone ha le carte per la lotta al vertice?
«Lo scorso anno è stata una delle più grandi delusioni. Una squadra che poteva giocarsi il ritorno in A, ha rischiato di precipitare in C. Situazione sventata grazie al mercato di gennaio e al girone di ritorno. A Crotone sono esperti. La piazza sa fare calcio. Infatti, quest’anno hanno rinforzato bene l’organico, mettendola nelle condizioni di essere competitiva. Personalmente, la inserisco in quella fascia di club che vengono dietro le prime quattro. Memori di quanto successo l’anno scorso, dove le scorie della retrocessione non vennero del tutto ripulite».
Veniamo al Cosenza. Binda come giudica le operazioni di mercato del direttore Trinchera?
«Premetto una cosa: credo che l’anno scorso il Cosenza abbia fatto un miracolo. Insieme al Lecce in A, il Cosenza è stato la seconda grossa impresa del campionato. Da neopromosso, non è mai stato in pericolo di rischiare la retrocessione. E’ stato sempre sicuro. Con questo anno di esperienza sulla spalle, l’obiettivo è quello di confermarsi. Non è mai facile farlo. Non sarebbe stata un’impresa. Come l’Atalanta che è andata in Champions League, Gasperini dovrà fare un’altra impresa per tornarci. Il Cosenza ha perso calciatori come Tutino, che faceva la differenza. La società ha lavorato bene per sostituirli. Però, andava fatto un innesto in più in attacco, dove manca qualcosa. La garanzia resta sicuramente Piero Braglia, un allenatore esperto e capace il quale troverà la soluzione giusta. Se fossi stato nella società, gli avrei messo a disposizione un elemento ulteriore in attacco».
Il mancato arrivo dell’attaccante, ha acceso tante polemiche tra i sostenitori rossoblù soprattutto a seguito della conferenza stampa del direttore Trinchera. Che idea si è fatto?
«Credo che non serva il pessimismo attorno alla società silana, dato che ha riportato la B a Cosenza e l’anno scorso l’ha vissuta da protagonista e non comprimario. Polemizzare lo trovo veramente ingeneroso. Certo, sul mercato, complessivamente, un attaccante in più avrebbe fatto comodo. Non è detto, dato che è sempre il campo a parlare, che questa mancanza sia riempita in altro modo. Capisco che, di istinto il tifoso critica qualsiasi società. Però, credo che il Cosenza un minimo di credito e fiducia se la meriti per quanto fatto negli ultimi anni. Quando si fanno le operazioni nell’ultimo giorno di mercato, il rischio che possano saltare c’è sempre. Forse si ci poteva pensare prima, ma non rompiamoci la testa da soli. Vediamo cosa accade sul campo. Male che vada c’è qualche svincolato in giro, c’è il mercato di gennaio…».
Binda, che campionato potrà fare il Cosenza?
«La stagione sarà più difficile, perché ci sono squadre più competitive. Lo scorso anno, ripeto, quella dei rossoblù è stata un’impresa. Non è facile ripeterlo. Bisogna, invece, pensare che l’obiettivo deve essere quello di mantenere la categoria. E’ stato, forse, più facile vincere la Serie C due anni fa, che salvarsi in B. La squadra, come valori, è sempre quella, ma le altre eccome si sono rinforzate».
Scendendo in Serie C, il girone meridionale si prospetta essere ricco di emozioni. Bari e Reggina hanno speso tantissimo con la volontà di tornare grandi.
«Mi sembra un bel girone. Negli ultimi anni ha allontanato i luoghi comuni dell’essere solo un girone fisico, di battaglie e non di calcio. Secondo me, ci sono ottime squadre. Per me vedere, Bari, Catania, Ternana, Teramo, Catanzaro e Reggina con questi organici, mi fa pensare che sarà un campionato importante e di alto livello. Fatto di partite e non di guerre. Anche se ci sono realtà che c’entrano poco con quelle piazza. Come Rieti, Paganese, mi sembrano più vicine al dilettantismo che al professionismo. Tuttavia, è la caratteristica della Serie C. Nel girone A, c’è il Monza di Silvio Berlusconi che gioca contro il Gozzano, un paesino. Nel girone B, il Vicenza di Renzo Rosso affronta squadre piccole. Questo misto è abbastanza normale».