venerdì,Marzo 29 2024

Katya Gentile: «La Calabria ostaggio di chi ha fallito»

Le elezioni sono slittate ufficialmente, almeno a gennaio, con buona pace del governatore uscente. I tempi tecnici per fissare la data al 15 dicembre sono scaduti. Quindi con molta probabilità potremmo andare a votare il 26 gennaio, insieme all’Emilia Romagna, dove hanno già iniziato a riempire le piazze per i comizi elettorali, mentre da noi

Katya Gentile: «La Calabria ostaggio di chi ha fallito»

Le elezioni sono slittate ufficialmente, almeno a gennaio, con buona pace del governatore uscente. I tempi tecnici per fissare la data al 15 dicembre sono scaduti. Quindi con molta probabilità potremmo andare a votare il 26 gennaio, insieme all’Emilia Romagna, dove hanno già iniziato a riempire le piazze per i comizi elettorali, mentre da noi siamo ancora alla scelta dei candidati per la Presidenza e alla composizione delle liste. 

La situazione politica regionale

Il PD calabrese, spaccato e allo sbando, non ha ancora deciso se andrà coi 5s, oppure no. Oliverio, dal canto suo, vuole candidarsi a prescindere dal suo partito e ne rosicchia qualche pezzo e c’è una frangia renziana di cui non si è ancora capito chi ne fa parte e che cosa farà da grande. Poi ci sono loro, Callipo e Tansi,che hanno dato tagli diversi alle loro campagne elettorali, ma sembrano disponibili entrambi ad un’eventuale candidatura “di servizio”, nel caso in cui il Movimento Cinque Stelle, come il PD, volesse tirare fuori un nome, espressione del civismo di sinistra (che si alleino o meno è marginale).

«Centrodestra ostaggio di Occhiuto»

E il centrodestra, che per una volta sarebbe potuto partire in anticipo, che fa? È ostaggio di Occhiuto. È rimasto intrappolato in una diatriba fra gli Occhiuto brothers ed il resto del mondo. Megalomania e supponenza, come se esistessero solo loro e fossero l’unica espressione del verbo. Ancora una volta, non mostrano correttezza, né rispetto, per i colleghi, né per l’elettorato, continuando a penalizzare l’intera coalizione, che aspetta che si sciolga il nodo di Fra’ Cassio da Velletri. Gli Occhiuto, negli anni, con la loro smania di accentramento del potere, hanno effettivamente esautorato, pian piano, tutti gli altri colleghi di partito da ruoli svuotati dalle proprie funzioni, attraverso la longa manus, Jole Santelli, cui è affidato da sempre, e nonostante tutto, il Coordinamento regionale, il quale, a sua volta, non manca di dimostrare, in ogni appuntamento elettorale, il suo disvalore in termini percentuali. 

Per anni hanno assunto comportamenti irrispettosi, scorretti, spavaldi e arroganti nei confronti di qualunque esponente di partito, che manifestasse dissenso e non volesse allinearsi al pensiero unico dominante, continuando, però, ad utilizzarne i voti per essere eletti, per poi rispedirli in una specie di stanza insonorizzata, immediatamente dopo. Questa è la loro idea di partito e di democrazia. Si ritengono i detentori assoluti della libertà di pensare, dire e fare, e qualunque espressione in contrasto con la loro deve essere sminuita, ridicolizzata, insultata, azzerata. Il pensiero unico dominante si ispira, naturalmente, al semidio Mario Occhiuto, anche detto “l’insostituibile”.

La finzione del “modello Cosenza”

Ci propinano da anni, complice un certa stampa asservita e assoldata, un “modello Cosenza” sostenibile, avanguardista e virtuoso, impreziosito da premi importanti, riconoscimenti autorevoli e bandiere blu (una mera finzione, confutata dalla realtà), quale traguardo inarrivabile per chiunque altro non si chiami Mario Occhiuto, ideatore, progettista visionario e realizzatore di un sistema superiore che ha reso Cosenza una città europea, green, futuristica e moderna, stando alla vincente campagna di marketing e comunicazione, costata fior di soldini ai cosentini. 

Capitale della movida, esempio di capacità realizzativa, laboriosità e operatività, Cosenza assurge a prototipo di esperienza da diffondere, senza che si tenga conto di un centro storico, tra i più belli e più antichi d’Italia, cadente e abbandonato a se stesso, del viale Mancini sottratto ai cittadini con l’inganno e con la truffa, del traffico impazzito, e del conseguente aumento di smog, dovuti a tutti gli stravolgimenti di viabilità insensati, perpetrati in nome di una pedonalizzazione indiscriminata e anacronistica, in contrasto con tutte le nuove forme di mobilità sostenibile, già in uso in altri paesi del mondo. Una città che è situata in una delle regioni d’Italia più ricche di acqua, che nel 2019 ne soffre ancora la penuria; una città sporca, maleodorante e sommersa dalla spazzatura e da stuoli di ratti, malgrado i cittadini paghino la Tari ai massimi livelli consentiti da anni. 

La delibera della Corte dei Conti

Per mesi hanno sponsorizzato questo brand, marcatamente fake, per portarlo in Regione, tanto che, chi non aveva contezza della realtà è rimasto persino ammirato da tutte quelle fandonie, prima che fossero svelate dalla Corte dei Conti, con la dichiarazione definitiva di dissesto del 16 settembre scorso. In quell’occasione si è scoperto, finalmente, che in quel modello, tanto osannato, non c’è proprio nulla di sostenibile e neanche niente di lontanamente virtuoso. A noi cosentini crollerà addosso, piuttosto, un’incredibile mole di debiti, provocata da quasi nove anni di amministrazione dissennata. Scopriremo, in malo modo, quanto ci è costato tutto il panem et circenses che ci hanno rifilato in questi anni, per sviare l’attenzione dall”inefficienza, dall’inadeguatezza e dall’incapacità amministrativa. 

Dopo il veto motivato e legittimo di Matteo Salvini, il nome di Mario “l’insostituibile” viene rimpiazzato, dunque, in queste ore, con quello di Roberto, nonostante larga parte del partito abbia proposto la candidatura alternativa di Sergio Abramo. Mai visto tanto accanimento. Non si arrendono e continuano a combattere con le unghie e con i denti, come se quella postazione fosse per loro l’unica ragione di vita. Roberto Occhiuto è sempre stato il più tenace sostenitore del fratello, quale riferimento unico a cui ispirarsi. È colui che ha minacciato tutti di andarsene dal partito, da Tajani a Berlusconi, qualora il fratello non fosse il candidato alla Presidenza. E’ quello che è andato, per precauzione, con la Carfagna a chiudere accordi con Renzi, proprio mentre il fratello Mario veniva invitato ad una cena a casa di Sgarbi, a cui partecipava anche Salvini. 

Dimenticate le accuse alla Lega

Fin da giovanetto ha imparato l’arte di giocare almeno su paio di tavoli contemporaneamente ed evidentemente non ha perso il vizio. È sempre lui che ha insultato il Commissario regionale della #Lega, Invernizzi, e ha urlato “non moriremo salviniani” ed ora è disposto a rimangiarsi tutto, per proporsi in sostituzione del fratello. Forza Italia dovrebbe aver compreso che questi soggetti, sarebbe meglio perderli che trovarli, visti i risultati degli ultimi anni, e che tanto, prima o dopo, se ne andranno comunque. Devono solo decidere se servire loro, su un piatto d’argento, pure l’ultima ghiotta occasione, di cui pagherebbe le spese tutto il centrodestra, con la consapevolezza che questa opzione aumenterebbe il rischio di perdere le elezioni, mentre, in base alla legge dell’alternanza che vige in Calabria, la coalizione dovrebbe partire avvantaggiata.

Il Presidente Berlusconi, si faccia forza e coraggio, prenda questa, per lui difficile, decisione e porti il nome al tavolo della coalizione. Rifletta bene prima dell’ultima parola, perché non credo che, dopo i recenti risultati, sia in grado di imporre nulla a nessuno. Ricordi che, se il nome non dovesse essere condiviso, avrebbe sprecato la sua occasione e diventerebbe sempre più probabile che la scelta del candidato torni a spettare alla Lega e a Salvini, con l’auspicio che, almeno lui, tiri fuori in fretta un nome e metta fine a questa pantomima. La Calabria non merita anche questa mortificazione, men che meno siffatti modelli di riferimento. (*già vice sindaco di Cosenza)

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