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Il Sud che funziona, il vino Cirò DOC compie 50 anni

Il vino Cirò DOC ha compiuto 50 anni. Mezzo secolo da quell’aprile del 1969 in cui i capostipiti delle famiglie viticultrici della cittadina del crotonese decisero di ottenere il giusto riconoscimento per il vino simbolo dell’intera Calabria, lo stesso che veniva offerto ai vincitori delle olimpiadi come nettare degli Dei, vino a cui sono state

Il Sud che funziona, il vino Cirò DOC compie 50 anni

Il vino Cirò DOC ha compiuto 50 anni. Mezzo secolo da quell’aprile del 1969 in cui i capostipiti delle famiglie viticultrici della cittadina del crotonese decisero di ottenere il giusto riconoscimento per il vino simbolo dell’intera Calabria, lo stesso che veniva offerto ai vincitori delle olimpiadi come nettare degli Dei, vino a cui sono state anche attribuite doti curative. Peculiarità benefiche tramandate nei secoli, anzi nei millenni, da quando in Calabria si pratica la vitivinicoltura. Non a casola regione venne chiamata Enotria, grazie alla particolare fertilità dei suoi terreni, così adatti al crescere rigoglioso del vitigno Gaglioppo, unico per le sue caratteristiche organolettiche e sensoriali.

Cirò Docè primo vino DOC in Calabria

Il vino Cirò DOC è un vero e proprio landmark. Non esiste infatti all’interno della regione ristoratore, hotel o famiglia che non lo porti orgogliosamente sulle proprie tavole, elencandone i pregi a memoria. E a Cirò è stato recentemente festeggiato il 50esimo compleanno, con un convegno che ha visto riuniti i principali esperti nazionali del settore. Un emblema del sud che funziona. Il Cirò Doc è stato il primo vino in Calabria ad ottenere la Doc. Dal 1969, la produzione del nettare rosso, bianco e rosato si è evoluta, divenendo uno dei motori trainanti dell’economia calabrese, nonché attrazione turistica, tanto da suscitare l’interesse degli esperti di vino internazionali che lo hanno definito come il prossimo vino di punta italiano.

Svolta commerciale nel 2003

La svolta commerciale e strategica è arrivata però nel 2003, anno in cui è stato fondato il Consorzio di Tutela Vini DOC Cirò, che nel 2007 avrebbe poi inglobato il Consorzio Dei Vini DOC Melissa, territorio contiguo alla DOC Cirò. Da quel momento,si è cercato di unificare l’estrema frammentazione dei terreni e delle proprietà, facendo squadra, mettendo a disposizione la flessibilità e l’innovatività dei piccoli e la forza economica e la stabilità delle grandi, facendo apprezzare e conoscere il Cirò come grande vino italiano. 

Dice Raffaele Librandi, Presidente Consorzio di Tutela e Valorizzazione Vini Doc Cirò e Melissa: «La mia famiglia opera nel settore vino dal 1953 ed era proprietaria di piccoli appezzamenti di Gaglioppo e Greco Bianco nella zona della DOC. La mia è una delle tante famiglie a Cirò innamorate della propria terra, che hanno fatto della coltura e della cultura del vino la propria vita. Cirò è intrisa di una tradizione millenaria, che nel tempo si è rafforzata e si è migliorata anche a livello tecnologico».

«Il fatto che a Cirò sia così radicata una cultura vitivinicola ha però un aspetto negativo, ovvero l’eccessiva frammentazione delle proprietà. La tradizione infatti, ha fatto sì che ogni famiglia avesse la propria vigna e producesse il suo vino: nel 1969, anno in cui è nata la denominazione Cirò DOC, il vino era venduto prevalentemente come sfuso, e conseguentemente a un prezzo basso. In quegli anni, oltre alla Cantina Sociale, vi erano pochissime aziende imbottigliatrici, in totale non più di una decina’».

Vino Cirò DOC spinge i giovani a studiare…

Oggi la situazione è totalmente cambiata. Già nei primi anni ’90 si è assistito a un progressivo decremento della vendita dello sfuso, ma il cambio radicale, quello che ha influito in maniera sensibile sullo sviluppo della denominazione e del Consorzio, c’è stato negli anni 2000. C’è stata un’ondata di ragazzi di Cirò che hanno deciso di intraprendere studi in agraria per apportare competenze e know howa quella che era l’azienda di famiglia. Grazie a questo cambio generazionale, oggi Cirò è una realtà produttiva nella quale convivono la grande azienda tradizionale e la piccola azienda biologica o biodinamica. Questo impulso, negli ultimi anni ha determinato un incremento produttivo di tutto rispetto, portando da 3 a 4 milioni le bottiglie prodotte e collocate sul mercato.

I numeri del Cirò DOC

– Ettari vitati: 2500 di cui 400 rivendicati a Cirò DOC Classico

– Viticoltori: 200

– Vinificatori: 54

– Imbottigliatori: 45

– Numero bottiglie prodotte nel 2018: 4.099.067

– Giro d’affari dalla commercializzazione: 15 milioni di euro.

L’export del Cirò DOC è pari al 45% del fatturato totale, il principale mercato europeo è la Germania, seguito in ordine da USA, Svizzera, Inghilterra, Olanda, Belgio, Canada. Alcune aziende stanno iniziando ad avere rapporti commerciali con il Giappone, e il prossimo obiettivo sono i Paesi Scandinavi. Il 55% del fatturato del Cirò DOC è destinato al mercato italiano: circa il 40% viene venduto all’interno della Calabria, grazie anche agli elevati flussi turistici.

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