giovedì,Marzo 23 2023

Intervista a Carlo Tansi: «I calabresi chiedono lavoro e legalità»

Carlo Tansi, ex responsabile della Protezione civile calabrese sotto la giunta Oliverio, con cui si è lasciato in forte polemica, e ricercatore CNR, sta girando la Calabria impegnato nella raccolta delle firme per convalidare la sua partecipazione alla corsa da candidato presidente per le elezioni regionali del prossimo 26 gennaio 2020. Lui ha organizzato una

Intervista a Carlo Tansi: «I calabresi chiedono lavoro e legalità»

Carlo Tansi, ex responsabile della Protezione civile calabrese sotto la giunta Oliverio, con cui si è lasciato in forte polemica, e ricercatore CNR, sta girando la Calabria impegnato nella raccolta delle firme per convalidare la sua partecipazione alla corsa da candidato presidente per le elezioni regionali del prossimo 26 gennaio 2020. Lui ha organizzato una coalizione civica composta da tre liste.

Com’è andata questa iniziativa che ieri sera ha fatto tappa in piazza XI Settembre a Cosenza?
«Molto bene, anche se un’assurda legge regionale dice che chi, in Calabria, fa parte di un partito non deve raccogliere le firme potendo presentare liste. Chi, invece, cerca di creare democraticamente un movimento civico, deve raccogliere 2mila firme per ogni lista circoscrizionale. Noi abbiamo 3 liste regionali, quindi 9 circoscrizionali. Dobbiamo raccogliere 18mila firme. Una bella impresa».

A che punto siete?
«Dovremmo essere al 50 %. Ci sono buone possibilità per avere, quasi sicuramente, due liste in corsa».

Come nasce il progetto di Carlo Tansi candidato alla presidenza della regione?
«Non ho mai fatto politica in vita mia. Non ho mai avuto una tessera di partito. Ho fatto l’esperienza di guidare la Protezione civile regionale della Calabria tra il 2015 e il 2018 potendo toccare con mano i veri problemi della regione più bella d’ Italia. Nel cuore dell’amministrazione ho capito bene che la Regione non decolla e non decollerà fin quando le postazioni di comando sono e saranno gestite da quel manipolo di persone incapaci, imbroglioni e cialtroni. Quando quel sistema verrà smantellato, mettendo le persone giuste al posto giuste, integrando le tante giovani menti che questa regione vanta in ogni angolo di mondo, si potrà parlare di sviluppo. Come ho fatto alla Protezione civile. Dalla cenerentola che era l’ho portata ad essere tra le prime in Italia, mettendo i giovani nelle postazioni di comando». 

Forse si aspettava un maggiore sostegno da parte di quei politici che la sostennero nel momento del suo allontanamento dalla guida della Protezione civile?
«Mi ha tolto questa politica perché ho toccato interessi di casta abbastanza grossi, di grandi imprese che prima fatturavano milioni e milioni di euro, perdendo adesso questo potere. Quel sistema politico non poteva difendermi. Sono tornato, dopo la cacciata, a fare il lavoro che faccio da 30 anni, ovvero il ricercatore del Cnr e il docente all’Università della Calabria». 

Siamo al 17 dicembre (ieri) e ancora non c’è chiarezza su alcuni candidati: la destra non riesce a trovare un nome, mentre la sinistra corre il rischio di presentarsi spaccata. 
«Non hanno trovato ancora l’accordo per spartirsi la torta, sia destra che sinistra. Quando lo troveranno usciranno tutti i candidati».

Non si sta parlando troppo poco della Calabria e dei suoi problemi?  
«Sono d’accordo. Si sta parlando molto di aria fritta, di tecnicismi politici. Io faccio riferimento solo a programmi, che possono essere consultati sul mio sito».

Quali sono i principali punti del suo programma?
«Noi in Calabria abbiamo un sacco di soldi che ci finanzia l’Europa, ma questi sono fermi per una burocrazia asfissiante, che non fa camminare le pratiche. I burocrati vivono di mazzette e le pratiche restano ferme fino a quando il politico di turno paga e le fa andare avanti sbloccandole. Noi dobbiamo abbattere questa burocrazia, in un modo molto semplice. Diminuendo, innanzitutto, il numero dei dipartimenti, da 23 a 7-8. Ricordo che in Regione Lombardia, che ha 10 milioni di abitanti contro un 1 milione e 800mila della Calabria, ci sono 9 dipartimenti. In questo modo elimineremo il numero delle scrivanie sulle quali devono passare le nostre pratiche, risparmiando sugli stipendi e gli incentivi di 23 dirigenti. Seconda proposta: quando presentiamo una pratica in regione non si sa che fine faccia. Si disperdono in quell’enorme palazzone. Noi proponiamo la tracciabilità elettronica. Come un pacco Sda di un ordine fatto su Amazon. Sappiamo che il pacco oggi si trova a Milano, domani a Roma e dopo domani a Cosenza. Allo stesso modo, noi potremo sapere su quale scrivania è la nostra pratica. Per esempio, oggi ce l’ha il dott. Mario Rossi, domani Carlo Tansi e poi l’ingegner Luigi Bianchi. Quando la pratica si arena, viene individuato nome e cognome del burocrate, che blocca lo sviluppo della Calabria. Altro problema il lavoro, associato al turismo. I calabresi devono dare un’offerta turistica competitiva. Prima cosa, mantenere il mare pulito sulla costa tirrenica rivedendo in modo drastico il sistema della depurazione. Anziché dare inutili finanziamenti a imprese farlocche che restano in vita giusto il tempo di intascare i soldi, si devono fare pochi ma grandi investimenti strategici ai sistemi di depurazioni, consumando meno energia elettrica. Inoltre, i rifiuti. Dobbiamo differenziare il più possibile per togliere soldi alla ‘ndrangheta. Obiettivo quello di incentivare i privati con le macchinette che danno soldi in modo immediato in cambio di bottigliette di acqua di plastica».

Cosa chiedono le persone al gazebo?
«Lavoro. Stanno arrivando molti giovani e la loro principale richiesta è il lavoro. Il lavoro non è più materia di illusione dei Cetto Laqualunque calabresi. Il lavoro deve diventare un diritto acquisito attraverso uno sviluppo della regione. Noi abbiamo fino a ottobre circa 20 gradi. Però, per fare turismo occorre avere un sistema organizzativo pronto ad iniziare dal mare pulito, passando da adeguati collegamenti, siti archeologici con guide turistiche. Molti giovani, al riguardo, formati in studi umanistici dotati della conoscenza di più lingue estere possono essere in questo senso utili».

Lei prima ha parlato di temi che stanno a cuore al Movimento 5 Stelle. Ci sono stati tentativi di trovare un accordo con quella parte politica?
«Credo che ci sia una differenza di base. Ho cambiato la Protezione civile e credo di avere una credibilità. Ho esporto denunce in tante procure, mandando in carcere persone tra cui delinquenti. Ho eliminato privilegi illegittimi come gli autisti che guadagnavano 6mila euro al mese di straordinari netti. Ho risparmiato sugli affitti e in generale ho portato la Protezione civile tra le prime in Italia come hanno attestato alcuni importanti riconoscimenti nazionali, tra cui Italia Nostra. Come ho cambiato questa struttura, credo di avere il titolo di operare nel resto della regione. I grillini, purtroppo, spesso parlano di cambiamento, ma non hanno dimostrato di avere le capacità di cambiare il sistema. Non si improvvisa, sempre, a fare gli amministratori e i tecnici. Tuttavia, restano delle brave persone soprattutto la base del Movimento».

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